Religio et Fides | 07 aprile 2024, 07:00

'La Sainte Face', 1946 - George Rouault (1871-1958)

"L’etimologia della parola pace risale a lingue molto antiche e al latino; significa legare e accordare; è tenere insieme diverse parti, guardando all’esistenza personale, è tenere unite tutte le componenti che ci costituiscono" don Paolo Quattrone

'La Sainte Face', 1946 - George Rouault (1871-1958)

La quaresima è alle spalle e siamo nel tempo di Pasqua che dura cinquanta giorni fino a Pentecoste. Anche in periodo pasquale però dobbiamo fare i conti con il male; per questo motivo riprendo il tema delle tentazioni che ho sviluppato nel tratto quaresimale soffermandomi su una delle più pericolose.

Nel Vangelo leggiamo di Gesù risorto che appare ai discepoli in due momenti distinti e in entrambe le occasioni esordisce dicendo loro: “Pace a voi!”. La pace non è, come potremmo credere, l’assenza di problemi e di contrarietà.

L’etimologia della parola risale a lingue molto antiche e al latino, significa legare e accordare. E’ tenere insieme diverse parti, guardando all’esistenza personale, è tenere unite tutte le componenti che ci costituiscono.

La pace individuale così come quella politica e internazionale non viene dall’eliminare qualcuno ma dal trovare un accordo tra differenti fattori che sembrano anche opporsi. Ciascuno di noi si porta dentro lati positivi e negativi, zone luminose e oscure, pregi e difetti, qualità e limiti. La pace non nasce eliminando il negativo ma tenendo insieme e in armonia tutti gli elementi che fanno parte di noi; questo non significa che non ci si debba e non ci si possa migliorare o sottovalutare il peccato. Occorre però essere consapevoli che vi sono degli aspetti che non possiamo cancellare perché sono parte costitutiva della nostra personalità e storia.

La tentazione più terribile che il demonio ama suscitare facendo leva su un inganno che ha seminato nel cuore di tutti, una sorta di virus, un meccanismo di auto-sabotaggio del nostro sistema operativo che fa andare in tilt conducendoci a smarrire del tutto la pace interiore poiché viene distorto il nostro modo di guardare la realtà è quella di pensare è quella di credere di non valere nulla e di non andare mai bene! Ogni qualvolta ci sentiamo frustrati perché non siamo giunti alla perfezione o ci sentiamo delle 'schifezze' quando sperimentiamo le nostre debolezze, ricordiamoci che dietro a tutto ciò c’è il diavolo.

Simmetria e perfezione nemmeno in natura esistono, neanche i cristalli apparentemente perfetti sono davvero simmetrici. Spesso, colti dall'inganno, le inseguiamo pensando così di essere migliori, di valere e di incasellare ogni aspetto di noi stessi possibilmente facendo sparire ciò che non ci piace. La simmetria e l’illusione di raggiungere la perfezione sono del demonio!

Dio invece ci chiede di amarci per come siamo perché soltanto questo ci dona pace. Impariamo a guardaci come ci guarda Lui, accettando pregi e limiti, potenzialità e difetti.

Tempo fa una ragazza giovane, in un dialogo, mi confidava di avere la percezione di non valere nulla, vedeva tutta la sua vita sbagliata ed era nell’ansia perché non si considerava una brava figlia, fidanzata, studentessa e cristiana in quanto non riusciva a dare il 100% in ogni dimensione della sua vita. Vuoi perdere la pace? Pretendi di costruirti un’esistenza perfetta tanto più contando esclusivamente sulle tue forze! Ciò che ci salva da questo inganno è solo Dio e il metterci sotto il suo sguardo, solo così possiamo accorgerci di valere, di essere importanti; Lui non pretende la perfezione bensì la bellezza e ci ricorda che ce la possiamo fare, che non dobbiamo raggiungere l’impossibile, che l’esistenza può essere bella tenendo insieme tutto ciò che siamo, accettando anche i limiti che sono importanti per non illuderci di essere Dio e riconoscendo e valorizzando i talenti.

Questo sguardo lo si può percepire dall’opera La Sainte Face (1946) del pittore francese George Rouault, dipinto che amo molto perché pur essendo semplice nei tratti e nello stile possiede una grande intensità. L’artista dopo aver realizzato nella sua giovinezza numerosi ritratti di uomini e donne comuni scopre che dietro a ogni volto umano c’è quello divino di Cristo e questo lo condurrà a prediligere quest’ultimo soggetto.

Nella seconda domenica di Pasqua si celebra la divina misericordia, è un invito a scoprire come Dio ci guarda davvero, proprio come gli occhi dell’opera di Rouault, carichi di amore, pronti a incoraggiarci, a farci sentire importanti e preziosi pur con i nostri difetti fisici, caratteriali e le nostre ferite e debolezze esistenziali.

E' questo che ci salva dal voler essere perfetti, da ogni ansia e paura di non andar bene. 

----------------------------------------------------------------------------------------

Letture d’arte è un’idea nata dieci anni fa che don Quattrone ha realizzato e che sta portando avanti per il settimanale Il Corriere della Valle della Diocesi di Aosta. Si tratta del commento delle letture della domenica compiendo un viaggio nello sconfinato panorama della storia dell’arte. Ogni settimana accosta la Parola di Dio della domenica ad un’opera, spaziando in varie forme espressive quali la pittura, la scultura, l’installazione, la fotografia, l’architettura.

Si tratta di un percorso che si muove nelle varie epoche, senza pregiudizi, scoprendo la forza e la bellezza non solo dell’arte antica ma anche di quella moderna e contemporanea. Questo cammino è iniziato quasi per gioco e sulla scia degli studi compiuti all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano dove Paolo Quattrone si è laureato nel 2008. La sfida è quella di riscoprire l’arte come canale privilegiato per rientrare in noi stessi, parlare di Dio e andare a Lui.

Il pensiero di fondo che caratterizza questa esperienza è quello che un’opera d’arte è tale nel momento in cui riesce a farci andare oltre la superficie, oltre la realtà. L’artista, come sosteneva Kandinskij, è un sacerdote che ha la missione di aprirci una finestra verso l’oltre, per farci accorgere che esiste una dimensione spirituale, per aiutarci ad esplorare i sentieri dello spirito. Questo ha portato don Quattrone ad affermare senza ombra di dubbio che tutta l’arte è sacra. E’ un errore immenso distinguere tra arte sacra e profana! Esiste l’arte religiosa e non, ma non è il soggetto rappresentato che rende sacra o meno una pittura, una scultura, un brano musicale o un film ma è ciò che trasmette, l’energia, la forza che suscita nel cuore dello spettatore.

Questa esperienza è possibile non soltanto ammirando opere a soggetto religioso ma anche contemplando quadri, sculture, installazioni che apparentemente sembrano non comunicare nulla di profondo. Un’opera d’arte è tale quando acquista una sua autonomia, una vita propria, quando riesce a far compiere all’osservatore riflessioni e percorsi che vanno oltre le intenzioni dell’autore.

Accostare Parola di Dio e arte vuol dire far convivere due canali che hanno la finalità di farci andare oltre la superficie, che conducono l’uomo a pensare, a scoprire la dimensione spirituale della propria esistenza.  

don Paolo Quattrone-red.laprimalinea.it

Ti potrebbero interessare anche: