ELEZIONI

Politica | 12 settembre 2025, 09:49

Giorgia Baratta (FDI), 'autonomista e libera, così voglio servire la mia Valle’'

54 anni, una figlia 23enne - Elenoire - maresciallo dei carabinieri a Palermo, impiegata al Casino de la Vallée, un diploma al liceo classico e studi di Economia e Commercio: torna sulla scena politica dopo un’esperienza in consiglio comunale a Saint-Christophe. Ha scelto di candidarsi con Fratelli d’Italia alle elezioni regionali; con lei abbiamo parlato di motivazioni, sfide e obiettivi

Giorgia Baratta

Giorgia Baratta

Laprimalinea.it: Perché ha deciso di candidarsi alle prossime elezioni regionali?

Giorgia Baratta: "Ho sentito il bisogno di rimettermi in gioco. Dopo la mia esperienza in consiglio comunale a Saint-Christophe - ricca di momenti felici ma anche di situazioni difficili e confronti talvolta molto duri - e anni di distanza dalla politica, in cui non mi sono più sentita rappresentata, ho maturato la convinzione che lamentarsi di questa o quella cosa che non funziona non basta: bisogna agire. Così ho scelto di metterci la faccia una volta di più e di provare a contribuire concretamente al cambiamento della nostra regione".

Perché la scelta di Fratelli d’Italia, un partito che non ha attualmente rappresentanza in Consiglio Valle?

"Proprio per questo: è una sfida vera. Fratelli d’Italia in Valle d’Aosta presenta una squadra nuova, con tante persone che non hanno mai fatto politica e che condividono un programma concreto di rilancio, che non rinnega l'Autonomia conquistata dalla nostra regione ma la rilancia e la riqualifica con idee fresche, moderne, autenticamente democratiche. Credo che ci sia bisogno di innovazione, di energie fresche e di una visione diversa".

Non teme che l’etichetta di un partito nazionale possa pesare in una regione autonoma come la nostra?

"Io credo che si possa essere veri autonomisti anche lavorando in un partito nazionale. La mia candidatura vuole dimostrarlo: l’autonomismo non è proprietà esclusiva di nessuno. È piuttosto la capacità di difendere le peculiarità e le esigenze della nostra comunità. E non bisogna lasciarsi frenare da etichette del passato, spesso strumentali. Alle regionali si vota prima di tutto una persona, la sua coerenza e la sua onestà".

Quali sono i punti principali del vostro programma?

"Il filo conduttore è uno solo: il cambiamento. Vogliamo superare i personalismi e l’immobilismo che hanno frenato la Valle. Il nostro programma abbraccia tutti i settori di interesse per i cittadini: sanità, turismo, rilancio economico, gestione dei rifiuti, agricoltura e zootecnia, istruzione. Vogliamo una gestione della cosa pubblica innovativa, aperta al confronto con le buone pratiche di altri territori e capace di valorizzare le nostre tradizioni senza restare indietro sul resto. Quanto ai 'grandi temi', Fratelli d’Italia promette nei primi cento giorni la riforma della legge elettorale, con l’elezione diretta del Presidente della Regione per garantire stabilità. Tra le priorità anche la zona franca, già incardinata in Parlamento, e la sanità, con il no al nuovo ospedale in centro città e la richiesta di servizi efficienti e sostenibili.

Altro tema forte è l’isolamento della Valle d’Aosta, con la denuncia del declino di aeroporto, ferrovie e autostrada. Restare isolati non è un valore, la zona franca produttiva è, per FdI, un progetto concreto per rilanciare l’economia valdostana".

Che messaggio lancia agli elettori?

"Chiedo - e lo ribadisco - di guardare alle persone. Io ci metto la faccia, con trasparenza, coerenza e tanta voglia di lavorare. Non prometto privilegi a pochi, ma un impegno serio per tutta la comunità valdostana. C'è un'idea diversa, oggi, sul 'professionismo della politica': il politico di professione è una figura al tramonto, spesso guardata con sospetto e i motivi sono diversi e quasi tutti giustificati. Essere, invece, professionisti che mettono il loro sapere e la loro esperienza in gioco: questo è, secondo me, il modo migliore di fare 'politica' in un mondo che sta cambiando a velocità vertiginosa". 

In un Consiglio regionale ancora a maggioranza maschile, cosa significa candidarsi come donna?

"È una responsabilità in più. Credo che le donne possano portare uno sguardo diverso, più concreto e vicino ai bisogni reali delle persone. Non penso che serva rivendicare quote o privilegi, ma dimostrare con l’impegno che la politica può e deve essere fatta anche da noi, con la stessa autorevolezza e capacità degli uomini. E comunaue categorizzare il genere non è sempre positivo, non sempre è utile: le capacità individuali si misurano anche e soprattutto dalla propria esperienza e dall'onesta e trasparenza con la quale la si utilizza per migliorare la qualità della vita nostra e di chi ci sta vicino, indipendentemente dal fatto che si sia donne o uomini".

pa.ga.