Dopo oltre due anni e due mesi di detenzione carceraria (il 27 gennaio 2022 era entrata in una cella alle 'Vallette' di Torino, poi era stata trasferita al penitenziario di Piacenza) sabato 30 marzo, vigilia di Pasqua, ha varcato nuovamente la soglia della sua abitazione di Aosta l'avvocata Maria Rità Bagalà.
Alla professionista - arrestata nel maggio 2021 nell’operazione 'Alibante' della Dda di Catanzaro contro una 'ndrina operante, secondo gli inquirenti coordinati dal pm Nicola Gratteri, tra Lamezia Terme e Aosta - sono stati concessi i domiciliari su istanza del suo legale, Aldo Ferraro del foro lametino. Peraltro già l'ordinanza di arresto aveva stabilito per la donna la detenzione domiciliare, ma nel gennaio 2022 la Dda calabrese aveva chiesto e ottenuto che la figlia di Carmelo Bagalà, considerato il 'boss' dell'omonima 'ndrina attorno alla quale orbita l'inchiesta, finisse in carcere.
"E' un passo importante, che da noi era atteso con fiducia e che si aggiunge all'annullamento delle interdittive antimafia che erano state ingiustamente disposte contro la mia assistita e contro suo marito e collega, Andrea Giunti - commenta a Laprimalinea.it l'avvocato Ferraro - ora partecipiamo al processo con maggiore serenità e certi del buon corso della Giustizia".
Iniziato il 20 luglio 2022 al Tribunale collegiale di Lamezia Terme (presidente Angelina Silvestri, giudici a latere Domenico Riccio e Salvatore Regasto) è tuttora in corso il processo scaturito dall’operazione 'Alibante'.
Diciannove erano state le misure cautelari con le accuse, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso, corruzione, estorsione, consumata e tentata, intestazione fittizia di beni, rivelazione di segreti d’ufficio e turbativa d’asta. Reati che per gli uomini del 'supermagistrato' Nicola Gratteri si sarebbero consumati lungo i comuni del litorale tirrenico e in particolare nei comuni di Lamezia Terme, Nocera Terinese, Falerna e Conflenti, oltre che nelle città di Aosta, Arezzo e Cosenza e che avrebbero visto al centro l'azione della cosca Bagalà.
Sono imputati il presunto 'boss' di 'ndrangheta Carmelo Bagalà (difeso dall’avvocato Pino Zofrea); la figlia Maria Rita Bagalà, avvocato del foro di Aosta (difesa dal legale Aldo Ferraro); suo marito e collega Andrea Gino Giunti, anch'egli del foro aostano (avvocato Ferraro); Francesca Bagalà (avvocato Roberto Sorrenti), Domenico Aragona (avvocato Ortensio Mendicino), Ferdinando Aragona (avvocato Ortensio Mendicino), Emilio Barletta (avvocato Raffaele Mastroianni), Peppino Calidonna (avvocato Salvatore Cerra), Francesco Cardamone (avvocati Ortensio Mendicino e Antonio Gigliotti), Renzo Cardamone (avvocato Vincenzo Belvedere), Antonio Cario (avvocato Ramona Gualtieri), Alfredo Carnevale (avvocato Ortensio Mendicino e Salvatore Staiano), Costanzo Giovanni (avvocati Antonio Muscimarro e Anna Mendicino), Vincenzo Dattilo (avvocato Pino Zofrea), Francesco Antonio De Biase (avvocati Giuseppina Caliò e Francesco Gambardella), Luigi Ferlaino (avvocati Raffaellina Mendicino e Pino Spinelli), Raffaele Gallo (avvocato Aldo Ferraro), Antonio Gedeone (avvocato Massimiliano Carnovale), Umberto Gedeone (avvocato Massimiliano Carnovale), Roberto Isabella (avvocati Francesco Gambardella e Massimiliano Carnovale), Giovanni Eugenio Macchione (avvocati Anna Mendicino e Antonio Gigliotti), Vittorio Macchione (avvocati Aldo Ferraro e Vincenzo Galeota), Mastroianni Antonio Rosario (avvocati Ortensio Mendicino e Antonio Muscimarro), Vittorio Palermo (avvocati Guido Contestabile e Mario Auriemma), Eros Pascuzzo (avvocato Anna Mendicino), Benito Provenzano (avvocato Pino Zofrea), Alessandro Rubino (avvocato Antonio Quintieri), Antonio Pietro Stranges (avvocato Giuseppe Sardo), Maria Rosaria Virardi (avvocato Raffaele Mastroianni).
Con un ricorso straordinario al presidente della Repubblica, a febbraio era stata annullata l’interdittiva antimafia emessa dalla questura di Aosta nel 2021 nei confronti di Maria Rita Bagalà. Identica interdittiva antimafia era stata annullata nell'ottobre 2022 anche a suo marito, Andrea Giunti; lo scorso gennaio il Tar ha condannato il ministero dell'Interno a risarcire Giunti con 6.000 euro per il danno che il legale del foro di Aosta – secondo il tribunale amministrativo regionale – ha patito dopo essere stato colpito dall’interdittiva.