I numeri della raccolta firme promossa dal Comitato per il No alla riforma della Giustizia parlano chiaro e pongono una questione che va oltre il merito del quesito referendario. Regione per regione, la fotografia della mobilitazione mostra una forte disomogeneità territoriale e colloca la Valle d’Aosta all’ultimo posto per numero di sottoscrizioni raccolte.
Secondo i dati riportati nella tabella diffusa dal Comitato, in Valle d’Aosta sarebbero state raccolte poco più di 150 firme, un numero estremamente contenuto se confrontato con il resto del Paese. È vero che la Valle è la regione più piccola d’Italia per popolazione, ma il divario resta comunque significativo: anche rapportando il dato alla dimensione demografica, la partecipazione appare molto bassa.
Il confronto con altre realtà è impietoso. Regioni come Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Campania superano ampiamente le 8–10 mila firme, mentre anche territori con popolazioni simili o inferiori alla Valle d’Aosta, come il Molise o la Basilicata, registrano numeri sensibilmente più alti. Il dato valdostano non può quindi essere liquidato solo come una questione di dimensioni.
Al di là delle posizioni politiche – legittime e diverse – sulla riforma della Giustizia, il tema che emerge è quello della partecipazione democratica. La raccolta firme non è un voto, ma uno strumento costituzionale che consente ai cittadini di esprimere interesse, attenzione e volontà di approfondimento su riforme che incidono sull’assetto dello Stato e sui diritti fondamentali.
La Giustizia non è un tema astratto o lontano: riguarda i tempi dei processi, le garanzie per gli imputati e per le vittime, l’equilibrio tra poteri dello Stato, la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. È un ambito che tocca direttamente la vita civile di una comunità, anche – e forse soprattutto – in una realtà piccola come quella valdostana, dove il rapporto tra cittadini e istituzioni è tradizionalmente più diretto.
Il rischio, evidenziato da questi numeri, è quello di una disaffezione silenziosa, di un progressivo arretramento dell’impegno civico che lascia ad altri le scelte fondamentali. Partecipare non significa necessariamente aderire a una posizione, ma riconoscere l’importanza del confronto e del dibattito pubblico.
Il dato della Valle d’Aosta non è solo una statistica: è un campanello d’allarme. In una regione che rivendica spesso la propria autonomia e la centralità della partecipazione, l’assenza di mobilitazione su un tema cruciale come la Giustizia merita una riflessione profonda. Perché la democrazia, anche quella locale, vive solo se i cittadini scelgono di esserci.
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pa.ga.



