"Sono trascorsi pochi giorni dalla sentenza dell'Appello bis nel processo Geenna sulla presenza della 'ndrangheta in Valle che ha assolto l'ex assessora comunale di Saint-Pierre Monica Carcea dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Nei mesi che seguirono l'arresto dell'amministratrice pubblica fu avviata la procedura di commissariamento del Comune di Saint-Pierre per infiltrazione mafiosa. Come a tutte le iniziative giudiziarie, anche contro un commissariamento è possibile fare ricorso ma la Giunta municipale dell'allora sindaco Paolo Lavy scelse una strada 'precauzionale', sorretta in questo anche dalla minoranza. Sindaco e Giunta si limitarono, tutti qui ce lo ricordiamo benissimo, a 'prendere atto con profonda amarezza e delusione' (parole di Lavy a La Stampa) che la consiliatura terminava con l'arrivo dei commissari.
Il Consiglio comunale si disse 'profondamente dispiaciuto' per l'onta che la comunità di Saint-Pierre stava immeritatamente subendo ma non fece nulla di più che dogliersi. Non ci fu reazione, non fu presentato ricorso, un atto pubblico che avrebbe potuto benissimo concedere a Monica Carcea il beneficio del dubbio (e siamo felici della sentenza emessa ora nei suoi confronti) ma che ribandendo all'onor del mondo il sempre corretto e onesto operato di Giunta e Assemblea così come di tutti i residenti avrebbe potuto certamente salvare degnamente l'onore dell'intera comunità di Saint-Pierre, quanto meno per il solo fatto di essere stato deciso e presentato.
Invece la paura di spendere qualche migliaio di euro e magari di vedersi il ricorso respinto temperò, anzi frenò, il coraggio di quegli amministratori. Oggi, guardando indietro, ci rendiamo conto che quel ricorso negato sarebbe stata invece la migliore azione possibile. Non sappiamo se la Procura generale di Torino ricorrerà contro la sentenza di assoluzione e speriamo ovviamente tutti di no, ma che quel mancato atto 'riparatore' della serietà e onestà amministrativa e personale di tutti noi sia oggi di monito".