La Regione Autonoma della Sardegna guarda alla Valle d’Aosta come riferimento per costruire una propria società energetica pubblica. Con un avviso pubblico da poco pubblicato, l’assessorato regionale sardo dell’Industria ha infatti avviato una consultazione preliminare di mercato finalizzata alla redazione di uno studio di fattibilità per l’istituzione della 'Società Energetica della Sardegna-SES', indicando esplicitamente come modello di riferimento quello della Compagnia Valdostana delle Acque-CVA.
Il documento, previsto dall’articolo 77 del nuovo Codice dei contratti pubblici (D.Lgs. 36/2023), si inserisce nel quadro del Piano Regionale di Sviluppo 2024-2029 approvato dal Consiglio regionale della Sardegna (nella foto sotto, il Palazzo della Regione a Cagliari) ha l’obiettivo di valutare condizioni, vincoli, rischi e scenari per la creazione di una società pubblica regionale capace di promuovere politiche energetiche, garantire energia a condizioni eque e reinvestire gli utili nella transizione energetica.
Non è casuale il riferimento al “modello CVA della Valle d’Aosta”, richiamato più volte nell’avviso. La società partecipata valdostana rappresenta infatti uno dei pochi esempi italiani di gestione integralmente pubblica dell’energia idroelettrica su scala regionale, con una struttura industriale solida e una progressiva diversificazione nelle fonti rinnovabili.
La CVA nasce formalmente nel 1995, ma il vero punto di svolta arriva tra il 2001 e il 2002, quando la Regione Valle d’Aosta acquisisce da Enel tutti gli impianti idroelettrici presenti sul territorio regionale, integrandoli in una struttura unitaria. Un’operazione strategica che ha consentito di consolidare la gestione locale dell’energia, trattenendo sul territorio valore economico, competenze e capacità decisionale.
Da quel momento il gruppo ha avviato una fase di espansione e rafforzamento industriale, trasformandosi progressivamente nell’attuale Gruppo CVA, con un ruolo centrale non solo nell’idroelettrico ma anche nello sviluppo di altre fonti rinnovabili, dalla produzione eolica al fotovoltaico, fino ai servizi energetici avanzati.
È proprio questo percorso – dall’acquisizione degli asset strategici alla crescita industriale e alla diversificazione – che la Sardegna intende analizzare e, in parte, replicare. Lo studio di fattibilità richiesto dovrà infatti delineare il percorso procedurale, i vincoli giuridico-amministrativi, le fasi di avvio, espansione e consolidamento della futura società energetica regionale, valutandone anche il rischio di insuccesso.
La consultazione non costituisce una gara né comporta impegni vincolanti per l’amministrazione regionale, ma rappresenta un primo passo formale verso un progetto che, se concretizzato, segnerebbe un cambio di paradigma nella governance energetica sarda, sulla scia di un’esperienza – quella valdostana – che da quasi trent’anni dimostra come una società pubblica regionale possa essere non solo sostenibile, ma strategica.
Un riconoscimento implicito, ma politicamente significativo, del valore del modello Cva, proprio mentre in Valle d’Aosta il tema della governance e del ruolo della partecipata energetica continua a essere al centro del dibattito politico.


pa.ga.



