È lo schema che, secondo la Guardia di finanza di Aosta, avrebbe alimentato per anni il sistema di riciclaggio all’interno del Casinò di Saint-Vincent: una macchina oliata fatta di fiches, assegni e denaro contante, in cui alcuni clienti - clienti 'veri' solo in apparenza - trasformavano rapidamente soldi di provenienza sospetta in somme 'ripulite' con la compiacenza di funzionari infedeli della Casa da gioco. Un meccanismo descritto nel dettaglio a Laprimalinea.it da un 'porteur' (uno dei cosiddetti 'segnalatori' di clienti di casinò che di fatto ne sono veri e propri accompagnatori) di lunga esperienza.
LPL: Il suo racconto parte da una scena tipica:
Porteur: "Sì. Un cliente si presenta al responsabile di cassa chiedendo, diciamo, 20mila euro in fiches. In cambio consegna 10mila euro in contanti e un assegno per altri 10mila. Ricevute le fiches, il cliente gioca solo una minima parte della somma. Poi torna dal cassiere compiacente e chiede di riconvertire tutto, ottenendo denaro contante 'pulito' fino alla somma consentita e un assegno della Casa da gioco, come se avesse semplicemente 'vinto'. Poi una piccola parte di quel denaro rientra come 'compenso' nelle tasche del funzionario. È questo il cuore del metodo: simulare il gioco per trasformare fondi sporchi in fondi leciti".
La difesa dei funzionari indagati spiega però che i loro assistiti non erano a conoscenza di alcun meccanismo illecito e che quel denaro passato di mano era semplicemente una mancia.
"Beh, tempo fa un funzionario della Casa da gioco di St-Vincent aveva accompagnato alcuni clienti in un casinò ai Caraibi. Era in vacanza anche lui, nulla di strano. Lì però uno di questi clienti aveva tentato di trasferire un bonifico per decine di migliaia di euro, forse centomila, su un conto della Casa da gioco. La banca statunitense che gestiva i conti correnti della struttura, però, aveva bloccato l’operazione, giudicandola sospetta: il controllo sull’intestatario rivelava segnalazioni negative. Quello stesso funzionario si recò tempo dopo in trasferta turistica in Slovacchia con altri clienti, alcuni nomi dei quali compaiono oggi nelle carte dell’inchiesta della procura di Aosta. In un casinò di Bratislava tentarono un trasferimento di somme direttamente alla cassa, ma vennero fermati: "Qui non si può fare”. Allora puntarono sulla via classica: cambiarono circa 10mila euro a testa in fiches, giocarono pochissimo e tornarono subito a ritirare il denaro sotto forma di assegno della Casa da gioco. La scena insospettì un consulente del Casinò, nacque una discussione e quei 'clienti' chiesero allora di poter cambiare assegni delle cosiddette 'ditte del ferro', le stesse che oggi compaiono nell’inchiesta su Saint-Vincent. Credo che il cambio avvenne, anche se non posso esserne sicuro. Però la dinamica fu quella".
Il suo racconto, che è pur sempre, eventualmente, da riscontrare, fa comunque il paio con le risultanze degli inquirenti aostani...
Io le carte delle indagini non le ho, non le ho lette e non le voglio leggere, quello che so dell'inchiesta lo so dai giornali ma il meccanismo - al di là delle singole responsabilità che dovranno essere accertate - lo conosco ed è semplice e collaudato: attraverso bonifici, assegni aziendali o contante, i presunti giocatori alimentano un flusso finanziario illecito che viene ripulito grazie alla trasformazione in fiches e poi in denaro certificato dalla Casa da gioco con l’aiuto di chi, dall’interno, chiude gli occhi o agevola le operazioni. Una pratica che si può forse combattere con l'utlizzo delle nuove fiches dotate di chip con tracciamento fisico, tenendo sempre conto del fatto che ci sarà sempre chi si metterà all'opera per ovviare anche a questa 'risposta' antiriciclaggio'".


patrizio gabetti



