Cultura | 11 gennaio 2024, 07:45

Quel forte dolore alla spalla prima del concerto a Saint-Vincent... 25 anni fa ci lasciava Fabrizio Dé André

Come l'amante disperato di Marinella fece alla sua porta, la morte bussò cosi l'11 gennaio 1999 al cuore di un uomo che l'aveva sempre cantata senza paura e con il necessario disprezzo, quasi un sentimento di inutile sfida

Quel forte dolore alla spalla prima del concerto a Saint-Vincent... 25 anni fa ci lasciava Fabrizio Dé André

Moriva 25 anni fa Fabrizio De André; l'11 gennaio 1999 quel 'meraviglioso cialtrone' (così poté chiamarlo l'amico di sempre Paolo Villaggio ricordandolo tra le lacrime ai suoi funerali) e grandissimo poeta aveva solo 58 anni e lasciava dietro di sé struggenti capolavori senza tempo, un serbatoio di ricordi e di emozioni che attinge ad almeno quattro generazioni e che ancora oggi è lungi dall'essere riempito. Perché quando muore un artista come lui davvero muore soltanto il corpo. 

Ed è giustamente doloroso pensare che la sua fine sia legata, suo e nostro malgrado, alla Valle d'Aosta. Era il 25 agosto 1998, una giornata calda ormai verso la fine dell' estate e quella sera De André doveva suonare a Saint-Vincent, terzultima tappa del tour estivo.

Un improvviso e acuto dolore alla spalla sinistra e alla cervicale (che in un primo momento fece temere anche per un possibile infarto) lo convinse ad annullare il palco e a recarsi al Pronto soccorso dell'ospedale di Aosta. La diagnosi provvisoria fu di due costole incrinate, una nevrite alle articolazioni superiori e un'infiammazione al braccio sinistro. Dolorante era stato condotto in Radiologia per gli esami 'ai raggi', che avevano subito evidenziato una grossa massa nel polmone e il giorno dopo, la Tac eseguita al 'Parini' aveva confermato i peggiori sospetti.

"Non ha battuto ciglio - avevano raccontano ai giornalisti i sanitari valdostani - quando gli abbiamo spiegato che aveva un tumore, non ha detto nulla. E' rimasto impassibile, senza reazioni". Dopo un'iniezione antidolorifica era rientrato a Genova e lì era iniziato il suo rapido, feroce calvario che, pochi mesi dopo, lo avrebbe portato alla morte alle 2,30 di quell'11 gennaio dell'ultimo anno del XX secolo; vicino a sé la moglie Dori Ghezzi e i figli Cristiano e Luvi. Gli ultimi sei mesi della vita Fabrizio De André li trascorse combattendo la malattia, "come un guerriero" ha sempre ricordato il figlio Cristiano, dentro e fuori l'Istituto per tumori di Milano. Sulle sue condizioni era stato steso un velo protettivo da amici e parenti e lui stesso aveva dichiarato alla stampa di soffrire di un problema congenito che gli aveva provocato delle ernie al disco. Riservato e schivo come sempre attendeva, senza però mai arrendersi, l'ineluttabile.

Come l'amante disperato di Marinella fece alla sua porta, la morte bussò cosi 25 anni fa, al cuore di un uomo che l'aveva sempre cantata senza paura e con il necessario disprezzo, quasi un sentimento di inutile sfida: "...Davanti all'estrema nemica non serve coraggio o fatica, non serve colpirla nel cuore, perché la morte mai non muore"; "...La morte va a colpo sicuro non suona il corno né il tamburo...".

patrizio gabetti

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