Nel suo ultimo rapporto sul controllo delle partecipazioni societarie detenute dalla Regione, pubblicato martedì 29 luglio, la Sezione di controllo della Corte dei conti ha dedicato ampio spazio alla Compagnia Valdostana delle Acque-CVA spa, fotografando una realtà in forte espansione, economicamente solida e centrale per le politiche energetiche della Valle d’Aosta.
Costituita nei primi anni Duemila e detenuta al 100% da Finaosta, CVA è oggi a capo di un articolato gruppo societario che, al 31 dicembre 2023, conta ben 155 società, di cui 108 controllate e 46 partecipate non controllate. L’espansione del gruppo, accelerata nel corso del 2023 con nuove acquisizioni e razionalizzazioni, è finalizzata – secondo quanto precisato dalla stessa società – alla realizzazione di obiettivi strategici nel campo dell’energia rinnovabile, dell’efficientamento energetico e della sostenibilità ambientale.
Dal punto di vista economico, CVA continua a registrare risultati di primo piano: l’utile netto 2023 ha raggiunto quota 205,8 milioni di euro, quasi quadruplicato rispetto all’anno precedente. Il gruppo impiega 438 dipendenti per un costo complessivo del personale pari a circa 31 milioni di euro.
Nel richiamare la legge regionale 26 del 2021, che ne ha confermato la natura strategica, la Sezione di controllo della magistratura contabile rileva come la Regione ribadisca la necessità che CVA mantenga piena autonomia gestionale, in coerenza con quanto previsto dal TUSP per le società 'quotate'. “Diversamente opinando – si legge nel documento – verrebbe snaturata la natura stessa di società quotata [...] e verrebbe sottratta ogni forma di autonomia decisionale alla società in favore di penetranti forme di controllo pubblicistiche”.
La relazione della Corte dei conti entra nel dettaglio della galassia societaria del gruppo, evidenziando che:
- 137 società non rispettano il requisito TUSP sul numero minimo di dipendenti rispetto agli amministratori;
- 133 società svolgono attività analoghe ad altre società del gruppo;
- altrettante non raggiungono la soglia di un milione di euro di fatturato annuo richiesta dal TUSP;
- 57 società risultano in perdita in almeno quattro degli ultimi cinque esercizi.
Su questi punti, CVA ha fornito una dettagliata spiegazione, affermando che molte delle società – in particolare le SPV (Special Purpose Vehicle) – sono strumenti tecnici utilizzati nel settore delle energie rinnovabili per lo sviluppo di impianti eolici e fotovoltaici. Trattandosi di veicoli progettuali, spesso inattivi fino alla cantierizzazione degli impianti, è fisiologico che non presentino fatturato o bilanci attivi. Le operazioni di razionalizzazione – spiega ancora CVA – sono in corso, soprattutto nell’ambito della cosiddetta “piattaforma SR”, con diverse fusioni già realizzate e altre previste entro fine anno.
Infine, la società precisa che gli amministratori delle società prive di personale non percepiscono alcun compenso, e laddove previsto, il compenso è incassato direttamente dalla capogruppo.
La Corte dei conti, nel prendere atto delle motivazioni addotte, invita la Regione a proseguire nel monitoraggio del gruppo, ribadendo la sua valenza strategica nel comparto energetico. Una raccomandazione che la Regione accoglie nel solco di una linea già tracciata: tutela dell’interesse pubblico, ma anche piena libertà gestionale per un operatore industriale che continua a dimostrare solidità, visione e capacità di adattamento al mercato.