"La chiusura dei tunnel alpini non è un problema solo valdostano. È un problema italiano e serve una azione nazionale per impostare nuovi meccanismi di relazione, grazie alle Alpi, con la Francia e con i Paesi europei". Lo affermano Marco Bussone, Presidente nazionale dell'Unione dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani-Uncem e Jean Barocco, consigliere nazionale dell'ente.
"I tunnel chiusi, in manutenzione, sono un problema - affermano Bussone e Barocco -. Ma rilanciamo la progettazione urgente della seconda canna del Monte Bianco, senza aspettare trent'anni come la Tav ferroviaria in val di Susa. Dobbiamo lavorare con tutti i livelli istituzionali, in primis il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per dare attuazione piena al Trattato del Quirinale. È fondamentale. Con il colle del Piccolo San Bernardo che chiuderà il 22 settembre e il traforo del Monte Bianco già chiuso, tutto il traffico si riverserà sul Sempione e sul Frejus, già oggi piegati dalle code, che rappresentano grandi danni per i Comuni di confine. Che non sono margine, e proprio per questo necessitano di politiche e attenzioni che vanno oltre le loro regioni, Piemonte e Val d'Aosta".
Per l'Uncem occorre "programmare meglio oggi il futuro. Gli interventi al Bianco siano più veloci, non siano ricorrenti e ripetute le chiusure. Si agisca più celermente per evitare di reiterare e rendere permanenti le problematiche per i fruitori, imprese e cittadini. Non vogliamo che le Alpi siano barriera".