Cronaca | 05 marzo 2024, 14:33

Titolare di pensione per cani condannato per maltrattamento di animali

Si tratta dell'allevatore Angelo Lodato, 53 anni, residente a Gignod, titolare del 'Centro Cinofilo Chez Nous-Amici a 4 zampe'

Titolare di pensione per cani condannato per maltrattamento di animali

Condannato per maltrattamento di animali a una multa di 670 euro con versamento di una provvisionale risarcitoria di 5000 euro e altri danni da liquidarsi in separato giudizio civile, oltre al pagamento di 3.500 euro per spese legali oltre a oneri di legge. Questa la condanna inflitta questa mattina dal giudice monocratico del tribunale di Aosta all'allevatore Angelo Lodato, 53 anni, residente a Gignod, titolare della pensione per animali 'Centro Cinofilo Chez Nous-Amici a 4 zampe' di Gignod.

Lodato era accusato di aver procurato a Thor, un dobermann di sette anni, un assideramento dal quale fu salvato in extremis ma che lo indebolì al punto che dopo pochi mesi il cane morì. La denuncia era stata presentata dal maggiore degli Alpini Akalay Karim Bensellam, in forza alla Caserma 'Cesare Battisti' di Aosta e assistito dagli avvocati Sandro Sorbara e Massimo Balì (per parte civile).

Il 10 marzo 2023 Bensellam e la moglie (sposati dal 2016) riuscirono finalmente ad andare in viaggio di nozze nell'agognata località all'altro capo del mondo che avevano scelto dopo il matrimonio. Thor, 50 chili e in ottima salute, aveva sempre viaggiato con loro ma in quella circostanza ritennero difficoltoso fargli affrontare un viaggio così lungo. Dopo averlo fatto visitare da un veterinario per verificarne lo stato di salute, la coppia si recò con il cane alla pensione per animali gestita da Lodato, il quale spiegò loro che il suo centro cinofilo era attrezzato con box coibentati dotati di riscaldamento a terra e Thor, in questi freddi e nevosi giorni di marzo, avrebbe dormito in uno di quei box. 

Bensellam e la moglie partirono come organizzato il 10 marzo per il loro lungo viaggio e due giorni ricevettero da Lodato un messaggio whatsapp che confermava come Thor fosse "un bravo e diligente cane" ma precisava anche che a Gignod "fa un po' di freddo". La circostanza non preoccupava l'ufficiale degli Alpini, sapendo che il cane dormiva ben protetto dalle intemperie. La mattina del 14 marzo, però, Lodato scrisse a Bensellam che Thor era morto in circostanze improvvise e imprevedibili: lui credeva fosse stato colpito da un malore improvviso e disse che attorno al corpo del cane c'erano sangue e feci. Lodato propose di portare il corpo del cane da un veterinario di sua conoscenza per espletare le formalità di rito ma Bensellam insistette per portarlo dal suo veterinario di fiducia, il dottor Mattia Castellan. 

Quaranta minuti dopo, Lodato comunicò al Maggiore che "forse il cane è ancora vivo" e che lo stavano trasferendo da Castellan. Quattro ore dopo il medico informò Bensellam di aver salvato Thor, ma anche che il cane era giunto in clinica completamente bagnato e in un gravissimo stato ipotermico: la temperatura interna era di 16 gradi. Altre problematiche, però, il dottor Castellan non ne aveva riscontrate e a Bensellam parve subito singolare il fatto che Lodato avesse taciuto, al telefono, l'ipotermìa di Thor. Ulteriori sospetti gravarono quando il veterinario si offrì di custodire il cane fino al rientro della coppia dalle vacanze, facendo loro capire che forse non era "opportuno" ricondurre il cane in struttura. Bensellam chiese al gestore della pensione per animali copia delle immagini delle videocamere di sorveglianza della notte in cui Thor sarebbe stato colpito dall'ipotermia, ma ha asserito in querela (e sostiene in processo) di non aver mai ricevuto alcuna registrazione di quella notte, bensì immagini generiche della struttura, alcune peraltro datate 12 ottobre 2001, quindi totalmente inutili a una ricostruzione dell'accaduto.

"Stranamente, proprio quella notte, le videocamere non avevano funzionato" afferma ironicamente il militare. Un successivo incontro, il 22 marzo, tra Bensellam e Lodato, non produsse nulla di più: il gestore di 'Amici a 4 zampe' continuò a sostenere la sua versione, ovvero che il cane fu trovato incosciente con vicino sangue e feci e non seppe spiegare le ragioni della grave ipotermia se non che forse, a suo dire, svenendo il cane si era fatto cadere addosso la ciotola d'acqua. Ipotesi ritenuta assolutamente inverosimile dall'ufficiale degli Alpini, secondo cui invece Thor quella notte fu lasciato all'addiaccio, esposto al gelo e alla neve, perché infatti proprio in quelle ore era nevicato. Una personale indagine del Maggiore Bensellam, inoltre, avrebbe rivelato che altri cani ospiti della struttura avevano accusato malesseri dopo pochi giorni e uno addirittura era morto all'improvviso durante una semplice toelettatura.

"Le affermazioni di Lodato e le testimonianze rese in dibattimento dai suoi operatori ci hanno lasciato piuttosto perplessi - spiega l'avvocato Massimo Balì, che assiste in parte civile Bensellam -. Se realmente gli ambienti erano riscaldati e il cane non è uscito, come ha fatto a raggiungere quella temperatura? E come mai il veterinario non ha rinvenuto tracce di sangue nel cane ma si è limitato a 'riscaldarlo e reidratarlo'? Su queste e altre incongruenze, le deposizioni non hanno fatto luce, anzi...".

L'inchiesta svolta dalla Procura di Aosta aveva portato all'incriminazione di Lodato e all'emissione di un decreto penale di condanna (sanzione di 6.000 euro) contro il quale l'imputato aveva fatto opposizione, dando così origine al processo.

pa.ga.