Economia | 04 dicembre 2025, 17:55

Allarme Confcommercio, Valle d’Aosta maglia nera per i negozi sfitti

L'associazione, 'quasi un locale su tre è vuoto; così muoiono i paesi. Servono interventi immediati'

Allarme Confcommercio, Valle d’Aosta maglia nera per i negozi sfitti

La fotografia scattata dall’Ufficio Studi di Confcommercio è impietosa: l’Italia rischia di perdere entro il 2035 oltre un quinto dei propri negozi, altri 114mila esercizi, che andrebbero a sommarsi alle 140mila attività già scomparse negli ultimi dodici anni. Il fenomeno delle vetrine vuote – una piaga che attraversa città, borghi e periferie – ha un epicentro inatteso e allarmante: la Valle d’Aosta è la regione italiana con la più alta percentuale di negozi sfitti, il 28,1% del totale.

Un dato che la posiziona in cima a una classifica drammatica: subito dietro si collocano Friuli-Venezia Giulia (26,7%) e Liguria (23,7%), mentre su base nazionale si stimano oltre 105mila locali commerciali vuoti, un quarto dei quali inoccupati da più di un anno. In termini assoluti, sono Lombardia, Veneto e Piemonte a registrare i numeri più alti, ma è nelle regioni più fragili sul piano demografico e territoriale – come appunto la Valle d’Aosta – che il rischio di desertificazione commerciale diventa una minaccia reale per la tenuta delle comunità.

“Siamo di fronte a un’emergenza che la politica deve affrontare subito”, avverte senza giri di parole Graziano Dominidiato, presidente di Confcommercio Valle d’Aosta -. Non possiamo permetterci paesi e città privi di attività commerciali. Le vetrine vuote non sono solo un problema economico, rappresentano la morte dell’anima dei nostri centri abitati. Quando si spegne l’ultima vetrina, inizia l’agonia di una comunità”.

L’allarme, nella regione più piccola d’Italia, pesa più che altrove. Aosta e i comuni turistici hanno costruito parte della loro attrattività sulla presenza viva di negozi, bar, botteghe e ristoranti: presidi sociali prima ancora che economici. “La ristorazione valdostana – ricorda Dominidiato – è uno dei cardini dell’offerta turistica regionale, al pari delle eccellenze agroalimentari e dei nostri paesaggi. Perdere questa ricchezza nei paesi significherebbe impoverire tutta la Valle d’Aosta”.

Lo scenario futuro, se non verranno adottate misure urgenti di rigenerazione urbana, appare ancora più cupo. Secondo le proiezioni del rapporto, città come Ancona (-38,3%), Trieste (-31,1%) e Ravenna (-30,9%) rischiano di perdere entro dieci anni un terzo delle proprie attività di vicinato. A livello nazionale, nel 2024 sono state censite 534mila imprese del commercio al dettaglio, ma rispetto al 2012 ne mancano all’appello 118mila in sede fissa e circa 23mila ambulanti. Le cause? Consumi interni stagnanti, mutamento delle abitudini dei consumatori e crescita di e-commerce e piattaforme digitali.

Di fronte a questo quadro, Confcommercio Valle d’Aosta si propone come partner delle istituzioni per invertire la rotta. L’associazione – che rappresenta oltre 3.000 imprese regionali – avanza una serie di proposte concrete: patti locali per la riattivazione dei negozi sfitti con canoni calmierati, tavoli permanenti di confronto tra enti locali e imprese, aggiornamento della normativa regionale sul commercio (vecchia di più di 25 anni), programmi di animazione urbana per rendere attrattivi borghi e centri storici, fino a partenariati pubblico-privato per la rigenerazione commerciale e lo sviluppo di nuovi progetti di economia di prossimità.

“La politica regionale e comunale deve prendere atto della gravità della situazione”, conclude Dominidiato -. La Valle d’Aosta è una meta turistica di eccellenza, ma rischiamo di svuotare interi paesi se non interveniamo subito. Confcommercio è pronta a collaborare per costruire strategie che salvaguardino le nostre imprese e le comunità che animano”.

Un appello che arriva in un momento decisivo, con molti comuni reduci dal voto amministrativo e una Giunta regionale chiamata a definire le nuove politiche territoriali. La desertificazione commerciale non è più un fenomeno marginale né reversibile con piccoli interventi: è una sfida sistemica che tocca identità, economia e coesione sociale. La Valle per i numeri che registra, non può permettersi di ignorarla.

pa.ga.