Editoriale | 18 marzo 2023, 09:07

La violenza sulle donne è un virus, isolamento sociale per gli uomini che picchiano

La violenza sulle donne è un virus, isolamento sociale per gli uomini che picchiano

Nel territorio di Aosta, i principali interventi quotidiani 'con sirena' di polizia e carabinieri riguardano liti familiari prossime a divenire, o già divenute, emergenze da Codice Rosso. Nella sola giornata di giovedì scorso due casi allarmanti con evidenti conseguenze giudiziarie ma lasciamo da parte la cronaca.

Prima ancora che di ordine pubblico, la violenza sulle donne è un problema culturale o, ancora più spesso, di meccanismo affettivo malato, disturbato. Coinvolge atei, cristiani, musulmani (credenti in genere) indifferentemente, e questo semplicemente perché maltrattare chi ritengono loro sottomesso è un modo di vivere di taluni uomini.

Al di là delle statistiche sulle denunce presentate (le donne italiane con una certa autonomia economica sono quelle che segnalano e denunciano con maggiore determinazione) non è certamente 'razzista' o discriminatorio prendere atto (a questo riguardo porto a esempio il sindaco di Aosta, Gianni Nuti, esempio di progressismo solidale ma anche di consapevole ragionevolezza) del fatto che nelle famiglie extracomunitarie di stretta fede islamica il problema è maggiormente presente, rafforzato da una cattiva interpretazione religiosa del Corano che, nel versetto 34 della Sura quattro, autorizza (se non addirittura incita) l'uomo a 'battere' la donna 'insubordinata' qualora non fosse sufficiente l'ammonimento o l'abbandono temporaneo del letto. 

Ma picchiare è sempre e comunque un gesto totalmente volontario, nessun Dio e nessuna Legge costringono un uomo a battere la persona che sostiene di amare e un musulmano che davvero ama la sua compagna di vita non la picchierà mai. 

Resta il fatto che in Valle d'Aosta la violenza sulle donne è un problema serissimo, temporalmente più grave del Covid o della siccità che sono piaghe recenti, mentre le botte in famiglia sono un cancro radicato dalle conseguenze immediate e talvolta irreversibili. L'aggressività fine a sé stessa, la violenza prevaricatrice, sono virus che proliferano e si propagano nella paura, nell'indifferenza, nel vuoto normativo preventivo, nell'impossibilità di bloccare il fenomeno all'insorgenza.

Certo, la repressione contro la violenza di genere dettata dal Codice penale (e ora dal Codice Rosso) c'è ed è robusta, in Valle: si arrestano e si condannano senza mezzi termini stalkers e mariti violenti. Ma il carcere patito dall'aggressore quasi mai lenisce appieno le ferite subìte dalla vittima. E' un sollievo temporaneo, un risarcimento minimo: il trauma psicologico e fisico per quanto accaduto resta.

Il problema è, dunque, che interventi preventivi davvero 'rivoluzionari', di stravolgente, palpabile efficacia contro la violenza di genere  (ad esempio decreti ministeriali o prefettizi punitivi al limite della costituzionalità od ordinanze sindacali con decorrenza immediata di "sbollitura della rabbia e divieto di aggressione" o di "confinamento sino al termine degli effetti nefasti") ancora non se ne sono visti. Carabinieri e polizia realizzano pieghevoli e opuscoli, la Usl rilancia i vademecum, gli Enti locali creano Osservatori dedicati, i parroci ammoniscono dai pulpiti, tutti mettono a disposizione numeri telefonici di emergenza, ma non si va tanto oltre sul piano della prevenzione e l'arido assioma secondo cui "se la troviamo uccisa almeno sappiamo subito chi è stato", fa rabbrividire non meno di sapere che la possibilità di trovarla davvero uccisa, quella donna che in caserma denuncia percosse e minacce ma poi deve tornare a casa, può divenire giorno dopo giorno una lugubre certezza.

Eppure uno strumento preventivo, di sperimentata, provata efficacia ci sarebbe, contro il virus della violenza di genere. Una sorta di Green Pass 'rovesciato' o meglio un Red NoPass (quello Green ti faceva passare ovunque, quello Red ti bloccherebbe ovunque) anti familiari violenti: perché no? Una tracciatura da attivarsi ai primi sintomi di aggressività, quando gli indizi del male sono evidenti. QRCODE, SPID, Tessera Sanitaria, Carta d'identità elettronica: siamo quello che il metadato dice che siamo e il colore di un simbolo caricato nel nostro cellulare può farci vivere nel mondo oppure annullarci.

Con il Red NoPass attivo, il marito/compagno/fidanzato violento non potrebbe recarsi al lavoro, al bar, al ristorante, ad eventi sportivi, in nessun luogo pubblico e nei supermercati. E dovrebbe vivere isolato, inavvicinabile dai suoi familiari, almeno fino all'avvio di una opportuna terapia di reinserimento sociale.

Certo, ci sarebbe qualche ben pensante che urlerebbe alla violazione dei Diritti, al processo alle intenzioni, al complotto antidemocratico. Ma c'è già stato chi si è levato contro le misure anti pandemia e i Governi han fatto spallucce.

patrizio gabetti

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