E' il 2023 l'anno in cui si è registrato il miglior accumulo nevoso sul ghiacciaio del Rutor di La Thuile dopo le stagioni 'abbondanti' del 2013 e del 2018.
Lo hanno rilevato le misurazioni dell'Arpa della Valle d'Aosta sugli apporti nevosi in alcuni ghiacciai valdostani relativi all'inverno appena trascorso, che si è caratterizzato per la scarsità di precipitazioni, soprattutto nella prima fase della stagione. "Anche nel 2023 gli accumuli misurati risultano essere maggiori se confrontati con quelli dei settori più interni della nostra regione", spiega l'Arpa in una nota, perché il ghiacciaio del Rutor, "considerata la posizione di confine e la prossimità alla Francia, ha beneficiato maggiormente degli apporti delle perturbazioni atlantiche che, attraversando le ampie pianure francesi, giungono fino alla cresta di confine con l'Italia".
La misura degli accumuli è stata realizzata accoppiando alle misure manuali tradizionali, con sonda da valanga centimetrata infissa nel manto nevoso, quelle del georadar Ground penetrating padar-Gpr, condotte dal personale del dipartimento Diati del Politecnico di Torino, con le quali si effettuano transetti continui, ottenendo dataset particolarmente consistenti e riducendo gli errori connessi alla presenza di strati di ghiaccio nel manto e alla morfologia articolata della superficie del ghiacciaio che interferiscono sulla misura manuale.
Sulla base di 192 misure manuali e 401 misure estratte dal dataset Gpr, "l'accumulo medio è calcolato pari a 411 centimetri (con minimi di 210 centimetri alla fronte destra e massimi di 670 centimetri nell'ampio plateau sommitale)", con una densità media del manto, determinata sulla base di quattro misure effettuate sul ghiacciaio, "pari a 477 kilogrammi al metro cubo (massima e minima rispettivamente pari a 589 e 384 chilogrammi al metro cubo)". L'accumulo specifico è di 1.882 millimetri di equivalente d'acqua, "valore che colloca l'inverno 2023 al terzo posto per abbondanza di massa, nel periodo di monitoraggio (19 anni)".
È invece confermato anche per il 2023 lo scarso accumulo nevoso sul ghiacciaio del Timorion, a Valsavarenche. "Il valore si pone al quarto posto fra i più bassi dell'intera serie di misura di 23 anni", prosegue la nota, dietro al 2008, anno in cui erano stati registrati gli accumuli nevosi più bassi, al 2022 e al 2005.
Gli accumuli dell'inverno passato ammontano a circa il 70% della media del periodo (910 millimetri). Nei 118 punti di misura, il manto del ghiacciaio "ha mostrato spessori variabili fra 120 e 260 centimetri della zona di accumulo, dove la quota media è di 3.350 metri sul livello del mare, e fra i 30 e i 260 centimetri delle quote inferiori, in un settore con quota media di 3.250 metri sul livello del mare". La densità media, rilevata in due punti considerati significativi del comportamento degli accumuli in ampie zone del ghiacciaio, "risulta essere pari a 297 chilogrammi al metro cubo e determina un accumulo specifico pari a 630 millimetri di equivalente di acqua".
Nel 2008, il più basso della serie, erano stati registrati accumuli nevosi corrispondenti a 389 millimetri di equivalente di acqua, mentre nel 2013, il più alto della serie, erano stati registrati accumuli corrispondenti a più di 1.400 millimetri di equivalente in acqua. "È come se in questo momento - conclude l'Arpa - la superficie del ghiacciaio fosse interamente coperta da circa 60 centimetri di acqua, contro 1,40 metri circa del 2013".