Editoriale | 29 febbraio 2024, 08:38

Il coniglio e il manganello

Il coniglio e il manganello

Cosa distingue i due agenti di una Volante della Questura di Aosta che con sensibilità e dolcezza hanno recuperato e messo in salvo un coniglio nano a Charvensod, dai loro colleghi del Reparto Mobile toscano che il giorno dopo, ironia della sorte, sono intervenuti a Pisa a colpi di manganello su studenti quasi tutti minorenni? 

Nulla assolutamente li distingue, se non le circostanze diametralmente opposte di intervento: la prima protettiva e preventiva (recuperare il coniglietto e affidarlo a cure sicure evitandone la morte o lo smarrimento), la seconda repressiva (bloccare sul nascere possibili iniziative protestatarie violente da parte di un certo numero di persone). Credo che a tutti piaccia pensare che quei poliziotti in assetto di guerriglia al posto dei colleghi aostani si sarebbero comportati allo stesso modo con la bestiola indifesa, ma è anche vero che se gli agenti della Volante si fossero trovati a indossare casco, scudo e manganello a Pisa, all'ordine di 'carichiamo!' avrebbero dovuto caricare (decidendo autonomamente la 'portata' del braccio armato di bastone: ci si può andare leggeri o pesanti).

E' questo il dualismo, ingiusto certamente e talvolta tragico, che accompagna costantemente chi indossa un'uniforme di Forza dell'ordine: ad azioni di spiccata umanità considerate da tutti meritorie e condivisibili ne corrispondono altre che necessariamente dividono l'opinione pubblica, inorridiscono alcuni e sono applaudite da altri. Però c'è un'altra costante importante: le attività di servizio 'divisive', che portano i cittadini a schierarsi da una parte o dall'altra, sono sempre e comunque repressive, mai preventive. Non si sono mai visti schieramenti politici od opinionisti, ma nemmeno commentatori social (parlo di quelli sani di mente) fronteggiarsi con opinioni opposte sulla necessità o meno di agire preventivamente contro le mafie, contro le truffe agli anziani, contro la violenza di genere, contro il traffico di stupefacenti e di esseri umani (su quest'ultimo punto anzi vi è una convergenza totale anche se forse con motivazioni diverse). 

Questo prova principalmente una cosa: la prevenzione e il buon senso, la capacità di decidere e di intervenire 'prima' che qualunque situazione degeneri o si verifichi è la vera soluzione per tutto. L'azione violenta è l'ultima risposta. Non è sempre possibile prevenire e nel caso di Pisa tutto si è svolto come una frana che parte piccola e poi raccoglie nella sua discesa pietre e detriti di ogni tipo. L'impatto non poteva non essere rovinoso e lo è stato. Qualcuno quasi certamente pagherà eccessi che, stando a quanto si vede dai filmati, sono stati commessi. Ma che vi sia stata premeditazione non lo credo né per una parte né per l'altra.

Non trattandosi di black-block addestrati (ma da chi, poi, sono addestrati?) né di pericolosi eversivi o scazzottari dei centri sociali, fatico a credere che quei 16, 17enni scesi in piazza per esprimere un sacrosanto diritto di dissenso intendessero davvero 'far male' a qualcuno.

Ma tutti siamo stati adolescenti e chi di noi ha vissuto in quell'età l'eccitazione di un corteo, la fierezza di 'appartenere' a un movimento e l'emozione di sentirsi dalla 'parte giusta' della barricata sa benissimo come sia facile accendersi di indignazione soltanto nel rivendicare ad alta voce le proprie ragioni e come sia ancora più facile passare dall'indignazione alla rabbia, anche incontrollata; lasciarsi travolgere da un'esaltazione giacobina ingiustificata ma che in quel momento assurge (falsamente) a sentimento di lotta. 

Quanto a quegli agenti in tenuta anti-sommossa, certamente nessuno di loro si è svegliato quella mattina con l'intenzione di andare a rompere la testa di un ragazzino che poteva essere suo figlio. Gli insulti, gli sputi, le minacce e la strafottenza di una minoranza di facinorosi possono però bastare, in un contesto di tensione ed emotività qual é quello di un corteo di protesta, a far esplodere la scintilla della violenza anche da parte di chi per 'mestiere' dovrebbe saper tenere a bada gli istinti. "Si tratta di persone formate per gestire le situazioni di tensione e pericolo, professionisti dell'ordine pubblico, non possono degenerare" hanno obiettato in molti. Ed è vero. Ma c'è quell'ordine: "carichiamo!", al quale chi indossa un'uniforme di polizia non può sottrarsi. Che poi spetti al singolo agente valutare il 'peso' dei suoi colpi, questa è altra cosa.

Non possono esistere in nessun campo dell'agire umano sempre soltanto la gloria o  sempre soltanto la vergogna e il dualismo del coniglio e del manganello è presente dietro ogni divisa, nel cuore e nella mente di qualunque poliziotto, carabiniere, finanziere. Non vi si possono sottrarre e questo è, per ciascuno di loro, premio e condanna allo stesso modo.

patrizio gabetti