Cronaca | 25 luglio 2025, 07:00

No del Consiglio Valle a proposta di legge su suicidio medicalmente assistito

Approvata però una risoluzione per sollecitare il Parlamento italiano su un tema che divide anche oltre le appartenenze politiche

No del Consiglio Valle a proposta di legge su suicidio medicalmente assistito

Nella seduta di giovedì 24 luglio il Consiglio regionale ha respinto la proposta di legge presentata dal gruppo Progetto Civico Progressista-PCP per disciplinare a livello regionale tempi e procedure relative al suicidio medicalmente assistito, in attuazione della sentenza della Corte Costituzionale n. 242/2019 (caso “Cappato/Dj Fabo”).

Il testo ha ottenuto solo sette voti favorevoli (tra cui PCP, parte di FP-PD e PlA) contro 27 astensioni espresse dai gruppi UV, SA, Lega VdA, RV, FI e da alcuni consiglieri di FP-PD e PlA. Il consigliere Diego Lucianaz (GM) ha scelto di non partecipare al voto.

Contestualmente, l’Aula ha approvato con 23 voti favorevoli un ordine del giorno dei gruppi di maggioranza, emendato in accordo con il capogruppo di RV, che impegna il Presidente del Consiglio regionale a trasmettere il documento ai capigruppo di Camera e Senato. Il testo sollecita il Parlamento ad approvare senza ulteriori indugi una legge nazionale sul fine vita, dando attuazione agli indirizzi già formulati dalla Corte Costituzionale.

La proposta mirava a regolare, nell’ambito del Servizio sanitario regionale, le modalità con cui una persona affetta da malattia irreversibile, fonte di sofferenze intollerabili e tenuta in vita da trattamenti vitali, possa accedere – previa verifica dei requisiti – al suicidio medicalmente assistito, nel rispetto della sentenza 242/2019. Il percorso sarebbe stato interamente gestito dall’Ausl, incluso il coinvolgimento del Comitato etico e la somministrazione del farmaco, senza oneri per il paziente. La relatrice Erika Guichardaz (PCP) ha motivato la necessità di agire sul piano regionale alla luce del vuoto normativo nazionale e dei ritardi registrati in altri casi noti come quelli di Federico Carboni e Fabio Ridolfi.

Un tema che divide, anche oltre le appartenenze

Il dibattito in Aula ha mostrato divisioni trasversali rispetto agli schieramenti politici. Alcuni consiglieri – come Chiara Minelli (PCP) e Andrea Padovani (FP-PD) – hanno sottolineato la necessità di garantire tempi certi e procedure definite per il diritto al fine vita, in nome della libertà di scelta e della dignità del malato. Per altri, come Luca Distort (Lega VdA), il testo apriva il rischio di derive etiche e culturali pericolose, in assenza di un quadro nazionale chiaro.

Anche tra i favorevoli non sono mancati distinguo: Aldo Di Marco (PlA) ha parlato di "questione di civiltà", mentre l’assessore Jean Pierre Guichardaz ha rivendicato un approccio pragmatico, sottolineando che la legge toscana – con contenuti analoghi – è già stata impugnata. Stefano Aggravi (RV), pur astenendosi, ha contribuito con emendamenti per rafforzare le garanzie e ha auspicato un maggiore coinvolgimento dello Stato.

Diversi consiglieri hanno insistito sulla necessità di non delegare alle Regioni un tema così delicato, evocando il rischio di una “geografia dei diritti” disomogenea tra territori. L’assessore alla Sanità, Carlo Marzi (SA) ha ricordato il rafforzamento recente delle cure palliative in Valle e la necessità di evitare approcci frammentari, ribadendo che l’unica sede appropriata per una normativa compiuta è il Parlamento.

Appello al Parlamento e dignità del dibattito

Nelle conclusioni, Erika Guichardaz ha confermato l’accoglimento degli emendamenti di Aggravi e ha rivendicato il valore politico e simbolico dell’iniziativa. Il Presidente del Consiglio, Alberto Bertin (FP-PD), ha denunciato l’inerzia del legislatore nazionale e ha definito la proposta un “atto di pressione democratica” verso Roma, evidenziando che molte Regioni si stanno già muovendo.

L’esito del voto ha rimandato di fatto la questione al livello nazionale, ma ha permesso un confronto pubblico che, pur segnato da sensibilità differenti, ha mantenuto toni rispettosi su un tema tra i più delicati dell’agenda politica contemporanea.

pa.ga.