Primo giorno
Era iniziata male, anzi malissimo. Venerdì 5 aprile una ragazza senza documenti né telefono, con i vestiti intrisi di sangue, viene trovata morta sul pavimento di una chiesetta diroccata e spoglia nel villaggio abbandonato di Equilivaz a La Salle, con profonde ferite da taglio alla gola e all'addome. In zona, ovviamente, non ci sono telecamere di sorveglianza; non risultano denunce di scomparsa né telefonate di allerta per un mancato rientro, la morte sembra risalire a qualche giorno prima. Si fa strada il timore che chi l'ha uccisa potrebbe essere ormai lontano e imprendibile, ma è questo stesso timore a spronare i carabinieri del Reparto operativo della Compagnia di Aosta e il sostituto procuratore Manlio D'Ambrosi a gettarsi a capofitto nelle indagini senza tralasciare alcuna pista ma concentrandosi in particolare sulla speranza, sulla possibilità che quella ragazza che risulterà essere una francese di 22 anni non sia arrivata a Equilivaz da sola. Perché se così fosse, se a ucciderla per un fatale destino fosse stato un balordo di passaggio, allora sì che tutto sarebbe maledettamente complicato.
Secondo giorno
Sabato 6 aprile gli elementi fra le mani degli inquirenti sono pochissimi ma da quelli si deve partire. S'interrogano gli escursionisti che hanno casualmente trovata, poi si cercano testimoni fra gli abitanti di La Salle e qui i primi riscontri positivi: sì, la ragazza così descritta dai carabinieri l'hanno notata in diversi ed era accompagnata da un giovane, un ragazzo gentile e sorridente, sembravano coetanei. Nella piccola comunità di La Salle la presenza dei due ragazzi dal look 'alternativo', anzi 'dark', che chiedevano dove poter acquistare cibo e spiegavano di essere diretti al suggestivo villaggio abbandonato di Equilivaz, non è passata inosservata. Bene, erano in due. Allora se una è la vittima, l'altro può essere l'assassino. C'è però anche quel furgone rosso notato da diversi residenti, rimasto parcheggiato per due giorni nella piazzola vicino all'imbocco del sentiero che porta a Equilivaz.
Terzo giorno
Per tutta la giornata di domenica 7 aprile gli investigatori dell'Arma seguono anche quella pista ma con sempre meno convinzione perché sono trascorsi meno di due giorni dal ritrovamento del cadavere ma già sanno che i due si muovono a piedi e sono arrivati in Valle passando dalla frontiera svizzera. Come Pollicino, i carabinieri seguono a ritroso e ricostruiscono i movimenti della coppia, che alle persone incontrate hanno spiegato di essere appassionati ricercatori di luoghi abbandonati: sono due ragazzi del movimento 'Urbex', l'urbexologia è la passione per i fabbricati antichi o nuovi purché in stato di abbandono da anni e l'Urbex Team Extreme-UTE è il gruppo che maggiormente si dedica a tale ricerca. All'ingresso della chiesetta abbandonata di Equilivaz qualcuno ha inciso le lettere UTE: saranno stati loro? O qualche altro visitatore? Fatto sta che i due ragazzi quel luogo lo conoscevano o almeno ne avevano le coordinate.
Quarto giorno
Lunedì 8 aprile gli inquirenti si serrano in un riserbo anche questo 'estremo', giungendo a vietare l'accesso del Palazzo di Giustizia ai giornalisti. In Valle sono arrivati inviati dei giornali e troupes televisive; tanta, troppa gente mentre si ha la sensazione che carabinieri e procura (al pm D'Ambrosi si è affiancato il procuratore capo facente funzioni, Luca Ceccanti) stiano stringendo il cerchio attorno al probabile assassino. Ma non parlano, c'è soltanto da lavorare. E intanto hanno il nome della vittima: Auriane Nathalie Laisne di Saint-Priest, vicino a Lione.
Quinto giorno
Martedì 9 aprile, al mattino gli esiti dell'autopsia confermano la morte di Auriane per dissanguamento: la ragazza è stata uccisa sul posto, l'omicidio pare d'impeto (non preterintenzionale, perché se colpisci qualcuno alla gola con qualcosa di affilato lo sai che puoi ucciderlo). Nel primo pomeriggio arrivano ad Aosta dalla Francia un uomo e una donna, marito e moglie, per il riconoscimento della vittima, che si svolge nel Comando dell'Arma. "E' lei, è nostra figlia". Ora non resta che trovare il suo compagno, ma tutto diventa più facile perché la coppia spiega, anzi conferma ai carabinieri che quel ragazzo, di nazionalità italiana ma di origini egiziane è già accusato di violenza domestica in Francia, a Grenoble e proprio nei confronti della 22enne morta a La Salle: il 3 maggio deve avere un processo ed è ricercato in tutto il Paese d'Oltralpe perché ha violato il divieto di allontanamento e probabilmente, anzi ora ve n'è certezza, anche quello di avvicinamento ad Auriane. I due giovani in effetti si sono ricongiunti consensualmente prima di venire in Vallle: a La Salle li hanno visti sempre insieme e sorridenti, felicemente complici. Ma sono giovani, per l'appunto: si litiga, ci si picchia, si fa la pace, ci si rimette insieme. Quante volte è successo in migliaia di coppie senza che nessuno debba morire per questo. Ma qualche volta, purtroppo, qualcuno muore, di amore malato.
Sesto giorno
Mercoledì 10 aprile trascorre nella ricerca febbrile del ragazzo, sul quale pendono ordinanza di custodia cautelare e mandato di cattura internazionale. Si diffondono incolpevolmente almeno tre notizie di cattura, tutte prontamente smentite ma è solo questione di ore. In serata la police di Lione trova Sohaib Teima, nato in provincia di Fermo, nelle Marche e mette fine alla sua fuga. Per tutti, è lui che ha ucciso Auriane Nathalie Laisne. Da oggi si tratta soltanto di capire il perché.