Attualità | 25 novembre 2025, 06:25

Oggi è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza di genere

Per ogni donna ferita, per ogni voce che resiste

Oggi è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza di genere

Il 25 novembre non è una data qualunque. È il giorno in cui il mondo si ferma per ricordare che la violenza contro le donne non è un fatto isolato, ma una ferita quotidiana che attraversa confini, culture e famiglie. La Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’ONU nel 1999, ci obbliga a guardare in faccia una realtà che i numeri raccontano con crudezza: nei primi nove mesi del 2025 in Italia sono state registrate 224 vittime di omicidio, di cui 73 donne. Sessanta di loro sono state uccise in ambito familiare o affettivo, e in 44 casi il carnefice era il partner o l’ex.

Questi dati, diffusi dall’ISTAT e ripresi dal Ministero dell’Interno, non sono semplici statistiche ma vite spezzate, storie interrotte, famiglie che portano cicatrici indelebili. La violenza non ha un solo volto. Può essere fisica, ma anche psicologica, economica, verbale. Può insinuarsi nei silenzi, nei pregiudizi, nelle parole che feriscono. E può lasciare dietro di sé figli, genitori, sorelle e fratelli che devono affrontare non solo il dolore, ma anche processi, spese legali e l’indifferenza delle istituzioni.

In Valle d'Aosta come in tutta Italia oggi si tengono manifestazioni, spettacoli, incontri nelle scuole, letture pubbliche. Le piazze si riempiono di scarpe rosse, simbolo di chi non c’è più. Ma il cambiamento non può fermarsi al gesto simbolico: deve diventare quotidiano, collettivo, concreto. Deve partire dalle parole, dai gesti, dalle leggi, dalle famiglie, dalle scuole. E deve arrivare a ogni donna che oggi ha paura, che oggi è sola, che oggi non sa se denunciare.

Ed è proprio dalle parole che può nascere una nuova consapevolezza.

Alcuni libri recenti ci aiutano a comprendere meglio la portata di questa violenza e a trasformare il dolore in memoria e impegno. “Cara Giulia” di Gino Cecchettin con Marco Franzoso (Rizzoli) è il racconto di un padre che ha perso la figlia, Giulia, uccisa l’11 novembre 2023 dal suo ex fidanzato. In quelle pagine non c’è solo il ricordo di una giovane vita spezzata, ma anche la forza di un uomo che ha trovato le parole per restituire dignità e umanità a sua figlia, trasformando il lutto in testimonianza.

Un altro sguardo intenso è quello di Roberta Recchia in “Tutta la vita che resta” (Rizzoli), dove la violenza irrompe in una storia d’amore e lascia dietro di sé dolore e sopravvivenza, ma anche la possibilità di una via di salvezza. È un romanzo che restituisce la complessità delle vite segnate dalla violenza, con personaggi autentici e vivi.

La giornalista Lilli Gruber, in “Non farti fottere” (Rizzoli), affronta invece un tema spesso sottovalutato: il ruolo del porno come principale forma di educazione sessuale per molti giovani. Gruber indaga le storie di sfruttamento e violenza che si celano dietro un’industria colossale, mostrando come questo fenomeno influenzi mentalità e relazioni.

La scrittrice Michela Marzano, con “Sto ancora aspettando che qualcuno mi chieda scusa” (Rizzoli), racconta la vicenda di Anna, insegnante segnata da molestie infantili e incapace di dire no. Attraverso le sue riflessioni e il confronto con i suoi studenti, Marzano ci invita a riflettere sul consenso e sulla difficoltà di liberarsi da ferite antiche.

Accanto a questi titoli, altri libri ampliano lo sguardo: “Guerra alle donne” di Michela Ponzani (Einaudi), “Ferite a morte. Dieci anni dopo” di Serena Dandini (Rizzoli), “Se questi sono gli uomini” di Riccardo Iacona (Chiarelettere), “Donne che corrono coi lupi” di Clarissa Pinkola Estés (Sperling & Kupfer) e “Il cambiamento che meritiamo” di Rula Jebreal (Longanesi).

Ognuno di questi testi, con approcci diversi, ci aiuta a capire che la violenza sulle donne non è un problema privato, ma sociale e politico.

E non è solo la letteratura a raccontare ma anche il cinema contribuisce a dare voce a chi non l’ha avuta. “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi è un film che ci riporta al dopoguerra, alle donne che hanno costruito il Paese affrontando la violenza domestica e sociale, e che ci ricorda che la lotta per la dignità e la libertà è ancora aperta.

Il bellissimo monologo di Paola Cortellesi al David di Donatello 2018 disponibile su you tube al link https://www.youtube.com/watch?v=4WjhLSkXqTk

Se tu o qualcuno che conosci è in pericolo, chiama il 1522, il numero nazionale antiviolenza e stalking. Non aspettare. Non restare in silenzio.

https://www.regione.vda.it/servsociali/violenza_di_genere/servizi/centro_donne_antiviolenza_i.aspx 

 

red.laprimalinea.it