Politica | 14 dicembre 2025, 08:25

Dieci domande a Speranza Girod: priorità, criticità e sfide dell’agricoltura valdostana

Csr, filiere locali, gestione della montagna e sostegno ai giovani: l'assessore regionale all’Agricoltura indica le urgenze del mandato, i progetti e le strategie per rendere il settore ancora più solido e sostenibile

Dieci domande a Speranza Girod: priorità, criticità e sfide dell’agricoltura valdostana

È alla guida dell’assessorato dell'Agricoltura e Risorse naturali nella nuova Giunta Testolin, dopo essere stata la donna più votata (e il secondo candidato con il più alto numero di preferenze dopo Renzo Testolin) alle elezioni regionali del 2025.

Funzionaria di banca con oltre vent’anni di esperienza nel settore, già sindaca di Fontainemore e presidente dell’Unité des Communes Mont-Rose, Speranza Girod (nella foto sotto assieme al marito, Giuseppe 'Pino' Isabellon, già assesssore regionale nonché assessore per due legislature) porta in assessorato una profonda conoscenza del territorio montano e una visione pragmatica per sostenere il comparto agricolo valdostano in un momento di transizione. In questa intervista, l’assessore traccia le sue priorità di mandato, dalla chiusura dei dossier aperti alla gestione sostenibile della montagna, dal rilancio delle filiere locali alla valorizzazione della formazione e dell’innovazione.

Laprimalinea: assessore Girod, oggi Lei è alla sua prima esperienza in Consiglio e in Giunta regionale. Quali sono le sue priorità immediate in questi primi mesi di mandato all’Agricoltura?

Speranza Girod: In questa fase iniziale considero essenziale chiudere con rigore i dossier ancora aperti sul Complemento di sviluppo rurale-Csr attuale, così da assicurare continuità amministrativa e tempi certi alle aziende che attendono decisioni. Parallelamente, intendo concentrare l’azione dell’assessorato sul rafforzamento della competitività dell’intero comparto primario, intervenendo sia sugli strumenti già operativi sia introducendo misure mirate dove necessario. Per me è fondamentale sostenere in modo equilibrato tutte le filiere: dall’allevamento alla viticoltura eroica, dalla frutticoltura alle produzioni orticole e foraggere.

Nel settore delle risorse naturali, lavoreremo con determinazione sulla gestione sostenibile di pascoli, boschi, acque e fauna, perché la qualità del nostro ambiente è parte integrante della solidità economica delle imprese agricole. Un’altra priorità non rinviabile è il rilancio del dialogo con il territorio: l’agricoltura valdostana vive di prossimità, di comunità locali e di una relazione molto stretta tra istituzioni e operatori. Dedicherò particolare attenzione alla media montagna, dove si concentrano molte delle aziende più fragili ma anche più identitarie. La salvaguardia delle piccole imprese, custodi della nostra biodiversità e delle produzioni tipiche, sarà un asse centrale del mandato.

Credo inoltre che il settore debba proseguire su un percorso di innovazione intelligente: strumenti digitali, tecniche agronomiche avanzate e soluzioni per affrontare la crisi climatica devono essere messi al servizio delle nostre specificità produttive, non in contrapposizione con esse.

L’obiettivo finale è chiaro: migliorare il benessere economico e sociale degli agricoltori, qualunque sia la loro specializzazione. Solo così potremo costruire una prospettiva solida e sostenibile per l’agricoltura e per le risorse naturali della Valle d’Aosta nel lungo periodo.

Inoltre, la formazione rappresenta uno dei pilastri strategici per il futuro dell’agricoltura valdostana. Vogliamo rafforzare i percorsi formativi rivolti agli agricoltori, ai giovani che intendono avviare un’azienda e agli operatori già attivi nelle diverse filiere, ampliando l’offerta su temi tecnici, gestionali e innovativi. Allo stesso tempo, intendiamo consolidare le collaborazioni con l'Insitut Agricole Régional-IAR, con gli enti di ricerca e con le associazioni professionali affinché la formazione diventi uno strumento continuo, accessibile e capace di generare ricadute concrete sulla competitività delle imprese e sulla qualità delle produzioni locali.

LPL: L’assessorato ha diversi progetti avviati negli ultimi anni dal suo predecessore. Su quali ritiene sia più urgente intervenire per portarli a compimento o per accelerarne l’attuazione?

