Cultura | 10 luglio 2025, 09:15

J. D. Vance, il vice di Donald Trump, incantato dalle opere di una pittrice valdostana

Il quadro del mulino realizzato da Jorrioz sulla base della foto inviatale da J.D. Vance (cliccare sull'immagine per avviare la minigallery)

Il quadro del mulino realizzato da Jorrioz sulla base della foto inviatale da J.D. Vance (cliccare sull'immagine per avviare la minigallery)

Cosa unisce un’artista proveniente dalla più piccola regione d’Italia e il vicepresidente di uno degli stati più grossi al mondo? Ricordi d’infanzia che riemergono alla memoria grazie allo sfumato ed etereo colore dell’acquerello.  

Enrichetta Jorrioz, disegnatrice di architettura rurale per la Regione Valle d’Aosta e di antichità per il Museo Archeologico di Aosta, ha realizzato dei dipinti per J. D. Vance, il Vicepresidente degli Stati Uniti d’America, e per il generale James F. Glynn, che ha ricoperto il ruolo di comandante delle Forze per Operazioni Speciali dei Marines degli Stati Uniti.

Tutto ha inizio con un’amicizia nata attraverso i libri. Un’autrice, che ha collaborato con il generale Glynn per diverse opere editoriali e attualmente impegnata in nuovi progetti con lui, ha costituito un ponte tra il militare e la disegnatrice valdostana, mostrandogli i lavori dell’amica Enrichetta. Colpito dalla delicatezza e dalla carica emotiva delle opere, il generale ha espresso il desiderio di ricevere dei dipinti che gli ricordassero la sua infanzia. Per questo ha inviato a Jorrioz vecchie foto personali con il desiderio che lei le desse nuova linfa con il pennello. Tra le immagini inviate c’era quella della scala dove Glynn giocava da ragazzino. Oggi quel disegno è appeso sulla portaerei Nimitz (in basso nella foto), attualmente dispiegata nel Mediterraneo a seguito della crisi con l’Iran.

Quasi una mise en abyme metaforica: l’immagine della scala che permetteva di portare in alto il generale da bambino situata sulla nave che permette di far decollare gli arei del suo esercito.

Ma la storia non finisce qui: Vance, che oltre ad essere vice di Donald Trump è un ex marine, ha visto questi acquerelli e, apprezzando molto il tratto della pittrice italiana, ha deciso anche lui di inviare foto di souvenir d’infanzia a Enrichetta per goderseli sotto forma di dipinto (qui e in home page due opere per Vance)

L’artista, emozionata dalle richieste, ha deciso di regalare le sue creazioni: "È stata un’esperienza profondamente gratificante - racconta la disegnatrice -. Sapere che le mie opere hanno ridato loro un pezzo del loro passato, è la più grande soddisfazione".

Oggi, tutti noi navighiamo in quella che il grande sociologo americano Henry Jenkins ha definito 'cultura convergente': i media, ovvero le finestre attraverso le quali albertianamente ci affacciamo alla cultura, tendono a convergere, attraverso il digitale, verso un’unica piattaforma (sul nostro computer possiamo leggere un giornale, guardare un film, ascoltare musica, ammirare un dipinto o sfogliare un album fotografico). Ogni tanto però, forse desideriamo estrarre qualcosa da questo baule capace di contenere ogni cosa. Desideriamo che qualcosa che per noi è importante continui ad esistere, e qualcosa esiste se è un elemento staccato dal resto.

 

Il quadro con la scala per il generale Glynn

Quasi sempre scorriamo le foto dalla galleria del telefonino o del computer: i ricordi stoccati in immagini scorrono uno dopo l’altro all’interno di un flusso continuo che mescola la foto della laurea con quella dei 30 piattini di sushi e sashimi divorati al ristorante orientale. Un dipinto, invece, estrae un ricordo da questo flusso, lo delimita, lo incornicia e ci permette di farlo tornare presente ogni qualvolta vaghiamo con lo sguardo nella stanza in cui è appeso. In questo caso tutto questo è realizzato con la tecnica dell’acquerello: una pratica soave capace di ridare vita ad un ricordo come cipria su una pelle pallida. La mani di Enrichetta sottraggono quei ricordi dalla cattura meccanica della macchina fotografica, facendoli rifiorire con la sensibilità delle sue mani: il luogo d’infanzia è come la porzione centrale di una margherita alla quale la pittura è capace di restituire la corolla costituita dai profumi, dalle sensazioni, dalle emozioni, dalle scoperte che nella nostra memoria colorano i nostri ricordi in quanto schegge di esperienza soggettiva.   

 

Gian Marco Parrella