Sport | 30 ottobre 2025, 12:48

Dipendenze, la Valle sopra la media nazionale per servizi terapeutici

Mancano però le strutture di primo livello, destinate ai soggetti più difficili da raggiungere

Dipendenze, la Valle sopra la media nazionale per servizi terapeutici

La Valle d’Aosta mostra performance superiori alla media nazionale nell’offerta di servizi ambulatoriali e residenziali per la prevenzione e la cura delle dipendenze, ma registra ancora l’assenza di servizi di primo livello, quelli a più alta accessibilità e rivolti in particolare alle persone che restano ai margini dei circuiti sanitari tradizionali.

È quanto emerge dall’analisi condotta dalla Fondazione Gimbe sull’organizzazione dei Servizi per le Dipendenze-SerD, presentata in occasione del 14esimo Congresso nazionale Federserd.

Nel dettaglio, nel 2024 la Valle d’Aosta conta 3,2 servizi ambulatoriali ogni 100.000 abitanti tra i 15 e i 74 anni, a fronte di una media nazionale di 2,6. I servizi ambulatoriali offrono programmi terapeutico-riabilitativi, trattamenti farmacologici e sostegno ai familiari, garantendo assistenza medico-sanitaria e psicologica.
Nel 2023, ultimo anno con dati completi, la regione presentava 16,5 utenti per ogni unità di personale dipendente, contro i 24,1 della media italiana, segno di una maggiore disponibilità di risorse umane in rapporto all’utenza.

Positivi anche i dati relativi ai servizi residenziali e semi-residenziali, che in Valle d’Aosta raggiungono un tasso di 5,4 strutture ogni 100.000 abitanti, più del doppio rispetto alla media nazionale (2,1). Queste strutture offrono percorsi di cura e riabilitazione calibrati sul tipo di dipendenza e in sinergia con i servizi territoriali.

L’anello mancante resta invece quello dei servizi di primo livello – come unità mobili, centri drop-in e strutture di prima accoglienza – completamente assenti in Valle d’Aosta nel 2024. A livello nazionale, il tasso medio è di 0,4 servizi per 100.000 abitanti.
Si tratta di presidi fondamentali per raggiungere le persone in condizioni di maggiore vulnerabilità, che spesso non accedono ai canali ordinari di cura.

red.laprimalinea.it