Editoriale | 11 luglio 2022, 22:53

Nessun tocchi quella pietra...

Nessun tocchi quella pietra...

Le responsabilità, in questo mondo sempre più deresponsabilizzato rispetto ai grandi (e piccoli) temi dell'esistenza, fanno paura. Sono sempre meno le persone disposte a prendersi le proprie responsabilità, a farsi carico di un impegno.

Demandare ad altri, scaricarsi, passare il testimone: questa è la scelta preferita rispetto al dovere. 'Conosci i tuoi diritti' è senz'altro la prima, indiscutibile regola. 'Conosci i tuoi doveri' implica invece uno sforzo, una fatica, l'obbligo di dover rispettare i diritti degli altri almeno quanto i propri e questo piace senz'altro meno. “Io sono io, la società è un’altra cosa”. Si guarda dunque al 'dovere', alla responsabilizzazione personale, con diffidenza ovvero come a qualcosa che ci sminuisce, che riduce la portata della nostra libertà solo perché conferma quella del nostro prossimo.

E se questa falla può costituire di per sé un fattore di arretramento di una comunità, quando a delegittimare il senso del dovere sono addirittura le istituzioni politiche e amministrative allora possiamo parlare di svilimento vero e proprio della democrazia. Eppure accade tutti i giorni sotto i nostri occhi al punto che non ce ne accorgiamo nemmeno più: chi si ricorda quando è stata l’ultima volta che un amministratore pubblico ha ammesso di aver preso una decisione sbagliata che ha comportato un costo evitabile?

Ma è nelle piccole cose che si avverte maggiormente il significato di questa endemica mancanza di responsabilizzazione. Che poi piccole, le cose, non lo sono mai.

Una sera di giugno del 2017, durante uno scontro tra giovani che all’epoca bivaccavano tra piazza Narbonne e piazza Plouves, ad Aosta, un ragazzo scagliò una grossa pietra in mezzo alla strada: passava un’auto e il pietrone ci finì sotto, provocando qualche minimo danno ma senza ferire nessuno. Arrivarono sul posto polizia e carabinieri, i giovani si dispersero dopo essere stati identificati, il conducente dell’auto se ne ripartì per la sua strada. La pietra rimase sulla carreggiata e io che ero sul posto, per evitare che un automobilista distratto potesse finirci sopra, la tolsi e la misi sul vicino marciapiede, contro la facciata del Palazzo di Giustizia. E quella grossa pietra dopo cinque anni è ancora lì. Da un anno circa il Tribunale è interessato da lavori alle mura esterne: è stato transennato e vi sono state montate impalcature ma quella grossa pietra è rimasta lì. Ci sono stati processi che hanno richiamato tante persone e per i quali magari si poteva ipotizzare anche qualche problema di ordine pubblico, ma quella grossa pietra è rimasta lì.

A chi dunque la responsabilità di rimuoverla? Non di certo ai magistrati, che a Palazzo di Giustizia vanno tutti i giorni ma per coordinare indagini, reggere accuse e giudicare gli imputati. Non di certo agli agenti e ai carabinieri delle aliquote di polizia giudiziaria, che a Palazzo di Giustizia vanno tutti i giorni ma per l’appunto hanno compiti ben precisi di polizia giudiziaria e non posso certo svariare assumendosi oneri che non competono loro. Non di certo ai dipendenti amministrativi, che a Palazzo di Giustizia vanno tutti i giorni ma ci vanno per fare il lavoro per il quale sono pagati, mica per rimuovere oggetti contundenti addossati al muro. Non di certo agli avvocati, che a Palazzo di Giustizia vanno quasi tutti i giorni ma per tutelare i loro assistiti, non la sicurezza dei passanti. Non di certo agli indagati o agli imputati nei processi, che quando vanno a Palazzo di Giustizia hanno i guai loro a cui pensare. Non di certo agli operai che da tanti mesi lavorano all’esterno del Palazzo di Giustizia ma nessuno ha detto loro di occuparsi della rimozione di pietre sotto i ponteggi.

Ma allora, se un giorno a qualcuno venisse in mente di prendere in mano quella grossa pietra e scagliarla nuovamente in strada, di chi sarebbe la responsabilità? A questo punto mi viene un dubbio: sarebbe forse mia? Colpa mia, che quella grossa pietra l’ho raccolta da terra cinque anni fa per spostarla dove non avrebbe potuto nuocere a nessuno?  Allora mi sa che ben presto vado lì e la tolgo. Anche perché qualcuno, la responsabilità, deve pur prendersela.

patrizio gabetti