Cronaca | 16 aprile 2024, 21:02

Inquilino in carrozzella resiste allo sfratto dell'Arer che lo lascia in casa, ma cambia la serratura e non gli dà la chiave

'Mi hanno praticamente sequestrato nell'abitazione e quanto alla morosità è tutta da dimostrare' afferma Fabrizio Lovato, 65 anni, affetto da una grave patologia invalidante. Il suo avvocato: 'denunciamo tutti i responsabili di questa assurda situazione'. L'Azienda di edilizia popolare: 'è un inquilino moroso e il giudice non ha sospeso lo sfratto'

Fabrizio Lovato è rimasto nell'abitazione ma senza le chiavi della nuova serratura

Fabrizio Lovato è rimasto nell'abitazione ma senza le chiavi della nuova serratura

Una vicenda dai tanti risvolti umani, sociali, economici, tecnici, amministrativi. E politici anche, sicuramente. Da una parte c'è Fabrizio Lovato, 65 anni, professionista residente ad Aosta "affetto da una patologia autoimmune invalidante, irreversibile e ingravescente" certifica la diagnosi medica. Dall'altra c'è l'Azienda regionale di edilizia residenziale pubblica-Arer, che ha deciso che in quell'alloggio al quartiere Dora - dove Lovato è entrato nel 2016 in emergenza abitativa e che è poi passato in regime di 'edilizia convenzionata' - lui non ci può più stare perché a fronte di un canone mensile complessivo affitto+spese di 1000 euro lui ne paga soltanto 400 e ha accumulato un debito di circa 24.000 euro. 

Così l'Arer ha avviato la procedura di sfratto e una prima udienza si è svolta meno di un mese fa al tribunale di Aosta. In quell'occasione il giudice Modolo ha rinviato la decisione sul merito dello sfratto senza annunciare una data precisa di sentenza, ma non lo ha sospeso. Pertanto questa mattina, data dell'esecuzione di rilascio dell'immobile (dove Lovato vive con la moglie e un figlio, entrambi con problemi di salute) due funzionari dell'Arer, due agenti della Polizia locale e un fabbro si sono presentati alla porta di casa.

Lui era solo nell'alloggio ed era a letto. Non ha aperto la porta, anzi quando ha sentito il trapano del fabbro tentare di bucare la serratura (ci sono volute due ore all'artigiano per aprire la porta blindata) ha allertato il 112 affermando che stavano compiendo un'effrazione alla sua abitazione. E' arrivata una Volante, gli agenti hanno parlato con i colleghi della 'Locale' e se ne sono andati. Lui è rimasto dentro: quando la serratura ha ceduto e i funzionari Arer sono entrati insieme alla 'Locale', Lovato è rimasto irremovibile: "Non posso uscire in questo modo da casa, sto malissimo, senza una costante e adeguata terapia che posso fare solo in casa rischio la vita e voi di questo siete responsabili, oltre a non essere nel giusto - ha ribadito con voce ferma -. Inoltre il giudice non ha ancora emesso alcuna sentenza, si è riservato la decisione, quindi state commettendo una grave violazione di legge".

L'Arer e gli agenti hanno convenuto sull'opportunità di chiamare il 118 e far uscire Lovato di casa in barella, per condurlo eventualmente in ospedale. Ma quando è arrivata l'ambulanza, medico e infermieri hanno valutato che non era compito loro partecipare all'uscita 'forzata' dell'inquilino e se ne sono andati. A quel punto agli esecutori dello sfratto è rimasta una sola cosa da dare: rinunciare all'esecuzione ma in modo 'parziale' e assai singolare: hanno consentito a Fabrizio Lovato di restare nell'appartamento ma, dopo aver sostituito la serratura, non gli hanno consegnato copia della chiave. E lo hanno ammonito che sarebbero tornati. Non potendolo al momento estrometterlo per evidenti ragioni sanitarie, la consegna delle chiavi all'inquilino moroso avrebbe comunque significato per l'Arer confermare la legittimità della sua occupazione dell'alloggio. Di qui la decisione di lasciarlo dentro ma 'senza chiavi'.

"Una decisione assurda, che non trova fondamento né nella legge né nel buonsenso" afferma l'avvocato aostano Pasquale Siciliano, che assiste Lovato e così spiega la vicenda: "Nel 2016 a Lovato è stato consegnato questo alloggio in emergenza abitativa, perché era l'unico disponibile a un adeguamento delle barriere architettoniche. Per l'abbattimento di tali barriere, Lovato cede un credito di 10.000 euro all'Amministrazione dell'Arer.  Dopodiché l'immobile da 'emergenza abitativa' passa alla categoria di 'alloggio di edilizia residenziale convenzionata', con un canone di locazione determinato in base a un calcolo clamorosamente errato dell'Isee, che ha attribuito al mio assistito 1.400 euro al mese in più della somma realmente percepita, ovvero 800 euro di pensione. L'alloggio inoltre, purtroppo, presenta diverse problematiche legate alla dispersione di calore, che vanno a incidere fortemente sullo stato di salute di Fabrizio Lovato, aggravandolo: la morsa della sua malattia prospera nel freddo e si allenta con il caldo, ma in casa ci sono spifferi ovunque e l'impianto di riscaldamento funziona solo in parte. A questo punto il mio assistito, in considerazione del fatto che quel reddito indicato falsamente nell'Isee non lo ha mai percepito e in considerazione del fatto che l'alloggio presenta carenze importanti in danno alla sua salute, decide di autoridursi il canone di locazione da versare all'Arer, che non vuol dire 'non pagare' bensì pagare il giusto valore dell'immobile rispetto alle mie condizioni economiche e di salute. L'Arer rifiuta questa decisione e avvia lo sfratto per morosità, al quale ovviamente ci opponiamo; lo sfratto nel luglio 2023 viene concesso e inizia la causa di merito. Siamo in attesa del pronunciamento definitivo. In questo arco temporale, Arer e assistenti sociali hanno omesso di comunicare a Lovato che ha il diritto ad accedere al contributo affitti, di rientrare in emergenza abitativa, di accedere al bando degli alloggi Erp e perfino alla garanzia di morosità incolpevole, quindi lui ora si ritrova in situazioni patologica ed economica gravissime. Quanto è accaduto oggi, poi, secondo noi non trova il minimo riscontro nel buon senso: la nostra intenzione è ora quella di denunciare nero su bianco tutti i responsabili di questa assurda situazione". 

patrizio gabetti

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