Ho ricevuto, via posta, un plico. Anonimo. Dentro, fotocopie di una perizia calligrafica datata 15 anni fa, firmata da un professionista torinese di indiscussa fama, consulente tecnico per diversi tribunali. La sua firma su quelle carte c'è. Il mittente, invece, resta nell’ombra.
La perizia parla chiaro: nella bassa Valle d’Aosta e in particolare tra Champdepraz e Pont-Saint-Martin, da una ventina d'anni aleggia un 'corvo'. Un autore seriale di lettere anonime, l'ultima risale a meno di un anno fa. Ne ha spedite parecchie, indirizzandole a politici, amministratori e imprenditori locali. Con un accanimento particolare su uno di loro.
Lettere anonime. Ma con una firma. Non quella dell'autore, ovviamente, ma quella – grottesca, macabra – di un residente della zona... morto circa cinque anni prima.
Il perito - all’epoca incaricato da un privato vittima di una serie di accuse e strali mai realmente documentati - aveva esaminato quei testi. Tratti, cadenze, tremolii, pressioni del polso. Aveva scritto nero su bianco chi fosse l’autore: un nome e un cognome precisi. All’epoca, un personaggio politico molto noto.
Però, che paradosso: si segnala alla nostra testata l’esistenza di un 'corvo' e si fa, per dimostrarlo, con tanto di perizia scientifica. Ma chi segnala lo fa, a sua volta... nell’anonimato. Un corvo che svela un corvo. Anonimo per smascherare l’anonimato. Una spirale.
Cosa resta di questa vicenda? Una domanda: è mai esistita un’indagine formale della procura, su quella catena di lettere che per anni, seppur in 'quasi' segreto, ha avvelenato la vita pubblica della bassa Valle? O si è lasciato scivolare tutto, nessuno ha sporto querela nell'idea che forse era meglio che il trascorrere del tempo coprisse le tracce? E poi un dato inquietante: il 'corvo', quello vero, scriveva usando l’identità di un defunto. Però anche chi lo rivela si nega alla luce.
Morti che parlano e vivi che si nascondono. E una verità che, come spesso accade, continua a non avere firma.