S.G. : Tra i progetti avviati, sempre in relazione al Csr 2023-2027 occorre assicurare la pubblicazione e la gestione tempestiva dei bandi, la certezza dei pagamenti e una applicazione efficace delle misure agroambientali e di competitività per le nostre filiere. È urgente accompagnare le aziende agricole — dai viticoltori e frutticoltori agli orticoltori e agli allevatori — con strumenti chiari e procedure snelle, affinché possano beneficiare pienamente dei sostegni previsti. Parallelamente, proseguiremo nell’implementazione dei progetti di formazione e divulgazione delle produzioni locali e nel rafforzamento dei servizi e l’assistenza tecnica e specialistica. Un’attenzione particolare sarà dedicata alla media montagna, dove molte aziende operano in condizioni più complesse e dove gli interventi pubblici hanno un impatto decisivo sulla continuità delle attività agricole, sulla gestione dei pascoli e sulla tutela del paesaggio. In parallelo, la volontà è quella di dare particolare impulso alle politiche dedicate ai giovani agricoltori. 

Intendiamo inoltre accelerare i progetti legati allo sviluppo dell’agriturismo e della multifunzionalità in generale, perché questi comparti rappresentano un’opportunità concreta per integrare il reddito delle aziende, valorizzare l’accoglienza rurale e rafforzare il legame tra territorio, prodotti locali e turismo sostenibile.

Infine, l’esecuzione del piano triennale delle risorse naturali e forestali resta cruciale per la gestione sostenibile del territorio montano e per la prevenzione dei rischi naturali, in sinergia con il mondo agricolo e con le comunità locali. L’obiettivo è chiaro: completare e potenziare i progetti già avviati, rendendoli strumenti realmente efficaci per lo sviluppo dell’agricoltura valdostana.

LPLCi sono invece ambiti in cui, a suo avviso, il lavoro svolto finora è stato particolarmente efficace e merita continuità? Quali risultati intende consolidare?

S.G.: In diversi ambiti il lavoro svolto negli ultimi anni è stato efficace e merita piena continuità. Penso innanzitutto al percorso di riorganizzazione e rafforzamento dei servizi tecnici, sia nel settore agricolo sia in quello forestale, che ha permesso di migliorare la qualità delle consulenze fornite alle aziende e la capacità dell’Amministrazione di programmare interventi coerenti con le esigenze del territorio. Intendo consolidare questa impostazione, garantendo stabilità operativa e un dialogo costante con le organizzazioni professionali.

Positivi sono anche i risultati raggiunti nella promozione delle produzioni locali, nella valorizzazione delle filiere di qualità e nei progetti rivolti alle scuole e ai cittadini. Queste iniziative hanno accresciuto la conoscenza del nostro patrimonio agroalimentare e rafforzato l’identità rurale della Valle d’Aosta: elementi che desidero mantenere e ampliare, soprattutto per sostenere i piccoli produttori.

Merita continuità anche il lavoro svolto nella gestione dei pascoli, dei boschi e delle risorse naturali, dove è stata avviata una pianificazione più moderna e attenta ai rischi ambientali. È un settore strategico per la media montagna e per il presidio del territorio, e voglio assicurare che gli interventi già impostati proseguano senza interruzioni.

Un altro aspetto che ha dato risultati significativi è quello dei consorzi di settore, dalle realtà zootecniche e foraggere fino ai consorzi di tutela delle produzioni vitivinicole e degli altri comparti agricoli. In questi anni tali organismi hanno svolto un ruolo determinante nella gestione condivisa dei servizi, nel coordinamento delle pratiche agronomiche e sanitarie, nella promozione dei prodotti e nel supporto tecnico agli associati. Intendo consolidare questo modello di collaborazione, rafforzando la capacità dei consorzi di operare come strutture di riferimento per gli agricoltori e promuovendo sinergie più strette tra consorzi, associazioni professionali e amministrazione regionale. La cooperazione organizzata è un asset fondamentale per un territorio di piccola scala come la Valle d’Aosta e va sostenuta in modo continuativo.

