Il tipografo di Donnas - già ristoratore - Manuel Pagan, che nel 2021 si era fatto conoscere per il suo attivismo nelle proteste dei ristoratori contro le restrizioni anti-Covid, è candidato alle elezioni regionali di domenica 28 settembre nella lista della Lega VdA. Oggi portabandiera in Valle d'Aosta del Movimento Democrazia Sovrana Popolare di Marco Rizzo, Pagan è stato portavoce in gruppi come la Filiera Ristorazione, che durante la pandemia aveva promosso iniziative per rivendicare diritti legati all’apertura serale, alle chiusure, ristori e possibilità di lavorare nonostante le restrizioni. Pagan è anche vice-presidente del Comitato valdostano per la tutela dei diritti umani e costituzionali.
Laprimalinea.it: Pagan, lei è un 'valdostano d'adozione' e un attivista di lungo corso. Come si è evoluta la sua percezione della Valle d'Aosta da quando vi si è stabilito nel 2006, e quali sono le priorità che intende affrontare in Consiglio regionale?
Manuel Pagan: "La mia percezione della Valle d'Aosta si è radicata profondamente nel tempo. Da 'adottato' sono diventato parte integrante di questa comunità, comprendendone a fondo le sfide e le potenzialità. Oggi vedo una regione con un'identità forte, ma anche sotto attacco da logiche centraliste e burocratiche. Le mie priorità in Consiglio saranno chiare: ristabilire la piena sovranità e autonomia della Valle d'Aosta, difendendo i nostri diritti e le nostre specificità. Questo significa combattere il clientelismo che frena il nostro sviluppo e garantire un'amministrazione trasparente che lavori per tutti, non solo per pochi eletti. La nostra unicità va protetta e valorizzata".
Lei ha spesso criticato il modello decisionale europeo, in particolare riguardo alla Commissione non eletta. Qual è la sua visione per un'Europa più democratica e vicina ai cittadini, e come intende portare questa istanza a livello regionale?
"La mia critica al modello europeo non è contro l'idea di Europa, ma contro un sistema che svuota la democrazia. Non possiamo accettare che decisioni vitali per il nostro futuro vengano prese da una Commissione i cui membri non sono eletti dai cittadini, e che il Parlamento europeo abbia poteri limitati. La mia visione è quella di un'Europa che rispetti le sovranità nazionali e le autonomie locali, un'Europa dei popoli e non delle burocrazie. A livello regionale, questo significa difendere strenuamente la nostra autonomia speciale, contestando ogni direttiva che limiti la nostra capacità di autodeterminarci e di gestire il nostro territorio secondo le nostre esigenze. Dobbiamo essere la voce della Valle d'Aosta contro il centralismo, sia romano che europeo".
Ha promosso manifestazioni per la difesa del lavoro e ha espresso posizioni nette sulla libertà di scelta in tema di vaccinazioni. Qual è il filo conduttore che unisce queste diverse battaglie e come intende tradurle in azione politica se eletto?
"Il filo conduttore è uno solo e inequivocabile: la difesa dei diritti e delle libertà fondamentali dell'individuo e della comunità, sanciti dalla nostra Costituzione. Sia la battaglia per il diritto al lavoro delle categorie colpite dalle restrizioni, sia quella per la libertà di scelta sulle vaccinazioni, nascono dalla stessa convinzione: lo Stato deve proteggere i cittadini, non limitare le loro libertà o ostacolare il loro sostentamento con decisioni arbitrarie. In Consiglio regionale mi impegnerò per una legislazione che rafforzi il supporto alle imprese locali e ai lavoratori, che tuteli la libertà di scelta in campo sanitario e che garantisca un accesso equo e libero a tutti i servizi essenziali, a partire dalla scuola".
Lei sostiene con forza il concetto di 'scuola gratuita al 100%', includendo anche il materiale di studio. Come concilia questa proposta con l'emergenza denatalità e con le attuali disponibilità economiche, specialmente in un momento in cui si parla di ingenti spese per il riarmo europeo?
"La scuola gratuita al 100%, comprensiva di tutto il materiale, non è solo una proposta sociale, è un investimento strategico e urgente. Non possiamo permettere che il costo dell'istruzione diventi un ostacolo per le famiglie, contribuendo all'emergenza denatalità che sta desertificando la nostra società. È un circolo vizioso che dobbiamo spezzare. E non accetto la scusa che 'non ci sono i fondi' quando sentiamo parlare di 800 miliardi che l'Europa intende destinare al riarmo. Le priorità devono cambiare radicalmente. I fondi ci sono, basta saperli indirizzare verso il benessere dei nostri cittadini, l'istruzione e il futuro delle nuove generazioni. La nostra Valle d'Aosta deve essere all'avanguardia in questo, dimostrando che investire sulla vita e sulla conoscenza è la vera strada per il progresso".
Ha un messaggio finale per i cittadini della Valle d'Aosta che si preparano al voto?
"Il mio messaggio è questo: credo fermamente che la politica non sia un mestiere fatto di compromessi facili, ma il coraggio di scontrarsi con il potere, quando necessario, per difendere le mie idee e soprattutto la volontà degli elettori. Se crediamo in una Valle d'Aosta che metta i suoi cittadini e il suo futuro al primo posto, dobbiamo avere rappresentanti disposti a lottare con determinazione per questi principi. La mia candidatura è il mio impegno a portare in Consiglio regionale non solo le istanze del territorio, ma anche quella forza e quella integrità necessarie per affrontare le sfide e costruire, insieme, una Valle d'Aosta più giusta, libera e forte".