Themis e Metis | 16 agosto 2023, 23:40

Quando la Giustizia nasconde il volto, la sconfitta è di tutti

La Giustizia in Italia secondo la street artist Laika

La Giustizia in Italia secondo la street artist Laika

"Ho lottato per un futuro migliore, ma io non avrò mai un futuro...". In questa lucida e abissale dichiarazione del terrorista nero ("fascista ma non di destra" come ha scelto di definirsi) Pierluigi Concutelli è racchiuso il dramma di una generazione di menti intelligenti e autenticamente rivoluzionarie (a sinistra come a destra, si deve riconoscerlo) sconfitte dalla storia e da quel popolo di oppressi che si illudevano di rappresentare e che invece le hanno ripudiate.

Più genericamente è anche il dramma di tutti coloro che, disperatamente e con il cuore gonfio di speranza, hanno combattuto e combattono per ottenere qualcosa che invece hanno perso.

Restando in tema Giustizia, la recentissima desecretazione degli atti sulla strage di Bologna del 2 agosto 1980 è un altro cruciale aspetto di questo dramma, ovvero dell'impossibilità di mettere una parola fine a qualcosa che ha cambiato il corso non di 'una' storia ma 'della' Storia: dopo 43 anni di processi, depistaggi, ritrattazioni, assoluzioni e tre dicasi tre sole condanne definitive per l'esecuzione materiale dell'attentato (Giuseppe Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, tutti all'epoca giovanissimi) giunte al termine di uno dei processi più lunghi, inquinati e controversi della storia giudiziaria italiana, la confusione è sempre più grande sotto il sole.

Decenni di udienze, una mole di carte da riempire un palazzo e alla fine c'è qualcuno (e si badi bene, prima di lui ce ne sono stati diversi altri) che rilancia: "So per certo che quei tre sono innocenti, con la bomba non c'entrano nulla...".

L'affermazione del portavoce della Regione Lazio ed ex membro di Terza Posizione Marcello De Angelis ha generato per reazione un coro unanime di sdegno, perché come poco prima del suo post aveva ricordato il Presidente Mattarella, la matrice della strage è dichiaratamente di stampo neofascista (per metodologia, persone coinvolte, momento storico). Ma non è stata del tutto ben mirata questa reazione, perché De Angelis non ha negato che a mettere la bomba siano state mani di estremisti neri; ha invece detto e ripetuto che non sono stati i tre condannati in via definitiva. E questa cosa non esclude l'altra. E a dirlo è uno che proprio nel 1980 militava (ne era stato uno dei fondatori) in Terza Posizione, movimento eversivo di estrema destra i cui membri furono tutti indagati nei giorni seguenti la strage. Uno, insomma, che un pochino ne sa e probabilmente tutto ben ricorda, di quegli anni.

Uno, De Angelis, che arrestato e poi condannato per associazione sovversiva e banda armata, dopo essere uscito dal carcere nel 1992 si è messo a stampare un giornale insieme a un ex ideologo e terrorista rosso, Maurice Bignami. E che ha saputo darsi una 'ripulita' generale dalla testa ai piedi, se oggi è dov'è.

Insomma, liquidare frettolosamente le parole di uno così come le esternazioni di un revisionista storico da quattro soldi può essere un errore. Quand'anche si fosse trattato di una provocazione, prima di restituirgliela in faccia andava forse un attimo analizzata meglio. Bastava sederlo di fronte alla scrivania di un pm e chiedergli: "adesso dicci perchè!".

Io, personalmente, sono convintissimo che la bomba fu posata da personaggi dell'eversione nera ma nel contempo fatico ad associare una ragazza che dice al suo compagno di vita "se vai a picchiare le femministe, la 'mia' non la vedi più" a una che abbandona una valigia di esplosivo nella sala d'aspetto di una stazione piena di donne e di bambini. La prima è certamente la Mambro (l'episodio è narrato in libri ed atti processuali), la seconda in base alla sentenza della Cassazione è sempre la Mambro, ma non dobbiamo dimenticare che il processo per la strage di Bologna è assolutamente indiziario. 

A me la fretta con la quale è stata liquidata l'uscita di De Angelis e la relativa posizione pilatesca assunta dalla Meloni non sono piaciute, anzi mi insospettiscono: non sarà che non c'è voglia alcuna di riaprire quegli armadi? Forse si ritiene inutile dopo tanto tempo andare a cercare altri responsabili quando almeno tre 'sicuri' li abbiamo? La Giustizia non può permettersi il lusso di ragionare così, eppure lo ha già fatto tante altre volte in tante altre circostanze. Ci mancano ancora risposte, tra le tante, su chi ha messo materialmente la bomba il 12 dicembre 1969 alla BNA in Piazza Fontana a Milano e sulle responsabilità per la strage di Ustica.

E sia. Archiviamola pure come l'ennesima vanvera, l'esternazione di Marcello De Angelis. Ma una Giustizia che pur quando se ne presenta l'occasione preferisce l'oblìo alla ricerca costante e 'comunque' della verità, è una Giustizia che non merita futuro.

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Themis è il nome di una delle più antiche dee della giustizia in Grecia. Significa 'l’irremovibile' e veniva invocato a protezione dei giuramenti e a suggello della loro serietà.

Themis è la personificazione della Giustizia intesa come governatrice dell’ordine che si esprime non solo nel diritto ma anche nel procedere naturale delle cose. Metis, invece, secondo la mitologia greca era una divinità molto potente, figlia di Oceano e di Teti, che impersonificava la ragione, la saggezza e l'intelligenza.

LAPRIMALINEA.IT ha messo insieme queste due forti e millenarie energie, nel tentativo di rispondere ai tanti quesiti sulla Legge e sue possibili interpretazioni che in questi ultimi anni si sono fatti sempre più pressanti.

 

patrizio gabetti

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