Si è conclusa con quattro indagati e un sequestro milionario, la maxi inchiesta della Procura e del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Aosta su una serie di presunti reati commessi da quello che gli inquirenti ritengono un 'sodalizio criminale' dedito alle truffe sul Superbonus 110.
La Guardia di finanza ha eseguito questa mattina un decreto di sequestro preventivo per un ammontare di oltre 1,9 milioni di euro, proprio in relazione a crediti fiscali fittiziamente maturati relativi al Superbonus.
Nel corso delle attività è emersa, ad oggi, la presunta sussistenza di un’associazione a delinquere operante in Valle d'Aosta, all’interno della quale l'architetto aostano Christian Facchini e il commercialista Michele Massimo Monteleone, con sede in regione Borgnalle a Saint-Christophe si sarebbero associati con Damiano Calosso e Luca Simeone, amministratori di diritto e di fatto della società di costruzioni San Marchese 95 sas di Torino, con funzioni di general contractor, "per perpetrare i reati di truffa ai danni di privati, di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, di riciclaggio, autoriciclaggio, di false asseverazioni e indebite compensazioni di crediti di imposta", spiega una nota del maggiore delle Fiamme Gialle di Aosta Carlo Iannuzzo.
L’indagine ha tratto origine a seguito della querela sporta dai proprietari del condominio in via Stevenin 15 ad Aosta che si sono ritrovati sul proprio cassetto fiscale crediti ceduti, attraverso il meccanismo dello sconto in fattura, a fronte di lavori non ancora eseguiti.
L’architetto Facchini risulterebbe aver procacciato clienti interessati al Superbonus 110', offrendosi di curare l’iter amministrativo e suggerendo l’impresa che avrebbe effettuato i lavori, rivestendo di fatto molteplici ruoli: direttore dei lavori, responsabile della sicurezza e tecnico asseveratore; le asseverazioni, secondo quanto risulterebbe, avrebbero falsamente attestato l’esecuzione di uno stato di avanzamento dei lavori non corrispondente allo stato dei fatti, e sarebbero state successivamente trasmesse a ENEA. Il commercialista avrebbe apposto i visti di conformità che legittimavano l’esistenza dei lavori, offrendosi di curare l’iter amministrativo e suggerendo l’impresa che avrebbe effettuato le opere, rivestendo di fatto molteplici ruoli: direttore dei lavori, responsabile della sicurezza e tecnico asseveratore; le asseverazioni, secondo quanto risulterebbe, avrebbero falsamente attestato l’esecuzione di uno stato di avanzamento dei lavori non corrispondente alla realtà dei fatti, e sarebbero state successivamente trasmesse ad ENEA.
Il commercialista avrebbe apposto i visti di conformità che legittimavano l’esistenza dei crediti di imposta, curando la trasmissione all’Agenzia delle Entrate unitamente alla comunicazione della cessione dei crediti dai condòmini al general contractor. Gli impresari torinesi, secondo l’ipotesi investigativa, emettevano le fatture per mezzo delle quali aveva inizio l’iter di generazione dei crediti, che si è concluso con la cessione di parte stessi ad una società terza corrente a Bra (Cuneo). Le verifiche eseguite dai militari sono stati rese possibili anche grazie alla collaborazione della locale Agenzia delle Entrate che ha fornito un apporto documentale fondamentale per il buon esito delle attività. Le indagini nel settore proseguono.