Economia | 16 ottobre 2023, 13:18

Uncem, 'preoccupati per le gravi conseguenze derivanti da chiusura tunnel'

Lavoratori in una sala tecnica nel tunnel del Bianco

Lavoratori in una sala tecnica nel tunnel del Bianco

"Non doveva chiudere, tra i proclami di tanti politici, e invece da oggi il tunnel del Bianco chiude. Chiude davvero. Con una serie di conseguenze gravissime che ci preoccupano". Così una nota di Marco Bussone, presidente nazionale dell'Uncem, l'Unione nazionali Comuni Comunità enti montani; Roberto Colombero, presidente dell'Uncem Piemonte e Giovanni Barocco, consigliere nazionale valdostano in merito alla chiusura, da questa mattina, del collegamento tra Italia e Francia per nove settimane, dovuta a interventi di manutenzione tecnica che riguardano la sostituzione di alcune solette dell'impalcato stradale nella zona centrale del traforo e dei 76 acceleratori installati sulla volta. La riapertura è prevista entro lunedì 18 dicembre.

Per Bussone, Colombero e Barocco la chiusura del traforo porta a "conseguenze immediate, su viabilità secondaria verso San Bernardo e Frejus" e a "conseguenze di medio e lungo periodo su un sistema alpino che, dopo vent'anni di indifferenza dei più, finisce per essere blocco verso l'Europa". Un problema "gravissimo, per molto tempo sottovalutato", dicono. E spiegano: "Sappiamo già che il nodo viario torinese, della tangenziale in particolare, da oggi fino a fine anno sarà intasato. E migliaia di camion in più andranno verso la Val Susa e il Frejus, essendo bloccata la statale 28 in Alta Val Tanaro verso Ventimiglia e Nizza e essendoci limitazioni per la stagione invernale sulla statale 21 verso la Maddalena. Pure il Gran San Bernardo è chiuso di notte fino a marzo ai mezzi pesanti alti più di tre metri".

L'Uncem 'qualifica' la situazione viabilità attraverso le Alpi come "un bel caos, che ci dice una cosa. I rallentamenti dei lavori ai trafori alpini ferroviari, la non pianificazione infrastrutturale, la mancanza di coesione vera europea che guarda alle montagne quale luogo di sviluppo e crescita, flussi e transiti, pesano come non mai. E peseranno tantissimo, da oggi, sui sistemi economici di Valle d'Aosta e Piemonte".

Conclude la nota: "Ora, svegliandoci tutti di fronte alle emergenze, si torni a pianificare come sancito dal Trattato del Quirinale tra Italia e Francia e da strumentazioni istituzionali europee. Che smettendo di considerare la Strategia macroregionale alpina strumento per fare un po' di progetti e incontri, forse finalmente si concentreranno -anche noi, tutti i Decisori politici e i Rappresentanti istituzionali- su reti, infrastrutture, Alpi che uniscono. È l'ora giusta, finalmente".      

red.laprimalinea.it