Religio et Fides | 18 febbraio 2024, 07:00

'Diavolo Appeso a Pont-St-Martin', 2024

Lettura d'arte domenicale a cura di Don Paolo Quattrone

'Diavolo Appeso a Pont-St-Martin', 2024

Gesù viene sospinto dallo Spirito nel deserto per quaranta giorni e lì viene tentato da Satana. L’evangelista Marco non scende nei dettagli come fanno Matteo e Luca ma semplicemente si limita a ricordarci che Cristo, facendosi uomo, conosce nella carne le tentazioni che riguardano anche la nostra esistenza ma sovente rischiamo di farci un’immagine errata di cosa siano davvero. In queste domeniche di quaresima cercheremo di percorrere alcune delle tentazioni più ricorrenti e infide che si possono affacciare.

Partiamo dal significato etimologico. Tentazione deriva dal verbo latino 'temptare' che si traduce in assalire. C’è dunque qualcuno che sovente tenta di assaltare il nostro cuore per metterlo in subbuglio, per farci perdere la pace e la felicità. L’artefice di tutto questo ci viene proprio svelato nel brano di Vangelo: Gesù nel deserto è tentato da Satana. Quest’ultimo agisce su di noi attraverso dei pensieri cattivi che hanno come finalità quella di mandarci in tilt agendo come una sorta di illusionista che ha come scopo principale quello di confonderci le idee, travestendo il male da bene, dividendoci e frantumandoci interiormente mentre i pensieri che Dio suscita in noi hanno come obiettivo quello di condurci alla pace e alla felicità. Il cuore dell’uomo perciò è il campo di battaglia dove Dio e il demonio si fronteggiano.

A mio avviso la prima tentazione, il primo inganno che il diavolo tenta di suscitare in noi è farci credere che lui non esiste, che è solo frutto di una leggenda o di una favola; infatti se ignoriamo che esista un nemico della nostra felicità il lavoro di Satana gli risulterà molto più semplice! Ogni anno, in occasione del carnevale di Pont-Saint-Martin (in Valle d’Aosta) si appende il diavolo a ricordo della leggenda che vuole che san Martino, avendo bisogno di attraversare il torrente, chiede aiuto al demonio, il quale prontamente lo costruisce in una notte ma in cambio pretende la prima anima che lo attraverserà. Il santo ingannerà satana facendo transitare per primo un cane.

Lo scontro tra bene e male, l’esistenza di Dio e del demonio sono una realtà che nel corso dei secoli è stata narrata nell’arte e nella tradizione popolare con molteplici sfumature ma ricordiamoci che in ogni leggenda c’è un fondo di verità!

Il diavolo esiste e dubitate di chi vi dice che è solo un retaggio del medioevo. Il fatto che ci sia non vuol dire vederlo appostato a ogni angolo e tantomeno parlare sempre e soltanto di lui incutendo angoscia nelle persone, però occorre dire che esiste un pericolo, che qualcuno  desidera con tutte le forze condurre al male l’esistenza di ogni singola persona e di conseguenza dell’intera umanità.

Il brano di Marco ci suggerisce una seconda tentazione quando ci sottolinea che il periodo di prova che Gesù vive nel deserto ha un limite di tempo che consiste in quaranta giorni. Il male esiste, è impersonato dal diavolo ma il suo potere ha un limite, Dio e il bene sono più forti. E’ vero, l’influenza e l’azione del male si fa sentire con innumerevoli sfumature e forme ma non dobbiamo mai cedere alla tentazione di pensare che esso prevarrà. Ci possono essere periodi di prova, di crisi, di fatica, di sofferenza ma non durano in eterno e oltretutto Dio può agire anche dentro di essi. La sua onnipotenza infatti non consiste nel fatto che possa fare quello che desidera perché al centro c’è la libertà dell’uomo, il cosiddetto libero arbitrio, ma Dio può suscitare il bene anche nelle zone più buie dell’esistenza e della storia umana. Mai dire mai!

Mai cedere all’inganno del demonio che di fronte a una situazione di male, di peccato, di errore, di sconfitta, di prova ci fa credere che non vi sia via d’uscita, che sarà sempre peggio, che ormai è la fine di tutto, che non c’è più speranza, che non ha più senso credere nel bene, nel perdono, nella pace, nel dialogo, in Dio.

Tornando alla leggenda legata al ponte romano di Pont-Saint-Martin, la sera del martedì grasso si svolge un evento emozionante: il diavolo che è stato appeso il giorno dell’epifania viene bruciato e segue uno spettacolo pirotecnico. Quel fantoccio rosso con corna e forcone che prende fuoco ci ricorda che il male esiste ma non avrà l’ultima parola così anche per la nostra esistenza personale e per la storia dell’umanità. Alla fine il bene trionferà, e il male, con i suoi seguaci, andranno persi per sempre.

Ricordiamoci: il male ha un limite, il bene no!

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Letture d’arte è un’idea nata dieci anni fa che don Quattrone ha realizzato e che sta portando avanti per il settimanale Il Corriere della Valle della Diocesi di Aosta. Si tratta del commento delle letture della domenica compiendo un viaggio nello sconfinato panorama della storia dell’arte. Ogni settimana accosta la Parola di Dio della domenica ad un’opera, spaziando in varie forme espressive quali la pittura, la scultura, l’installazione, la fotografia, l’architettura.

Si tratta di un percorso che si muove nelle varie epoche, senza pregiudizi, scoprendo la forza e la bellezza non solo dell’arte antica ma anche di quella moderna e contemporanea. Questo cammino è iniziato quasi per gioco e sulla scia degli studi compiuti all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano dove Paolo Quattrone si è laureato nel 2008. La sfida è quella di riscoprire l’arte come canale privilegiato per rientrare in noi stessi, parlare di Dio e andare a Lui.

Il pensiero di fondo che caratterizza questa esperienza è quello che un’opera d’arte è tale nel momento in cui riesce a farci andare oltre la superficie, oltre la realtà. L’artista, come sosteneva Kandinskij, è un sacerdote che ha la missione di aprirci una finestra verso l’oltre, per farci accorgere che esiste una dimensione spirituale, per aiutarci ad esplorare i sentieri dello spirito. Questo ha portato don Quattrone ad affermare senza ombra di dubbio che tutta l’arte è sacra. E’ un errore immenso distinguere tra arte sacra e profana! Esiste l’arte religiosa e non, ma non è il soggetto rappresentato che rende sacra o meno una pittura, una scultura, un brano musicale o un film ma è ciò che trasmette, l’energia, la forza che suscita nel cuore dello spettatore.

Questa esperienza è possibile non soltanto ammirando opere a soggetto religioso ma anche contemplando quadri, sculture, installazioni che apparentemente sembrano non comunicare nulla di profondo. Un’opera d’arte è tale quando acquista una sua autonomia, una vita propria, quando riesce a far compiere all’osservatore riflessioni e percorsi che vanno oltre le intenzioni dell’autore.

Accostare Parola di Dio e arte vuol dire far convivere due canali che hanno la finalità di farci andare oltre la superficie, che conducono l’uomo a pensare, a scoprire la dimensione spirituale della propria esistenza.  

don Paolo Quattrone-red.laprimalinea.it

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