Infine, ritengo importante consolidare i risultati ottenuti nella digitalizzazione dei servizi e nei progetti che avvicinano le aziende a strumenti più innovativi. La modernizzazione amministrativa è una condizione essenziale affinché agricoltori, allevatori, viticoltori e operatori del settore possano operare con maggiore efficienza e con tempi certi. La mia intenzione è dare continuità a ciò che ha funzionato, potenziando gli strumenti che hanno già prodotto benefici concreti per il comparto.

LPL: Ogni settore complesso presenta anche delle criticità: dove vede oggi i principali nodi dell’agricoltura valdostana e quali strategie pensa di mettere in campo per affrontarli?

S.G.L’agricoltura valdostana presenta alcune criticità strutturali che richiedono interventi mirati e una strategia di medio-lungo periodo. Il primo nodo è rappresentato dalla dimensione ridotta delle aziende e dalla loro frammentazione territoriale: questo limita la capacità di investimento, rallenta i processi di innovazione e rende più difficile affrontare i costi legati alla manodopera, alla meccanizzazione e alla gestione degli adempimenti amministrativi. In questo ambito intendo lavorare sulla semplificazione delle procedure, sul rafforzamento dell’assistenza tecnica e su strumenti che favoriscano maggiore cooperazione tra imprese.

Una seconda criticità riguarda la pressione dell’aumento dei costi di produzione, che colpisce trasversalmente allevamento, viticoltura, frutticoltura e orticoltura. Qui sarà fondamentale orientare le misure del CSR verso investimenti che migliorino l’efficienza aziendale, la gestione delle risorse idriche, l’autonomia energetica e l’adozione di tecniche più resilienti rispetto alla volatilità dei mercati.

Un ulteriore nodo riguarda la gestione dei pascoli, del territorio montano e delle risorse naturali, ambiti sempre più esposti agli effetti del cambiamento climatico, alla diminuzione della disponibilità di manodopera e alle necessità di manutenzione costante. Servono interventi stabili: piani di pascolamento più flessibili, manutenzioni coordinate, investimenti sulla viabilità rurale e un coinvolgimento forte delle aziende nella gestione attiva dell’ambiente. La carenza di ricambio generazionale è un’altra sfida cruciale. Senza giovani non ci sarà continuità del settore. Per questo occorre rendere più attrattivo il lavoro agricolo, offrire opportunità formative avanzate, strumenti di start-up aziendale, accesso facilitato alla terra e percorsi che riducano il rischio per chi avvia una nuova attività.

Acora, un'altra azione riguarda la valorizzazione dei prodotti agricoli, che oggi non esprime ancora tutto il suo potenziale. Le nostre filiere — dal latte ai formaggi, dai vini di montagna alla frutta, dai prodotti orticoli alle carni — dispongono di una qualità riconosciuta, ma devono essere sostenute con strumenti più efficaci di promozione, comunicazione e posizionamento commerciale. Intendo rafforzare le politiche di marchio territoriale, migliorare la presenza delle nostre produzioni nei mercati regionali e nazionali e sostenere strategie collettive di marketing che coinvolgano consorzi, cooperative e operatori turistici. Allo stesso tempo, sarà importante favorire la trasformazione in azienda, le filiere corte, l’agriturismo e tutte le forme di vendita diretta che consentono agli agricoltori di ottenere un giusto valore dal loro lavoro. La qualità c’è; ora serve una politica di valorizzazione più incisiva, capace di generare reddito e riconoscimento per l’intero comparto. Infine, vi sono criticità nei rapporti tra i diversi comparti e nella capacità di generare massa critica.

Per questo ritengo fondamentale sostenere il ruolo dei consorzi, delle cooperative e delle forme associative, che possono diventare il luogo naturale in cui programmare interventi comuni, uniformare le pratiche tecniche, valorizzare i prodotti e affrontare in modo coordinato le problematiche settoriali. L’obiettivo è chiaro: trasformare le criticità in leve di sviluppo, attraverso politiche moderne, cooperative e realistiche, capaci di mettere le aziende nelle condizioni di operare con maggiore solidità economica e maggiore prospettiva.

LPL: Lei arriva da un’esperienza amministrativa importante come sindaco di Fontainemore, un comune interamente montano. In che modo la gestione quotidiana di un territorio così particolare influenzerà il suo approccio da assessore regionale?

