Negli ultimi anni, gli scienziati hanno registrato un curioso fenomeno: la Terra sembra girare più in fretta del solito. Il 29 giugno 2022 è stato il giorno più corto mai misurato, con una rotazione terminata 1,59 millisecondi prima del previsto. E anche il 26 luglio ha quasi battuto quel primato. Un’accelerazione impercettibile per noi, ma non per gli strumenti che scandiscono il tempo con estrema precisione. Secondo esperti della NASA e del Caltech, queste variazioni sono normali e non destano alcuna preoccupazione scientifica.
La rotazione terrestre è influenzata da molte variabili naturali e cambia nel corso dei millenni. Tuttavia, a fare alzare qualche sopracciglio sono gli effetti che queste microvariazioni potrebbero avere sull’universo digitale. Dal 1972, per allineare l’orario ufficiale con la rotazione terrestre, sono stati introdotti 27 “secondi intercalari”. Ma finora sono stati sempre aggiunti, perché la Terra rallentava. Se l’accelerazione continuerà, potrebbe essere necessario togliere un secondo; una novità assoluta che, secondo ingegneri di Meta, Microsoft, Amazon e Google, potrebbe causare gravi problemi ai sistemi informatici globali. Un déjà vu tecnologico che ricorda il famoso Millennium Bug.
Le teorie abbondano, ma nessuna è definitiva. Tra le possibili cause sono state individuate le variazioni cicliche dell’asse terrestre ossia l’oscillazione di Chandler, lo scioglimento delle calotte polari che modifica la forma della crosta terrestre, i movimenti interni del nucleo e le maree collegate alla gravità lunare. Tutti questi fattori possono contribuire alla modifica della velocità di rotazione, anche se il fenomeno resta “oscillatorio” …ci sono anni senza variazioni significative.
In passato la Terra girava molto più velocemente; all’inizio della sua storia impiegava solo quattro ore per completare una rotazione, poi ha rallentato fino alle 24 ore attuali. Se l’accelerazione venisse confermata, potremmo essere entrati in una nuova fase della sua rotazione, magari lunga decenni. In sintesi, il fenomeno è sotto controllo e studiato con attenzione, senza destare allarmi. L’unico aspetto da tenere d’occhio riguarda l’impatto sui software e i sistemi digitali, che potrebbero dover affrontare una nuova sfida legata al tempo.