Il nuovo album di Shakira, “Las Mujeres Ya No Lloran” è stato atteso come la pioggia nel deserto. Dall’ultimo disco, ”El Dorado” datato 2017 ne è passata di acqua sotto i ponti: figli, collaborazioni, singoli vari e un famosissimo divorzio di cui si è parlato e riparlato fino allo sfinimento, ma che, in fondo, un po’ le è servito. Si perché è proprio grazie a quella collaborazione con Bizarrap, che la cantante colombiana è riuscita a rientrare in cima alle classifiche di tutto il mondo.
Shakira si è ripresa un trono sul quale non sedeva ormai da tempo e costruire un album intimo, tanto triste e perfettamente strutturato, modellato su quella che era la sua intenzione sin dal principio: sfogarsi con il suo pubblico, nella sua madrelingua: la musica. Ed è proprio su questo principio che Shakira fonda il suo nuovo album, riuscire a sfogarsi e allo stesso tempo raccontarsi, non cedendo la sua identità a nessuno, cantando rigorosamente in spagnolo così come sin dagli albori, e firmando le sue stesse tracce.
Si fa accompagnare però da nuovi colleghi, che in qualche modo hanno riscritto anche loro il panorama odierno latino, e crea tante collaborazioni, tra i quali Cardi B, Rauw Alejandro, Ozuna, Karol G e di nuovo Bizarrap che ha contribuito a dare anima e corpo al disco anche nel suo piccolo, anche se la vera tenera chicca ci rimane con Acròstico, dove partecipano anche i figli Milan e Sasha. Shakira crea o segue movimenti iconici e pop per la musica leggera latina, basti ricordare la poesia e le musicalità leggere anni 90 dettate da ” Pies Descalzos”, o l’anima rock-bohémien di “Laundry Service” o ancora al frizzante e passionale momento dettato da “Oral Fixation”.
Ma con ” Las Mujeres Ya No Lloran” Shakira arricchisce il suo repertorio con pezzi più elettronici ed artificialmente lavorati, che da un lato sono invidiabili e lodevoli per la sperimentazione su un genere che, tradizionalmente, non accetta suoni artificiosi, e che comunque seguono il tempo e rendono l’autrice al passo con i tempi. D’altro canto però, creano anche una sorta di patina tra l’ascoltatore e l’artista oltre il fatto che in alcuni passaggi, il vero talento di Shakira sembra messo al guinzaglio. Non per questo significa che il disco sia brutto, anzi, è solo più moderno e attuale rispetto al solito universo Shakiriano, sicuramente non siamo di fronte a quel capolavoro che era ”Oral Fixation” , ma va anche bene così, del resto non siamo più nemmeno nel 2005.
A cura di Paolo Fassino- SpazioMusica, Aosta
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