S.G.L’esperienza maturata come sindaco di un comune interamente montano come Fontainemore rappresenta per me un riferimento decisivo. Amministrare quotidianamente un territorio di montagna significa confrontarsi con problemi concreti, spesso molto tecnici, che richiedono rapidità decisionale, capacità di mediazione e un rapporto diretto con le persone. Questo approccio operativo, fondato sull’ascolto e sulla presenza costante, sarà la bussola del mio lavoro da assessore regionale.

Conoscere da vicino la realtà della media e alta montagna mi permette di comprendere con maggiore precisione le difficoltà delle aziende agricole che operano in contesti complessi: l’accessibilità ai terreni, la gestione dei pascoli, la manutenzione delle infrastrutture rurali, la carenza di manodopera, la fragilità del territorio e l’impatto sempre più evidente dei cambiamenti climatici. Sono temi che ho vissuto in prima persona e che oggi considero centrali nella definizione delle politiche agricole e delle risorse naturali.

Questo bagaglio amministrativo mi porta anche a valorizzare il rapporto diretto con gli operatori, perché le migliori soluzioni nascono dall’ascolto delle realtà che vivono quotidianamente il territorio. Intendo quindi promuovere un metodo di lavoro basato sulla collaborazione con i comuni, con le comunità montane e con le associazioni professionali, convinto che le politiche regionali siano efficaci solo se costruite in modo condiviso.

In sintesi, l’esperienza da sindaco mi ha insegnato che la montagna richiede attenzione, pragmatismo e continuità di intervento. Saranno questi gli elementi che guideranno il mio impegno per un’agricoltura capace di sostenere i suoi operatori e di custodire il territorio nel lungo periodo.

LPL: Crede che questa esperienza “sul campo”, a stretto contatto con agricoltori, allevatori e cittadini, le offra un punto di vista diverso rispetto a chi proviene da percorsi istituzionali più tecnici o centrali?

S.G.Sì, credo che l’esperienza maturata direttamente “sul campo” offra un punto di vista complementare e, in molti casi, più immediato rispetto a percorsi istituzionali più tecnici o centrali. Lavorare ogni giorno a stretto contatto con agricoltori, allevatori e cittadini significa confrontarsi con problemi molto concreti: una frana che isola un alpeggio, un pascolo che necessita di interventi urgenti, un allevatore che deve gestire imprevisti legati al clima, un giovane che vuole avviare un’azienda ma trova ostacoli burocratici.

Questa conoscenza diretta delle difficoltà operative incide profondamente sulla capacità di prendere decisioni realistiche e tempestive. L’approccio tecnico-amministrativo è indispensabile, ma risulta ancora più efficace quando è integrato con la percezione quotidiana delle esigenze di chi vive e lavora sul territorio. Le aziende agricole della Valle d’Aosta non chiedono solo norme e bandi ben costruiti, ma anche un’amministrazione capace di comprendere il contesto in cui quelle misure devono essere applicate. Avere sperimentato personalmente le dinamiche della montagna mi permette di valutare le politiche non solo sulla carta, ma anche sulla loro effettiva praticabilità.

Dunque, il mio punto di vista nasce dall’incrocio tra il senso istituzionale e la prossimità al territorio: due dimensioni che non si escludono, ma che insieme possono garantire scelte più adatte alla realtà agricola valdostana e più vicine alle persone che la animano ogni giorno.

LPL: L’ingresso in Giunta la porta a essere l’unica donna in un esecutivo regionale composto interamente da uomini. Che significato attribuisce a questa presenza e come vive questa responsabilità?

S.G.: Essere l’unica donna in Giunta rappresenta una responsabilità significativa e un’opportunità. Non interpreto questa presenza come un elemento simbolico fine a sé stesso, ma come un’occasione concreta per portare un punto di vista diverso, arricchire il dibattito politico e contribuire a una visione più equilibrata delle politiche regionali.

La mia esperienza amministrativa e professionale mi ha insegnato che la capacità di ascolto, la mediazione e la concretezza nelle decisioni sono fondamentali, e credo che queste competenze possano essere valorizzate anche nell’ambito di una Giunta prevalentemente maschile. Per me, questa responsabilità significa lavorare con rigore, visione e determinazione, dimostrando che il contributo di una donna può essere decisivo nella gestione di settori complessi come l’agricoltura e le risorse naturali, con ricadute positive per tutto il territorio e per le comunità locali.

LPL: Ritiene che l’essere donna possa rappresentare un valore aggiunto nell’affrontare le sfide dell’agricoltura e della gestione della montagna? In quale modo?

