Cronaca | 21 giugno 2023, 18:58

Processo Geenna, Ecco perché per la Cassazione i beni di Antonio Raso non si dovevano confiscare

Processo Geenna, Ecco perché per la Cassazione  i beni di Antonio Raso non si dovevano confiscare

Non vi è alcuna sproporzione tra i beni posseduti e i redditi dichiarati e quegli stessi beni non sono provento di attività illecita. Di più, l'acquisizione dei beni "non risulta correlata cronologicamente al giudizio di pericolosità sociale qualificata formulato nei confronti di Raso dalla Corte di appello di Torino, occorrendo verificare se tale condizione soggettiva, che si faceva risalire al 2009, si era manifestata al momento dell'acquisto dei beni confiscati".

 

Queste le principali motivazioni (in 12 pagine depositate il 7 giugno scorso) per le quali la Corte di Cassazione il 13 aprile aveva annullato la confisca dei beni del ristoratore Antonio Raso, condannato in primo grado nel processo Geenna sulla 'ndrangheta in Valle d'Aosta, con sentenza di secondo grado annullata dalla Cassazione e rinviata alla Corte d'Appello di Torino per un nuovo giudizio.

 

Su otto, sono stati accolti  sei motivi della difesa (avvocati Ascanio Donadio e Pasquale Siciliano) riguardanti anche la mancata dimostrazione della "sproporzione reddituale" all'origine della confisca.
Scrivono i Supremi Giudici che "esemplare rappresentazione di quanto si sta affermando si trae dalla confisca delle quote sociali" del ristorante La Rotonda "che erano state acquistate dal ricorrente nel 2002", quindi ben prima del 2009. "Discrasie cronologiche" che "si riverberano anche sul saldo attivo del conto corrente, cointestato ad Antonio Raso", utilizzato per "la gestione dei costi e dei ricavi dell'attività imprenditoriale in esame, sui quali si impone una complessiva rivalutazione".

Ma "considerazioni analoghe valgono anche" per l'appartamento acquistato ad Aosta nel 2014 per circa 300 mila euro, dei quali però 170 mila euro provento della vendita di un immobile comprato da Raso nel 2000 e la parte restante frutto di un mutuo. "Discrasie cronologiche" che "si riverberano sui depositi bancari di Antonio Raso, giacenti" in un'altra banca e "su cui confluivano le somme provenienti dal contratto di mutuo".
Antonio Raso è stato scarcerato il 31 marzo scorso insieme agli altri tre imputati in Geenna (Monica Carcea, Nicola Prettico e Alessandro Giachino) dopo oltre quattro anni di custodia cautelare, ed è in attesa della fissazione dell'appello bis del processo.
   

red.laprimalinea.it