Religio et Fides | 07 gennaio 2024, 07:00

El Greco, 'Cristo come Salvatore', 1610-1614

Lettura d'arte domenicale a cura di Don Paolo Quattrone

El Greco, 'Cristo come Salvatore', 1610-1614

Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall'acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba”. E’ un pezzo del brano di Vangelo proposto per la festa del Battesimo del Signore. Gesù si fa battezzare dal cugino Giovanni e mentre esce dall’acqua del Giordano i cieli si aprono e lo Spirito Santo scende su di Lui. Si può azzardare un paragone... il battesimo è quel sacramento che compie uno squarcio nella nostra realtà per far luce su di noi, innanzitutto portando il bagliore dello Spirito Santo sul buio del peccato che fa parte della nostra natura umana, chiarendo quale sia la nostra vera identità. Siamo figli di Dio amati e non suoi schiavi e Lui ci vuol bene anche se siamo ancora dei neonati che non sono in grado né di pensarlo, né di pregarlo. In che modo? Aprendo il nostro ingresso nella Chiesa e agli altri sacramenti, permettendoci di diventare un tutt’uno con Gesù luce di salvezza e infine rivelandoci che possediamo un’anima e che siamo abitati dalla presenza luminosa di un Dio. Un Dio che guida i nostri passi, illumina il cammino, non ci lascia mai soli tanto più quando siamo in bàlia delle ombre esistenziali e ancor di più quando ci troveremo faccia a faccia con la morte. II cielo nella Bibbia è il luogo di Dio, anche se sappiamo molto bene che Egli non abita nella sfera celeste e i cieli che si squarciano nel momento che Cristo riceve il battesimo significano che il mondo di Dio irrompe nella nostra realtà, tutto l’amore e la forza della Trinità si riversa sull’umanità così come in una giornata nuvolosa ma a un certo punto qualche raggio di sole riesce a farsi largo e a portare un po’ di luce e di calore.

Sulla scia di quanto evocato vi invito a soffermarvi su uno dei volti di Gesù più intensi della storia dell’arte, si tratta del 'Cristo come Salvatore' dipinto da El Greco tra il 1610 e il 1614.

Ho potuto ammirare quest’opera suggestiva alla mostra dedicata al pittore cretese che si svolge fino all’11 febbraio 2024 al palazzo Reale di Milano e che vi consiglio vivamente di visitare. La struttura di fondo del dipinto si rifà alle icone che El Greco, soprattutto in età giovanile dipingeva, ma la ieraticità bizantina unita all’espressività delle luci che l’artista aveva scoperto a Venezia soprattutto da Tiziano, Tintoretto e Jacopo di Bassano, contribuiscono a donare una speciale intensità al corpo luminoso del Cristo che si fa largo nel buio.

Con il battesimo permettiamo a Gesù di venirci incontro fin da bambini e di squarciare le tenebre che sono parte di noi. Vi invito a fermarvi e a fissare quest’opera di grande forza posando poi lo sguardo su un dettaglio particolarmente significativo: l’aureola non ha la classica forma tonda bensì è uno squarcio di luce a suggerire che Gesù è l’unica luce capace di sorgere e accompagnarci sempre e ovunque anche tra le tenebre più fitte, tra le ombre esistenziali con le quali dobbiamo sempre fare i conti nel percorso della vita per donarci la sua salvezza. Gesù viene incontro a tutti come luce, si offre a tutti. Non si tratta di inseguirlo ma semplicemente di accoglierlo, di spalancargli le porte. I sacramenti e in primis il battesimo sono la porta con la quale consentiamo a Cristo e allo Spirito Santo di raggiungerci in tutta la loro forza ed efficacia. Sappiamo allo stesso tempo che il Padre desidera salvare tutti gli uomini perciò può agire nelle persone e condurle alla salvezza anche per altre vie, per altre porte che conosce solo Lui: Così come ha ricordato papa Francesco in un passaggio di un’omelia in occasione della festa del Battesimo di Cristo: “anche coloro che non sono battezzati ricevono la misericordia di Dio sempre, Dio si avvicina, aspetta. Ci accarezza con la sua misericordia”.

Sappiamo però che il battesimo è il portone attraverso il quale permettiamo a Dio di affacciarsi su di noi fin dalla più tenera età, è un aprire un portone a quel Gesù portatore di luce di salvezza che El Greco ha saputo dipingere in modo stupefacente. 

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Letture d’arte è un’idea nata dieci anni fa che don Quattrone ha realizzato e che sta portando avanti per il settimanale Il Corriere della Valle della Diocesi di Aosta. Si tratta del commento delle letture della domenica compiendo un viaggio nello sconfinato panorama della storia dell’arte. Ogni settimana accosta la Parola di Dio della domenica ad un’opera, spaziando in varie forme espressive quali la pittura, la scultura, l’installazione, la fotografia, l’architettura.

Si tratta di un percorso che si muove nelle varie epoche, senza pregiudizi, scoprendo la forza e la bellezza non solo dell’arte antica ma anche di quella moderna e contemporanea. Questo cammino è iniziato quasi per gioco e sulla scia degli studi compiuti all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano dove Paolo Quattrone si è laureato nel 2008. La sfida è quella di riscoprire l’arte come canale privilegiato per rientrare in noi stessi, parlare di Dio e andare a Lui.

Il pensiero di fondo che caratterizza questa esperienza è quello che un’opera d’arte è tale nel momento in cui riesce a farci andare oltre la superficie, oltre la realtà. L’artista, come sosteneva Kandinskij, è un sacerdote che ha la missione di aprirci una finestra verso l’oltre, per farci accorgere che esiste una dimensione spirituale, per aiutarci ad esplorare i sentieri dello spirito. Questo ha portato don Quattrone ad affermare senza ombra di dubbio che tutta l’arte è sacra. E’ un errore immenso distinguere tra arte sacra e profana! Esiste l’arte religiosa e non, ma non è il soggetto rappresentato che rende sacra o meno una pittura, una scultura, un brano musicale o un film ma è ciò che trasmette, l’energia, la forza che suscita nel cuore dello spettatore.

Questa esperienza è possibile non soltanto ammirando opere a soggetto religioso ma anche contemplando quadri, sculture, installazioni che apparentemente sembrano non comunicare nulla di profondo. Un’opera d’arte è tale quando acquista una sua autonomia, una vita propria, quando riesce a far compiere all’osservatore riflessioni e percorsi che vanno oltre le intenzioni dell’autore.

Accostare Parola di Dio e arte vuol dire far convivere due canali che hanno la finalità di farci andare oltre la superficie, che conducono l’uomo a pensare, a scoprire la dimensione spirituale della propria esistenza.  

don Paolo Quattrone-red.laprimalinea.it