Una spaventosa valanga, di cui non si aveva ricordo a memoria d’uomo nella vallata, si abbatté alle ore 15 del 2 febbraio 1978, esattamente 47 anni fa tra Singlin e Avouil, nei pressi di Valtournenche, prima della piana di Perrières. La massa nevosa seppellì letteralmente la strada regionale per circa un chilometro, travolgendo e uccidendo sei persone: il 47enne Grato Hérin, che aveva lasciato la sua abitazione a Cervinia con la figlia quindicenne per accompagnarla dal dentista ad Aosta; due giovani impiegate della società funiviaria Cervino, la 18enne Valeria Carrozza di Valtournenche e Lidia Gavello, 24 anni, originaria di Asti e una famiglia belga: Jacques Gobbe, di 32 anni; la moglie 28enne Jeannine e la loro figlioletta Marlène di 5 anni.
I soccorsi scattarono immediatamente: Protezione civile, volontari, forestali e Vigili del fuoco lavorarono febbrilmente per tutto il giorno e alle 23 la strada era stata aperta a monte di Perrières, dove dalla neve emersero un camion e due auto; i loro occupanti furono trovati tremanti ai margini della valanga: avevano potuto mettersi tempestivamente in salvo.
L'imponente massa di neve si staccò dalla sponda destra orografica del Marmore, scendendo dall’alto delle Grandes Murailles, poco sotto la vetta del Mont Blanc du Créton.
Da allora quell'area del comprensorio della Valtournenche è 'zona rossa' ad alto rischio di valanghe e frane. In quei giorni si parlò di installare con urgenza un paravalanghe: "Parole al vento rimaste sulle bocche dei politici di allora - commenta a Laprimalinea.it un anziano votornen - ma dobbiamo ricordare che la natura va rispettata e dove è passata una valanga un'altra ripasserà. Ora è importante non dimenticare...".
Non distante da Perrières, nell’agosto 2017 una frana cadde lungo il vallone Vofrede del Breuil finendo proprio nella zona di Avouil, danneggiando una cava e l'attività di pesca sportiva di Marco Corradin.
"In quel frangente ho perso tutto - commenta oggi Corradin - e da allora mi è stato negato di riaprire qualunque altra attività, per motivi di sicurezza, in quella che mi è stato spiegato essere 'zona rossa' dove già nel 1978 la terribile valanga di Singlin causò sei vittime. Io devo comunque poter lavorare e a Comune e Regione ho chiesto certificazioni e perizie asseverate sulla pericolosità dell'area dove i miei sogni sono stati trascinati via da acqua e pietre. Non ho mai avuto nulla di tutto questo; in compenso però nel 2020 proprio lì dove sorgeva la mia pesca sportiva, ovvero in area 'sotto frana e valanga' sono state riaperte, da altre persone, le stesse attività commerciali. E questo mi lascia a dir poco perplesso".