S. G.: Si, porta assolutamente un valore aggiunto, soprattutto nell’approccio alle relazioni e alla gestione dei processi complessi. Nella mia esperienza, capacità di ascolto, attenzione ai dettagli, orientamento alla mediazione e alla collaborazione sono competenze che si rivelano particolarmente utili quando si devono affrontare sfide articolate come quelle dell’agricoltura di montagna. Gestire le esigenze di aziende agricole, allevatori, consorzi e comunità locali richiede spesso un equilibrio tra aspetti tecnici, economici e sociali.

Credo che un approccio inclusivo e attento alle persone possa favorire soluzioni più sostenibili e condivise, valorizzando le risorse del territorio e rafforzando il tessuto sociale delle comunità montane. In questo senso, la mia esperienza come donna e come amministratrice locale si integra con le competenze tecniche e strategiche necessarie a un settore complesso come quello agricolo valdostano.

LPL: La Valle d’Aosta sta attraversando una fase di cambiamento in ambito agricolo: tra transizione ecologica, digitalizzazione, gestione della fauna e 6 sostegno alle aziende giovani. Quali direttrici strategiche immagina per i prossimi anni?

S.G.La Valle d’Aosta si trova in un momento di grande trasformazione per il settore agricolo, e credo che le politiche future debbano muoversi lungo alcune direttrici strategiche fondamentali.

La prima riguarda la transizione ecologica: occorre supportare le aziende agricole nell’adozione di pratiche più sostenibili, promuovendo l’efficienza energetica, la gestione sostenibile dei pascoli, la tutela del suolo e la riduzione dell’impatto ambientale, in un’ottica che coniughi innovazione e mantenimento delle specificità locali.

La seconda direttrice è la digitalizzazione: strumenti digitali e tecnologie avanzate possono migliorare la produttività, semplificare gli adempimenti amministrativi e fornire dati utili per una gestione più efficiente delle aziende. Vogliamo rafforzare la formazione e l’accesso a queste soluzioni, in particolare per le piccole imprese e per i giovani agricoltori.

La terza riguarda la gestione della fauna e del territorio montano, con interventi mirati su boschi, pascoli e infrastrutture rurali, per prevenire danni, assicurare la sicurezza e tutelare la biodiversità, in stretta collaborazione con i consorzi e le comunità locali. Infine, il sostegno ai giovani agricoltori e alle nuove aziende sarà un elemento trasversale: occorre rendere più accessibile la terra, incentivare la formazione, facilitare l’avvio di impresa e garantire strumenti economici e burocratici che favoriscano il ricambio generazionale e la continuità delle filiere.

L’obiettivo è costruire un’agricoltura moderna, sostenibile e competitiva, capace di valorizzare le produzioni locali e di rafforzare le comunità montane, senza perdere di vista le specificità e l’identità della Valle d’Aosta.

LPL: Qual è il messaggio che vuole dare oggi agli agricoltori e agli allevatori valdostani, soprattutto quelli che guardano con preoccupazione alla sostenibilità economica delle loro attività?

S.G.Il messaggio che voglio rivolgere agli agricoltori e agli allevatori valdostani è di fiducia e vicinanza concreta. So bene che molte aziende, soprattutto quelle di piccola e media dimensione, vivono momenti di difficoltà e guardano con preoccupazione alla sostenibilità economica delle proprie attività. Il mio impegno è che l’Assessorato sia accanto a loro con strumenti chiari, procedure snelle e sostegni mirati, affinché possano operare con maggiore sicurezza e pianificare il futuro. La Valle d’Aosta ha un patrimonio agricolo unico: produzioni di qualità, biodiversità, paesaggi montani straordinari e una forte identità rurale. Tutto questo deve essere valorizzato, e le istituzioni devono fare la loro parte per garantire reddito equo, innovazione, formazione e accesso alle opportunità offerte dal CSR, dai bandi e dai progetti regionali.

Voglio anche trasmettere un messaggio di collaborazione: nessuno deve sentirsi isolato. Le politiche agricole devono nascere dal dialogo con le comunità, con i consorzi e con chi ogni giorno lavora sul territorio. Solo così potremo garantire un’agricoltura sostenibile, capace di crescere e di rimanere un pilastro economico e sociale della nostra regione.