"Non è un libro imparziale, anzi è di contenuti informativi non neutrali". Con questa risibile motivazione (perché mai i libri dovrebbero essere tutti imparziali?) il sindaco di Maserà di Padova, Gabriele Volponi, eletto in una lista civica e a capo di una giunta di centrodestra, alcuni giorni fa ha vietato la presentazione, in uno spazio comunale, del libro 'Matteotti e Mussolini. Vite parallele, dal socialismo al delitto politico' dello storico Mimmo Franzinelli. Volponi è quel sindaco che si è sempre rifiutato (lo ha fatto l'ultima volta il 12 aprile scorso sostenuto dal voto compatto dei 'suoi' consiglieri e assessori) di revocare la cittadinanza onoraria data in epoca fascista a Benito Mussolini.
Tante le proteste seguite al diniego di Volponi, tra cui spicca quella dell'Associazione nazionale ex internati-Anei che in Valle d'Aosta ha da poco rinnovato le cariche direttive e ha ospitato una serie di conferenze del vicepresidente nazionale, Gastone Gal. Lo stesso Gal ha diffuso una lettera aperta, frutto di un confronto con tutto il Consiglio di presidenza, che qui pubblichiamo integralmente:
"Caro Signor Sindaco di Maserà di Padova,
data l’eco mediatica suscitata dal Suo divieto alla presentazione di un libro su Giacomo Matteotti, in un Comune della provincia di Padova - città che ospita una cittadella della Memoria composta dal Tempio dell’Internato ignoto, dal Museo nazionale dell’Internamento dell’ANEI e dal Giardino dei Giusti, tutte testimonianze di coloro che si opposero alle ideologie del razzismo e della discriminazione - l’Associazione Nazionale Ex Internati nei Lager nazisti non può esimersi dall’intervenire in merito alla questione divenuta ormai di interesse nazionale.
Innanzitutto, vorremmo esprimerle la nostra solidarietà in seguito alle minacce da Lei ricevute, perché il confronto politico deve essere esente da qualsiasi violenza e procedere sui binari del leale e sincero confronto di idee, nel pieno rispetto della persona. Quella leale sincerità che è costata la vita a Giacomo Matteotti in un contesto storico (richiamato proprio dalle minacce rivolteLe), dal quale l’Italia si è liberata, speriamo per sempre.
Tuttavia, proprio per rispettare chi ci ha insegnato, pagandone il prezzo più alto, il dovere della partecipazione democratica, Le manifestiamo le nostre perplessità riguardo alla sua presa di posizione. Impedire l’espressione del libero pensiero, tanto più se di uno storico universalmente riconosciuto per il rigore scientifico dei suoi scritti, non è certo quello per cui diede la vita chi si oppose alla violenza dello squadrismo fascista per donarci la libertà.
Come il socialista Giacomo Matteotti - di cui la nostra nazione commemora quest’anno l’anniversario dell’assassinio da parte dei sicari di Mussolini - e come tutti gli antifascisti, di diverse tendenze politiche, che caddero sotto i colpi delle bastonate fasciste. Fu proprio in conseguenza del mancato intervento del re, che avrebbe dovuto sconfessare il duce dopo l’assassinio di Matteotti, che Mussolini diede inizio alla sua dittatura.
Ma diedero la vita per permetterci di vivere in un libero Paese democratico anche coloro che, con o senza le armi, combatterono il fascismo quando, dopo essere crollato con l’arresto di Mussolini nel luglio del 1943, riprese feroce vigore sotto l’occupazione nazista, dopo l’8 settembre dello stesso anno.
È con diverso, ma non meno determinato vigore che ora l’ANEI tutela la Memoria dei 630.000 Internati Militari Italiani che rifiutarono di continuare a combattere per Mussolini e per Hitler, scegliendo la prigionia nei Lager, pur sapendo che sceglievano anche la morte, che colpì, infatti, 50.000 di loro.
Tutelare la loro Memoria vuol dire difendere i principi per cui sono rimasti prigionieri, gli stessi che il fascismo negava: la dignità della persona, negata da quel regime che gli IMI non vollero più legittimare e che li privava della libertà, anche quella di espressione, quella che Lei sembra voler negare; o il principio democratico, che concede il potere al popolo, attraverso i suoi rappresentanti, in opposizione all’autocrazia. Quel principio per cui Lei ha potuto essere eletto dai cittadini di Maserà e non nominato dal prefetto, come sotto il fascismo.
Ecco perché, Signor Sindaco, non possiamo stare zitti di fronte al Suo diniego che offende, prima di tutto, la nostra Costituzione, che tanti sacrifici ha richiesto per affermarsi e garantire la libertà di tutti i cittadini, anche la Sua; quel divieto che oltraggia anche la città capoluogo della provincia, che è famosa per la sua Università, il cui simbolo è, da sempre, la libertà di espressione, la città che ha dedicato uno spazio così importante alla Memoria degli oppositori del regime responsabile anche della morte di quel martire storicamente ricordato nel libro di cui Lei sembra non voler sentir parlare.
Quanto, poi alla giustificazione che non si tratta di un argomento neutrale, la Storia, frutto di rigorose ricerche e di inoppugnabili documenti, è neutrale, la sua interpretazione può essere politica, ed è quello che fa chi si oppone alla diffusione del lavoro degli storici quando la Storia non corrisponde al suo pensiero, ma, dal momento che, in questo libro, la Storia dimostra le nefandezze del fascismo, la cui apologia è vietata dalla nostra Costituzione, di sicuro, questo non è il Suo caso".
Gastone Gal
vicepresidente ANEI nazionale