Ambiente | 12 luglio 2025, 07:45

Champdepraz; a Chèvrere l'acqua è sorvegliata speciale; lucchetti alle paratoie e due CMF stanno a guardare

Champdepraz; a Chèvrere l'acqua è sorvegliata speciale; lucchetti alle paratoie e due CMF stanno a guardare

Tutto ha realmente inizio il 30 settembre 2022, quando la società Beyfin Spa di Campi Bisenzio (Firenze), tra i principali operatori del settore Gpl in Italia, ha acquisito Aosta Gas srl, azienda con sede in frazione Berriat a Montjovet, attiva nella distribuzione di gas per combustione. Un’operazione strategica che ha consentito a Beyfin di consolidare la propria presenza nel Nordovest, con l’incorporazione di una realtà che movimenta 1.600 tonnellate di Gpl all’anno e genera un fatturato di circa 3,5 milioni di euro, servendo 4.000 clienti — tra privati e imprese — in zone non metanizzate.

Ma assieme ai depositi e agli otto dipendenti, nel pacchetto Beyfin è finito anche un bene particolare: il canale irriguo Ru Chevrère, che attraversa i prati di Chevrère e Villa nel Comune di Champdepraz. E qui sono iniziati i problemi.

Un acquedotto conteso

Il Ru Chevrère è un antico canale che scorre per parte del suo tracciato su terreni interessati dalle attività idroelettriche di Beyfin (è in corso la realizzazione di una centrale). Il diritto all’uso irriguo, però, non spetta all’azienda toscana, bensì al Consorzio di Miglioramento Fondiario-CMF 'Ru Chevrère et Montjovet', presieduto da Erik Almici e con sede proprio a Montjovet. La particolarità è che il Ru insiste anche su un’area ricadente nella competenza di un altro CMF: quello di "Chèvrere-Gettaz-Chantery" di Champdepraz, guidato da Lucia Bertorello, che mesi or sono ha preso il posto di Paola Péaquin.

Così si presentava il Ru il giorno prima della corvée del 5 luglio

Nonostante la natura consortile del diritto irriguo e la funzione pubblica del canale, Beyfin — nel corso della primavera — ha installato lucchetti alle paratoie piane e alle valvole lungo il Ru Chevrère, bloccando di fatto la libera derivazione dell’acqua da parte degli utenti agricoli. Una misura unilaterale che ha avuto effetti nefasti: da maggio a luglio i campi della zona hanno potuto usufrire di pochissima acqua, con pesanti disagi per agricoltori e allevatori locali.

Corvée in ritardo, acqua a singhiozzo

Anche su diretto interessamento e sollecitazione dell'assessorato regionale dell'Agricoltura, sabato 5 luglio il CMF 'Ru Chevrère et Montjovet' ha finalmente proceduto — seppur con forte ritardo — alla tradizionale corvée di manutenzione del Ru, rimuovendo detriti e occlusioni e riattivando la circolazione dell’acqua. Tuttavia, i lucchetti di Beyfin sono rimasti al loro posto e nessuno dei due consorzi, né quello presieduto da Almici né quello di cui è presidente Bertorello, è intervenuto per pretendere la rimozione dei blocchi. Le responsabilità si rimpallano tra due enti consortili che, a oggi, non hanno mostrato la forza o la volontà politica di far valere i diritti degli utenti irrigui contro un soggetto privato.

Le domande inevase

Il caso solleva interrogativi. Può un’azienda privata disporre a piacimento di un’opera irrigua collettivi? Dove sono finiti i poteri di vigilanza e intervento dei CMF? Perché né Almici né Bertorello hanno ancora diffidato formalmente Beyfin alla rimozione dei lucchetti?

La corvée della settimana scorsa non è bastata a sciogliere le perplessità degli allevatori e degli agricoltori della zona, che temono di trovarsi ancora una volta senz’acqua, abbandonati dalle istituzioni locali e dai consorzi che dovrebbero tutelarli. La vicenda del Ru Chevrère pare il simbolo perfetto di una montagna in cui il passaggio di proprietà e la spinta privatistica rischiano di travolgere il tessuto agricolo tradizionale. E dove a pagare sono, come sempre, gli ultimi della filiera: chi coltiva e alleva.

pa.ga.