Dalla Parigi ottocentesca di Vidocq ai laboratori di genetica del XXI secolo. È un viaggio lungo due secoli quello raccontato nel nuovo libro “Storia criminale dell’identificazione personale” di Mirella Gherardi, medico legale ad Aosta, vicedirettore di Simlaweb e voce del podcast 'Crime e Scienza'. Un volume pubblicato da Le Lucerne e patrocinato da SIMLA, la Società Italiana di Medicina Legale e delle Assicurazioni, che approda da questa settimana in libreria e negli store digitali.
Un’opera che unisce divulgazione scientifica e affresco storico, ripercorrendo l’evoluzione delle tecniche di identificazione personale: dalle prime misurazioni antropometriche all’analisi del DNA, passando per casi investigativi entrati nella memoria collettiva.
Dal Cervino al mondo: un viaggio che nasce da una storia valdostana
Il libro si apre con un episodio profondamente legato alla Valle d’Aosta: l’identificazione di un giovane rimasto sotto i ghiacci del Cervino dagli anni Cinquanta. Da questa esperienza autobiografica prende forma un racconto più ampio, che attraversa l’intera parabola della medicina forense moderna, tra scoperte scientifiche e fallimenti clamorosi.
La narrazione parte dall’Ottocento, quando Eugène Vidocq e poi Alphonse Bertillon gettarono le basi dei primi sistemi scientifici di riconoscimento. A Bertillon si devono l’antropometria e la fotografia segnaletica, strumenti rivoluzionari per la polizia dell’epoca.
Ma è con la dattiloscopia che si compie il salto di qualità: William Herschel, Francis Galton e Juan Vucetich aprono la strada a una scienza che cambierà per sempre il modo di fare investigazione. Nel libro, Gherardi dedica ampio spazio anche ai pionieri italiani: Salvatore Ottolenghi, fondatore della Polizia Scientifica nel 1902, e Giovanni Gasti, ideatore del sistema classificatorio delle impronte.
La rivoluzione del DNA
Il vero spartiacque arriva negli anni Ottanta, con la scoperta del DNA fingerprinting ad opera di Alec Jeffreys. Una tecnica destinata a riaprire cold case, identificare cadaveri senza nome e, soprattutto, a riscrivere il rapporto tra scienza, giustizia e opinione pubblica.
I casi celebri: da Dreyfus a Jack lo Squartatore
Gherardi intreccia il racconto scientifico ai grandi casi giudiziari: l’affaire Dreyfus, simbolo degli errori investigativi dell’epoca; il furto della Gioconda del 1911, segnato da impronte ignorate; il mistero dello Smemorato di Collegno; il delitto Matteotti; gli omicidi di Jack lo Squartatore, irrisolti nonostante decenni di analisi.
“È un itinerario che intreccia scienza, giustizia e cultura”, scrive l’autrice, sottolineando il ruolo dei protagonisti: investigatori visionari, scienziati geniali, ma anche errori che hanno segnato la storia giudiziaria. È una storia affascinante e drammatica allo stesso tempo, fatta di delitti, intuizioni e, soprattutto, di umanità.
Per Franco Marozzi, vicepresidente di SIMLA e responsabile della comunicazione, il volume rappresenta una tappa naturale della missione di Simlaweb: aprire il mondo medico-legale a un pubblico più ampio, con un linguaggio pop ma rigoroso. “Gherardi ci riesce benissimo — spiega — integrando divulgazione e approfondimento, come ha già fatto nel podcast ‘Crime e Scienza’”.
Etica, privacy, errori giudiziari: la sfida contemporanea
L’ultima parte del libro affronta temi di grande attualità: l’uso corretto delle tecniche scientifiche; il rischio di errori giudiziari per cattiva applicazione degli strumenti; la questione della privacy genetica, tema centrale nel dibattito contemporaneo; il delicato equilibrio tra sicurezza e tutela dei diritti individuali.
La scienza dell’identificazione personale, ricorda Gherardi, è uno strumento di civiltà, ma richiede competenza, prudenza e senso etico.
Nel capitolo finale, l’autrice mostra come la nascita delle tecniche scientifiche di indagine abbia influenzato anche la letteratura, dando forma al poliziesco moderno: un genere figlio del metodo scientifico tanto quanto della creatività.



pa.ga.



