Religio et Fides | 25 febbraio 2024, 07:00

Campanile di Giotto, 'Formella dell’astronomia', 1337-1341

Lettura d'arte domenicale a cura di Don Paolo Quattrone

Campanile di Giotto, 'Formella dell’astronomia', 1337-1341

Come annunciato la settimana scorsa, ogni domenica di quaresima cercheremo di conoscere alcune delle tentazioni più insidiose che il demonio suscita per confonderci e allontanarci dalla via del bene, della felicità e della santità.

Tento di dire qualcosa alla luce del Vangelo: Gesù si trasfigura dinanzi a Pietro, Giacomo e Giovanni, mostrandosi in tutto il suo splendore rivelando la sua divinità e la voce del Padre irrompe dalla nube proclamando: "Questi è il Figlio mio, l'amato", ricordandoci che Cristo non è solo un saggio che ha detto e fatto cose buone ma è Dio fattosi uomo. Domenica scorsa sottolineavo che una delle tentazioni più infide che il demonio suscita nei cuori e nelle menti è farci credere che lui non esiste, altrettanto cerca di fare nei confronti di Dio illudendoci che non esista e che sia una gigantesca montatura, un’invenzione dei preti, una favola per bambini o per gente ingenua. Ecco così la tentazione di pensare che esiste solo ciò che vedo, che tocco, che misuro pensando che tutto il resto, tanto più la dimensione spirituale e trascendente, sia una grande panzana.

Spesso questo pensiero si fonda su una eccessiva fiducia e un’errata considerazione della scienza che è sì importante ma che innanzitutto non ha come fine quello di dimostrare la non esistenza di Dio e che inoltre non è incompatibile con la fede altrimenti come si spiegherebbero i numerosi scienziati di fama mondiale credenti. La ricerca scientifica oltretutto si fonda su teorie e non su certezze assolute perciò anche in questo campo ci sono margini di errori e di variabili. Qualcuno può obiettare adducendo questo argomento: perché nel libro della Genesi, nello specifico nel racconto della creazione, si parla di Adamo e Eva e di cose che non sono assolutamente vere? Pochi forse sanno che quelle pagine sono un racconto mitico e non un trattato di scienza. Come sosteneva Galileo, la Bibbia ci dice come si va in cielo ossia si tratta di un testo spirituale mentre la scienza ci dice come va il cielo cioè si interroga sui fenomeni.

Il racconto della creazione affronta i grandi interrogativi esistenziali e spirituali dell’uomo: da dove viene la vita, il bene e il male, le differenze, la libertà, il peccato, il rapporto con se stessi e con Dio e non è affatto incompatibile con le teorie scientifiche sull’origine dell’universo come per esempio il Big Bang; non ci dice come si è generato e evoluto l’universo perché questo è compito degli scienziati bensì afferma che tutto è iniziato non dal caso ma da Qualcuno. Essere uomini e donne di scienza, avere fiducia nella tecnologia e nel progresso non è in contraddizione con la fede, anzi, allarga il nostro sguardo e ci ricorda che abbiamo un’anima, che esiste una dimensione trascendente dell’esistenza; si tratta perciò di imparare ad assumere uno sguardo che va oltre, che non si ferma al tangibile, la vita è molto di più e non solo.

 Occorre ammettere che a certe domande più profonde quali da dove veniamo, chi siamo, che senso ha la vita, cosa c’è dopo la morte, nessuna formula matematica o applicazione di smartphone può rispondervi. Il demonio fa di tutto per suscitare il sospetto sull’esistenza di Dio perché sa che credere in Lui ci fa bene mentre dubitandone tendiamo ad appoggiarci soltanto sulla nostra intelligenza, le nostre forze e sicurezze ma prima o poi si scopre che non bastano. Viviamo in un mondo dove pensiamo che per essere emancipati dobbiamo eliminare Dio, mettere da parte questa favola che ci è stata raccontata da bambini e intanto mai come oggi siamo malati di ansia e di depressione.

Tornando al Vangelo, il Padre dalla nube dice: "Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!", non ascoltiamo solo noi stessi e cito questa frase tratta dal libro dei Proverbi (Pro 3,5): "Confida nel Signore con tutto il cuore e non appoggiarti sulla tua intelligenza".

Sui quatto lati del campanile di Giotto ci sono le copie (poiché gli originali sono conservati nel Museo dell’Opera del Duomo di Firenze) di formelle che compongono un ciclo di immagini, realizzate dalla scuola di Andrea Pisano, raffiguranti i saperi del tempo. Nel caso specifico si tratta di un astronomo che osserva i corpi celesti con un quadrante. Guardiamo oltre il nostro naso perché c’è di più, è ciò che muove uno scienziato ma anche un credente.

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Letture d’arte è un’idea nata dieci anni fa che don Quattrone ha realizzato e che sta portando avanti per il settimanale Il Corriere della Valle della Diocesi di Aosta. Si tratta del commento delle letture della domenica compiendo un viaggio nello sconfinato panorama della storia dell’arte. Ogni settimana accosta la Parola di Dio della domenica ad un’opera, spaziando in varie forme espressive quali la pittura, la scultura, l’installazione, la fotografia, l’architettura.

Si tratta di un percorso che si muove nelle varie epoche, senza pregiudizi, scoprendo la forza e la bellezza non solo dell’arte antica ma anche di quella moderna e contemporanea. Questo cammino è iniziato quasi per gioco e sulla scia degli studi compiuti all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano dove Paolo Quattrone si è laureato nel 2008. La sfida è quella di riscoprire l’arte come canale privilegiato per rientrare in noi stessi, parlare di Dio e andare a Lui.

Il pensiero di fondo che caratterizza questa esperienza è quello che un’opera d’arte è tale nel momento in cui riesce a farci andare oltre la superficie, oltre la realtà. L’artista, come sosteneva Kandinskij, è un sacerdote che ha la missione di aprirci una finestra verso l’oltre, per farci accorgere che esiste una dimensione spirituale, per aiutarci ad esplorare i sentieri dello spirito. Questo ha portato don Quattrone ad affermare senza ombra di dubbio che tutta l’arte è sacra. E’ un errore immenso distinguere tra arte sacra e profana! Esiste l’arte religiosa e non, ma non è il soggetto rappresentato che rende sacra o meno una pittura, una scultura, un brano musicale o un film ma è ciò che trasmette, l’energia, la forza che suscita nel cuore dello spettatore.

Questa esperienza è possibile non soltanto ammirando opere a soggetto religioso ma anche contemplando quadri, sculture, installazioni che apparentemente sembrano non comunicare nulla di profondo. Un’opera d’arte è tale quando acquista una sua autonomia, una vita propria, quando riesce a far compiere all’osservatore riflessioni e percorsi che vanno oltre le intenzioni dell’autore.

Accostare Parola di Dio e arte vuol dire far convivere due canali che hanno la finalità di farci andare oltre la superficie, che conducono l’uomo a pensare, a scoprire la dimensione spirituale della propria esistenza.  

don Paolo Quattrone-red.laprimalinea.it