Integrazione e solidarietà | 26 giugno 2025, 07:08

Don Isidoro al Festival dell’Umano, 'rimettere al centro l’umano tutto intero'

Tesi a confronto insieme al cardinale Pietro Parolin; il presidente della CEI, cardinale Matteo Maria Zuppi; il presidente della Camera, Lorenzo Fontana e i ministri Abodi, Schillaci e Casellati

Il cardinale Parolin incontra don Mercuri Giovinazzo

Il cardinale Parolin incontra don Mercuri Giovinazzo

Il sacerdote valdostano don Isidoro Mercuri Giovinazzo, presidente nazionale dell’Associazione Italiana di Pastorale Sanitaria-AIPaS, ha preso parte attiva al secondo Festival dell’Umano Tutto Intero, che si è svolto a Roma il 17 e 18 giugno 2025 presso il Pio Sodalizio dei Piceni, in Piazza San Salvatore in Lauro.

L’evento, promosso dal network "Ditelo sui tetti" – ispirato al passo evangelico di Matteo 10,27 e sostenuto da oltre un centinaio di realtà associative – ha proposto una riflessione corale su quella che è stata definita 'la nuova sfida antropologica': quale idea di uomo sta alla base delle recenti trasformazioni normative, giuridiche e culturali che attraversano l’Italia e l’Europa? E quali conseguenze ha, nella vita concreta, l’affermarsi di una visione riduttiva e spesso materialista dell’essere umano?

L’intuizione alla base del Festival prende le mosse da una profonda riflessione di Karol Wojtyła espressa già nel 1960, secondo cui solo comprendendo “l’umano tutto intero” – nella sua unità di corpo, mente, spirito, relazioni e desiderio di significato – è possibile affrontare questioni attuali come l’autodeterminazione, la bioetica, la fragilità e la dignità della vita.

L’AIPaS, sotto la guida di don Isidoro, si è resa parte attiva del network organizzatore, apportando contenuti e proposte concrete per la tutela della vita e la promozione della salute in una prospettiva integrale. In un contesto culturale dove – come ha denunciato Leone XIV all’inizio del suo pontificato – la fede cristiana è spesso percepita come “assurda”, il contributo dell’associazione si inserisce nel tentativo di restituire senso e valore ai luoghi fondamentali dell’esistenza: nascere, imparare, lavorare, curare, amare, ricominciare.

Il Festival ha visto la partecipazione di numerose personalità del mondo culturale, scientifico, ecclesiale e istituzionale, tra cui il cardinale Pietro Parolin il presidente della CEI, cardinale Matteo Maria Zuppi; il presidente della Camera, Lorenzo Fontana e i ministri Abodi, Schillaci e Casellati.

Oltre ai dibattiti, sono stati avviati numerosi tavoli di confronto con i decisori istituzionali, nazionali ed europei, dando impulso a riforme già concretamente approvate.

In un tempo segnato da ciò che Benedetto XVI aveva prefigurato come un “cambio d’epoca”, il Festival ha voluto proporre uno sguardo alternativo: non l’indifferenza verso la fragilità, ma lo stupore davanti alla dignità di ogni vita, anche quando essa è ferita, limitata o sofferente. “È proprio da questi cuori – ha dichiarato don Isidoro Mercuri Giovinazzo – che può rinascere la speranza. Una speranza che abita i luoghi della quotidianità e li rende fecondi, se accolta. Una speranza che chiede scelte pubbliche coraggiose, capaci di promuovere la libertà, la famiglia, l’educazione e le relazioni vere.”  

Per il sacerdote valdostano "quando si coglie una tanto dilagante nuova riduzione materialista dell'umano, per converso emerge uno stupore inatteso verso uno sguardo diverso sul|'uomo, in cụi, invece, ogni istante di vita, specie se piccolo o debole, malato, limitato ferito, appare di valore assoluto, sempre degno di cura perché sempre intriso di una domanda, di un grido di senso e di speranza. Di quella domanda di Vero, di Senso, di Giustizia, di Bellezza, in una parola di Speranza, riverberano 'cuori' che animano luoghi privilegiati in cui l'umanità di ciascuno è mossa e sollecitata. Se il cuore viene ascoltato, accolto, questi luoghi divengono segni di una dinamica umana e di relazioni grandi. Se quel cuore è invece dimenticato ingannato, allora quegli stessi luoghi divengono "idoli" destinati a produrre frustrazioni".

E quali strumenti, quali percorsi, quali strade possiamo utilizzare o imboccare perché i luoghi dei figli del cambio d'epoca siano animati dalla Speranza? Più precisamente, quali di queste strade sono in realtà 'vicoli ciechi" che approdano a false speranze e quali altre, invece, conducono ad orizzonti esistenziali attesi da quella "spes contra spem” che non lascia mai il cuore dell'uomo? "Il cambio d'epoca, dunque - sottolinea don Giovinazzo - appare davvero un momento straordinariamente bello perché possiamo scegliere. Scegliere, cioè, con ragione' e libertà, fra, una possibilità di Vita e il tunnel del 'nulla', seppur distratto da mode scintillanti e compulsive".

Il Festival dell’Umano non è dunque un semplice evento di confronto filosofico e sociale, ma un laboratorio di pensiero e proposta. Una sfida lanciata a chi guida oggi la cosa pubblica, per ricordare che ogni legge, ogni riforma, insegna sempre qualcosa sull’uomo. E che dalla visione dell’umano che si sceglie, dipende anche il futuro di una società intera.

pa.ga.