Attualità | 16 novembre 2023, 20:31

Affaire traforo G.S. Bernardo, il giallo delle fatture 'dimenticate' e mai pagate

Si è svolta oggi una riunione del CdA della Sitrasb; bocche cucite sugli esiti ma sul tavolo sono finiti i 'conti in sospeso' con l'omologa elvetica, pronta ora a trattenersi gli incassi fino alla copertura dell'insolvenza oltre a eventuali danni

Affaire traforo G.S. Bernardo, il giallo delle fatture 'dimenticate' e mai pagate

Svizzeri che decidono, ordinano, spendono e passano in cassa a (tentare di) riscuotere. Italiani remissivi, privati di potere decisionale, in perenne crisi di liquidità, sottomessi.

Si può leggere così, la querelle finalmente (nel senso che tutto ha una fine) venuta alla luce tra l'elvetica 'Société Tunnel du Grand-Saint-Bernard-STGSB SA' e la 'Società Italiana Traforo Gran San Bernardo-SITRASB Spa' (63,50% di proprietà della Regione) che nei rispettivi Paesi gestiscono il tunnel tra Valle d'Aosta e Valais.

Perché se è vero che gli svizzeri 'avanzano' 26 milioni di euro dagli italiani, c'è anche da dire che il debito un po' se lo sono andati a cercare, ergendosi a tutti i costi ad 'attori unici' delle opere di ripristino e di sicurezza nella galleria.

Vediamo di spiegarci nel modo più semplice possibile.

Nel 2017 una trave di 300 chilogrammi crollò all'interno del versante italiano della galleria; il traforo viene chiuso al traffico per tre mesi, mentre si procedette alla messa in sicurezza e si avviò il progetto di restauro della soletta di ventilazione, i cui lavori sono ancora in corso. Nel frattempo si stava completando anche la costruzione dell'obbligatorio cunicolo di sicurezza come quello realizzato al Traforo del Monte Bianco (Convenzione e direttiva internazionale del 2004). Dei lavori da eseguire, però, si occuparono esclusivamente gli elvetici di TGSB ma non per delega italiana: semplicemente decisero di non coinvolgere la Sitrasb nelle scelte. Valutarono i preventivi, decisero i prezzi, scelsero le imprese. E poi presentarono alla Sitrasb il conto complessivo dei lavori: 52 milioni, da dividere fra Italia e Svizzera. Loro pagarono nei tempi previsti, dalla società italiana che ricevette il conto senza poter dire la sua, invece, nulla arrivò.

All'indirizzo del presidente della società italiana, Edi Avoyer (ex sindaco di St-Rhémy-en-Bosses e doganalista della società svizzera di spedizionieri Cappi Marcoz, che opera al tunnel del G.S. Bernardo) già due anni fa sono iniziate ad arrivare, spedite dagli uffici di TGSB a Bourg-St-Pierre, le prime fatture da pagare per i lavori. 'Bollette' per svariati milioni che forse Avoyer ha 'dimenticato' nei suoi cassetti, temporeggiando in silenzio se è vero che il CdA fino a qualche giorno fa di queste fatture non ne sapeva nulla, così come la Presidenza della Giunta regionale e men che meno il Governo italiano, al quale ora la Sitrasb ha chiesto un prestito ponte per risolvere la partita.

Ma le tante rassicurazioni di solvenza seguite da lunghi periodi di silenzio da parte della Sitrasb hanno irritato gli svizzeri al punto da minacciare la chiusura del tunnel (ma in realtà non potrebbero farlo perché la chiusura è prevista solo in caso di problemi di sicurezza e oggi di questi pericoli non ce ne sono perché il cunicolo voluto dalle direttive europee è perfettamente funzionante e in costante manutenzione) o quanto meno la trattenuta degli incassi fino alla copertura dell'insolvenza oltre a eventuali danni. Partita aperta.

pa.ga.