Economia | 19 febbraio 2024, 19:12

Tunnel G.S. Bernardo; chi tiene ben saldo il coperchio sulla pentola?

Noti già lo scorso novembre i possibili problemi sull'appalto per i lavori alla soletta, ma si è andati avanti. Stranamente, però, nelle riunioni bilaterali italo-svizzere sulla cooperazione transfrontaliera non si discute del cantiere al traforo né dei 27 milioni di euro chiesti dalla società elvetica di gestione GTSB alla consorella Sitrasb

Tunnel G.S. Bernardo; chi tiene ben saldo il coperchio sulla pentola?

E' davvero complessa e sfuggente, la narrazione sui tanti accadimenti al traforo del Gran San Bernardo. Tanto per fare un esempio, dopo il minaccioso allarme lanciato ormai tre mesi fa dal suo presidente Olivier Français, non si sa più nulla della vicenda sui circa 27 milioni di euro chiesti dalla società di gestione elvetica GTSB alla consorella italiana Sitrasb, cifra che è metà della quota per mettere in sicurezza il traforo che collega l'Italia alla Svizzera, ovvero restaurare la soletta di ventilazione dopo l'ormai noto crollo avvenuto nel 2017.

Il 15 dicembre scorso, al termine di una riunione, il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti aveva però annunciato che era stata raggiunta un'intesa tra lo stesso Mit e la Società italiana traforo del Gran San Bernardo-Sitrasb per avviare rapidamente i lavori di messa in sicurezza e adeguamento della galleria e così è stato.

Poche settimane fa sono iniziati i lavori del cantiere mobile notturno (dalle 22 alle 6 con il passaggio del traffico leggero) alla soletta di ventilazione. Martedì 7 febbraio nel tunnel hanno però fatto ingresso gli ispettori della società di gestione svizzera che, per il rispetto del Codice degli appalti (l'applicazione della normativa italiana era stata chiesta da Sitrasb e messa a verbale), hanno effettuato controlli a campione sulle travi prefabbricate realizzate da una società italiana. Il cantiere è stato subito interrotto: sono stati rilevati valori inferiori sulla resistenza del calcestruzzo rispetto a quanto previsto in capitolato, quindi sono stati eseguiti controlli su tutte le travi. Quelle che non rispettano i valori di capitolato sono state rifiutate e quindi non potranno essere utilizzate. Ad oggi sono risultate conformi un centinaio di travi mentre per altre 200 circa si è in attesa dei risultati sulla qualità del materiale. Quelle scartate fino sono qualche decina mentre le 14 già posizionate sul lato svizzero sono risultate conformi ai valori e non dovranno essere rimosse.

Al termine dell'ispezione è però emerso che dirigenti e funzionari della Société Italo-Suisse d'Exploitation SALink esterno-SISEX che gestisce il tunnel, manutenzione compresa (Sistrab e GTSB sono azioniste alla pari) erano al corrente già lo scorso novembre di possibili problematiche relative alla fornitura delle travi, ma evidentemente è stato deciso di andare avanti con l'organizzazione dei lavori, che sono svolti dalla piemontese Cogeis della famiglia Bertino (che sta eseguendo importanti lavori alla bretella di Santhià sulla A5), mentre le travi in calcestruzzo sono state acquistate da una ditta del cuneese.

Nei giorni scorsi La Commissione europea ha acceso un faro sull’estensione della concessione alla Sitrasb per la gestione di parte italiana del tunnel e sta aspettando la documentazione completa dall’Italia. Per assicurarsi il rinnovo esteso della concessione alla società italiana serve una garanzia da 32 milioni di euro. La convenzione bilaterale scade nel 2034: difficile riuscire a ottenere  un credito bancario e nel contempo ammortizzare gli investimenti per i cantieri presenti e a venire. 

Di nessuno di questi temi, però - ovvero del credito di 27 milioni preteso da GTSB, delle problematiche di cantiere e delle attività della Commissione europea - è stato fatto cenno lo scorso 23 gennaio a Bellinzona durante la riunione del 14esimo Dialogo italo-svizzero sulla cooperazione transfrontaliera. Vi hanno preso parte molte persone: una folta delegazione svizzera dipartimentale e cantonale; rappresentanti di tutti i ministeri del Governo Italiano; dell'Agenzia Accise e Dogane; otto delegati della Regione Lombardia; cinque delegati della Regione Piemonte e, infine (ultimo nominativo indicato nel verbale della riunione) il delegato per la Valle d'Aosta Carlo Badino, dell'Ufficio regionale di rappresentanza a Bruxelles competente per la Cooperazione territoriale.

Per mercoledì 21 febbraio è previsto un nuovo incontro bilaterale italo-svizzero ma neanche per quella imminente data è prevista all'ordine del giorno la trattazione del tema 'Traforo Gran San Bernardo'. Ma allora perché solo tre mesi fa è stata prospettata dai vertici elvetici addirittura la chiusura del tunnel (con tanto di lettere minacciose agli omologhi italiani)? A qualcuno forse non interessa (o non interessa più) far luce sui quaderni della contabilità e tantomeno sui rapporti tra le due società di gestione? 

Mercoledì 21 febbraio, in Consiglio Valle, due iniziative dell'opposizione (presentate da Erika Guichardaz di PCP e da Stefano Aggravi, RV) tratteranno queste e altre tematiche relative ai trafori. 

pa.ga.

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