Religio et Fides | 16 novembre 2025, 06:03

'Mosaico del ciclo dei mesi', fine XII secolo

Lettura d'arte domenicale a cura di don Paolo Quattrone

'Mosaico del ciclo dei mesi', fine XII secolo

Nella seconda lettura san Paolo pone l’accento sul tema del lavoro: “Fratelli, sapete in che modo dovete prenderci a modello: noi, infatti, non siamo rimasti oziosi in mezzo a voi, né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato duramente, notte e giorno, per non essere di peso ad alcuno di voi”, parole che testimoniano che l’apostolo e i suoi collaboratori hanno lavorato per mantenersi.

Sappiamo che il santo praticava il mestiere di fabbricante di tende, molto probabilmente il suo tempo era scandito tra professione e annuncio del Vangelo e il fatto che fosse immerso anche nel mondo lavorativo contribuiva a dargli uno sguardo più attento alla vita della gente comune. Il lavoro manuale ci mantiene aderenti alla realtà e in più smuove l’intelligenza pratica che tutti possediamo e che va allenata ed esercitata tanto più per chi svolge professioni intellettuali per questo è bene individuare qualche attività manuale extra lavorativa in quanto fa bene al corpo ed alla mente.

San Paolo, ricorda poi che il lavoro è importante per mettere ordine nell’esistenza: “Vi abbiamo sempre dato questa regola: chi non vuole lavorare, neppure mangi. Sentiamo infatti che alcuni fra voi vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione”.

Esercitare una professione ci fa sentire utili per qualcosa e qualcuno, dona un senso, dà la percezione di incidere nella realtà, di portare il nostro contributo nel pezzetto di mondo nel quale viviamo. Chiediamoci come viviamo il tempo del lavoro: faccio ciò che devo fare o mi perdo in molteplici distrazioni? Mi aiuto a concentrarmi? Come gestisco il cellulare al lavoro? So organizzare il mio tempo lavorativo oppure affronto tutto in modo disordinato disperdendo energie mentali e fisiche? So darmi un tempo di inizio e di fine oppure sforo? Vivo il lavoro in modo agitato ed affannato oppure cerco di concentrarmi su ciò che devo fare qui e ora e non mi preoccupo del dopo? Sovente ci lamentiamo di essere oberati di impegni ma spesso dipende dal fatto che non ci diamo un ordine e delle priorità. Interessante quanto afferma san Paolo a fine brano: “A questi tali, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità”.

Quando lavoro sono tranquillo? Come esercito gli impegni e le responsabilità inerenti alla mia professione? Con agitazione, con l’ansia da prestazione, come una rincorsa o cerco di svolgere ciò che è di mia competenza con una certa calma che aiuta a vivere il lavoro con serenità e anche con una maggiore efficienza? Nel Vangelo con realismo Gesù ci pone di fronte alla realtà che sovente è complessa, presenta contrarietà, vi si affaccia il male e conseguentemente c’è la tentazione della disperazione e dello scoraggiamento ma alla fine del brano troviamo queste parole che ci indicano la strada: “Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”.

Spesso avvertiamo il peso del male negli ambienti di lavoro, nelle relazioni, in ciò che accade a livello internazionale ma questo non dev’essere un alibi per arrenderci bensì per rimboccarci le maniche e cercare di promuovere il bene e il bello là dove viviamo, per far divenire il lavoro un’opportunità per migliorare e cambiare il pezzetto di mondo che ci è affidato, per esercitare con onestà ed umanità la propria professione; occorre poi lavorare con impegno per mantenere vive le relazioni, per prenderci cura del nostro equilibrio psicofisico, per mantenere accesa la luce della fede che ciascuno di noi possiede e che a volte, di fronte alle avversità sembra affievolirsi ed è per questo che è necessario praticare la preghiera quotidiana, saper trovare dei momenti per staccare ed incontrarci con Dio. Nel presbiterio della cattedrale di Aosta si trova un magnifico mosaico della fine del XII secolo: al centro vi è Cristo che regge il sole e la luna a ricordare che è Signore del tempo e attorno vi sono dodici medaglioni raffiguranti i mesi dove all’interno sono illustrati i mestieri od attività di quel periodo stagionale. Occorre sempre darsi da fare, c’è sempre da lavorare in diversi ambiti e periodi innanzitutto per dedicarsi con passione e creatività alla propria professione e poi per coltivare le relazioni, per promuovere il bene, per praticare qualche hobby, per prendersi cura di sé stessi e della propria vita spirituale.

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Letture d’arte è un’idea nata dieci anni fa che don Quattrone ha realizzato e che sta portando avanti per il settimanale Il Corriere della Valle della Diocesi di Aosta. Si tratta del commento delle letture della domenica compiendo un viaggio nello sconfinato panorama della storia dell’arte. Ogni settimana accosta la Parola di Dio della domenica ad un’opera, spaziando in varie forme espressive quali la pittura, la scultura, l’installazione, la fotografia, l’architettura.

Si tratta di un percorso che si muove nelle varie epoche, senza pregiudizi, scoprendo la forza e la bellezza non solo dell’arte antica ma anche di quella moderna e contemporanea. Questo cammino è iniziato quasi per gioco e sulla scia degli studi compiuti all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano dove Paolo Quattrone si è laureato nel 2008. La sfida è quella di riscoprire l’arte come canale privilegiato per rientrare in noi stessi, parlare di Dio e andare a Lui.

Il pensiero di fondo che caratterizza questa esperienza è quello che un’opera d’arte è tale nel momento in cui riesce a farci andare oltre la superficie, oltre la realtà. L’artista, come sosteneva Kandinskij, è un sacerdote che ha la missione di aprirci una finestra verso l’oltre, per farci accorgere che esiste una dimensione spirituale, per aiutarci ad esplorare i sentieri dello spirito. Questo ha portato don Quattrone ad affermare senza ombra di dubbio che tutta l’arte è sacra. E’ un errore immenso distinguere tra arte sacra e profana! Esiste l’arte religiosa e non, ma non è il soggetto rappresentato che rende sacra o meno una pittura, una scultura, un brano musicale o un film ma è ciò che trasmette, l’energia, la forza che suscita nel cuore dello spettatore.

Questa esperienza è possibile non soltanto ammirando opere a soggetto religioso ma anche contemplando quadri, sculture, installazioni che apparentemente sembrano non comunicare nulla di profondo. Un’opera d’arte è tale quando acquista una sua autonomia, una vita propria, quando riesce a far compiere all’osservatore riflessioni e percorsi che vanno oltre le intenzioni dell’autore.

Accostare Parola di Dio e arte vuol dire far convivere due canali che hanno la finalità di farci andare oltre la superficie, che conducono l’uomo a pensare, a scoprire la dimensione spirituale della propria esistenza.  

don Paolo Quattrone-red.laprimalinea.it