Nella notte tra l’11 e il 12 novembre scorsi, sotto lo sguardo vigile del telescopio Copernico dell’Osservatorio di Asiago, è avvenuto un evento astronomico straordinario: il nucleo della cometa C/2025 K1 Atlas, soprannominata “la cometa dorata” per il suo bagliore insolito, si è frantumato in più pezzi, offrendo uno spettacolo tanto raro quanto affascinante.
A immortalare il momento è stato Francesco Ferrigno, osservatore e borsista dell’Università Parthenope di Napoli, che ha catturato l’istante in cui il nucleo si è diviso. Secondo l’astrofisica Elena Mazzotta Epifani dell’INAF di Roma, la causa di questa rottura è legata al passaggio ravvicinato della cometa al Sole, avvenuto a ottobre, appena fuori dall’orbita di Mercurio. In quel punto, chiamato perielio, l’intensa radiazione solare ha riscaldato rapidamente gli strati esterni e interni del nucleo, creando le condizioni per una rottura.
Il comportamento della cometa dipende dalla sua struttura interna: se il nucleo è poroso, poco coeso e ricco di ghiacci, l’aumento di temperatura può provocare un degassamento violento, cioè l’espulsione improvvisa di gas e polveri. Questo processo può portare alla frammentazione del nucleo in pochi grossi pezzi o in una nube di detriti che si disperdono lungo la traiettoria.
Nei giorni precedenti alla frantumazione, gli astronomi avevano già osservato due episodi di aumento improvviso della luminosità, segno che la cometa stava espellendo materiale. Le immagini mostrano chiaramente due frammenti principali, distanti circa 2.000 chilometri, e un terzo più piccolo. Oltre all’impatto visivo, questi eventi hanno un grande valore scientifico, soprattutto perché la cometa è “nuova”.
Con “nuova” si intende una cometa iperbolica, cioè che si muove su un’orbita aperta e che, secondo le simulazioni, proviene dalla nube di Oort, una regione remota ai confini del Sistema Solare. Questo passaggio vicino alla Terra potrebbe essere il suo primo in assoluto.
Studiare una cometa appena arrivata dalle zone più esterne del sistema solare è come aprire una finestra sul passato. I materiali che la compongono – minerali e ghiacci – sono rimasti quasi intatti dalla nascita del Sistema Solare. Analizzarli permette agli scienziati di capire meglio la composizione chimica, la densità, la struttura e la porosità di questi corpi celesti. In pratica, è come avere tra le mani una “macchina del tempo” che ci riporta alle origini della nostra nebulosa planetaria.
La cometa C/2025 K1 Atlas è stata scoperta nel maggio 2025 grazie al programma ATLAS (Asteroid Terrestrial-Impact Last Alert System), finanziato dalla NASA. Questo progetto utilizza quattro telescopi – due alle Hawaii, uno in Cile e uno in Sudafrica – per monitorare ogni notte il cielo alla ricerca di oggetti potenzialmente pericolosi per la Terra. È grazie a questa rete di osservazione che comete come Atlas vengono individuate e studiate
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a.a.



