Religio et Fides | 24 marzo 2024, 07:00

'Ulivi' -1889- Vincent van Gogh 1853-1890

Lettura d'arte domenicale a cura di Don Paolo Quattrone

'Ulivi' -1889- Vincent van Gogh 1853-1890

La liturgia della Domenica delle Palme si apre con la lettura del Vangelo che narra di Gesù che entra a Gerusalemme osannato dalla folla, segue la benedizione degli ulivi e in processione si fa ingresso in chiesa dove viene proclamata la Passione di Cristo, quest’anno secondo la versione di Marco. C’è una forte discrepanza: prima Gesù è acclamato e pochi giorni dopo la gente griderà: “Crocifiggilo!”. Tutto ciò rivela quanto noi umani siamo altalenanti tra il bene e il male, scostanti  anche nei confronti di Dio.

Ci sono momenti nei quali ci sentiamo ferventi credenti, coincidono solitamente quando le cose tutto sommato vanno bene, mentre se si affaccia qualche nube all’orizzonte ecco che siamo subito pronti a puntare il dito contro il Signore e ben presto lo mettiamo alla gogna.

Poniamoci questa domanda: com’è il mio rapporto con il Dio? Ho forse tagliato i ponti con Lui perché mi ha deluso, perché non mi ha esaudito? Perché mi è capitato quel problema, quella malattia o quel lutto? La gente acclama Gesù al suo ingresso a Gerusalemme perché si aspettava che in quanto Messia avrebbe salvato Israele dal dominio romano, mettendo le cose al loro posto, magari guidando una sommossa popolare ma la rivoluzione che ha portato è ben diversa, è fondata sull’amore. Parola inflazionata e per questa ragione rischia di perdere il suo autentico senso.

Vi sono diversi significati etimologici, io prediligo questo: dal latino “amors”; “mors” significa morte e la “a” davanti fa da negazione perciò amore vuol dire: non morte! Gesù ci ha insegnato con la sua vita che il suo vero potere non consiste nel dissolvere magicamente i nostri problemi o nell’evitarci sofferenze, malattie, dispiaceri e lutti bensì nell’aiutarci a mettere amore in tutto ciò che viviamo, donandoci quella forza necessaria per affrontare tutte le varianti della vita senza soccombere, per non essere smorti, arresi, passivi ma vivi. Quante volte ce ne andiamo da Dio, gli voltiamo le spalle e lo sfrattiamo perché non ha agito come ci saremmo aspettati.

Anche per la domenica delle Palme punto i riflettori su un’altra tentazione insidiosa che il demonio suscita in noi, quella di inquinare la nostra idea di Dio, distorcendo la sua immagine e insinuandoci questo pensiero: se Lui esiste allora deve farsi avanti e agire altrimenti vuol dire che non c’è, oppure che è un debole. In sostanza ci conduce alla bestemmia che non è solo quella da bar... ossia la maleducazione del nominare Dio senza alcun motivo ma vi è una forma più profonda che consiste nell’attribuire al Signore ciò che non è, creandoci un suo volto alterato e deformato.

Il Signore ha rispetto della nostra dignità e libertà perciò il suo mestiere non consiste nell’evitarci i problemi o nel sostituirsi a noi bensì nello starci a fianco pronto a sostenerci nelle sfide quotidiane per aiutarci a mettere amore sempre, nei momenti belli così come in quelli duri. Erroneamente a quanto spesso crediamo, amare non è provare un sentimento, un’emozione ma è qualcosa di più. Amare è decidere di intraprendere una strada, una scelta, come voler bene tutta la vita a quella persona che ho sposato standoci insieme nei momenti belli così come in quelli bui; amare è scegliere come affrontare ciò che mi accade nel bene e nel male senza cedere allo sconforto, alla rabbia, alla delusione, alla ribellione. E’ istintivo chiedere a Dio, quando siamo nella prova, di liberarci da quella situazione ma in realtà dovremmo dirgli di donarci la forza necessaria per mettere amore in ciò che stiamo vivendo per non arrenderci affinchè anche in quella circostanza negativa possa fiorire un germoglio di vita.

Ulivi (1889) è uno dei numerosi quadri di Vincent van Gogh  ispirati al tema di quella pianta che tanto lo affascinava. Gli ulivi del quadro sembrano fluttuare vivi nel paesaggio, quasi danzassero, ci rimandano al ramo d’ulivo che faremo benedire domenica, quel segno ci ricorda che Dio è presente nelle nostre case dove si vive di tutto ed è con noi per aiutarci ad affrontare ogni situazione. La benedizione è quel gesto liturgico che ci ricorda che il Signore dice bene di noi perché ci ama e che la sua forza consiste nell’aiutarci a tirar fuori, ad esprimere quel bene che ci abita e che a volte resta inespresso, chiuso in un cassetto e che invece va messo in campo tanto più nei momenti impegnativi.     

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Letture d’arte è un’idea nata dieci anni fa che don Quattrone ha realizzato e che sta portando avanti per il settimanale Il Corriere della Valle della Diocesi di Aosta. Si tratta del commento delle letture della domenica compiendo un viaggio nello sconfinato panorama della storia dell’arte. Ogni settimana accosta la Parola di Dio della domenica ad un’opera, spaziando in varie forme espressive quali la pittura, la scultura, l’installazione, la fotografia, l’architettura.

Si tratta di un percorso che si muove nelle varie epoche, senza pregiudizi, scoprendo la forza e la bellezza non solo dell’arte antica ma anche di quella moderna e contemporanea. Questo cammino è iniziato quasi per gioco e sulla scia degli studi compiuti all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano dove Paolo Quattrone si è laureato nel 2008. La sfida è quella di riscoprire l’arte come canale privilegiato per rientrare in noi stessi, parlare di Dio e andare a Lui.

Il pensiero di fondo che caratterizza questa esperienza è quello che un’opera d’arte è tale nel momento in cui riesce a farci andare oltre la superficie, oltre la realtà. L’artista, come sosteneva Kandinskij, è un sacerdote che ha la missione di aprirci una finestra verso l’oltre, per farci accorgere che esiste una dimensione spirituale, per aiutarci ad esplorare i sentieri dello spirito. Questo ha portato don Quattrone ad affermare senza ombra di dubbio che tutta l’arte è sacra. E’ un errore immenso distinguere tra arte sacra e profana! Esiste l’arte religiosa e non, ma non è il soggetto rappresentato che rende sacra o meno una pittura, una scultura, un brano musicale o un film ma è ciò che trasmette, l’energia, la forza che suscita nel cuore dello spettatore.

Questa esperienza è possibile non soltanto ammirando opere a soggetto religioso ma anche contemplando quadri, sculture, installazioni che apparentemente sembrano non comunicare nulla di profondo. Un’opera d’arte è tale quando acquista una sua autonomia, una vita propria, quando riesce a far compiere all’osservatore riflessioni e percorsi che vanno oltre le intenzioni dell’autore.

Accostare Parola di Dio e arte vuol dire far convivere due canali che hanno la finalità di farci andare oltre la superficie, che conducono l’uomo a pensare, a scoprire la dimensione spirituale della propria esistenza.  

don Paolo Quattrone-red.laprimalinea.it

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