Cronaca | 30 maggio 2023, 18:48

Truffa (quasi) perfetta sul vino pregiato

Truffa (quasi) perfetta sul vino pregiato

Il prezzo pattuito era di un milione di euro, ma quelle 1.442 bottiglie di vino pregiato, 28 bancali in tutto, sono state fatte sparire prima di far scoprire la carta straccia al posto delle banconote. E' la "truffa perfetta" - secondo quanto ricostruito dagli inquirenti aostani - messa in atto tra Cervinia e Milano ai danni del titolare di un'enoteca della località turistica valdostana.    Al termine del processo, il giudice monocratico di Aosta Marco Tornatore ha condannato

Francesco Antonio Votta, 34 anni, originario di Catanzaro e residente nel milanese, è stato condannato oggi dal tribunale di Aosta a un anno e sei mesi di carcere e 500 euro di multa con pena sospesa se, entro tre mesi dalla data di irrevocabilità della sentenza, riuscirà a risarcire il valdostano venditore di 1.442 bottiglie di vino pregiato con una provvisionale di 100 mila euro e una da 25 mila euro per un ristoratore cinese di Milano a cui Votta aveva già venduto diverse bottiglie.  Vino 'scomparso' dai 28 bancali che lo ospitavano prima che il venditore, titolare di un'enoteca di Cervinia, si accorgesse che al posto delle banconote c'era solo carta straccia.

I fatti risalgono all'autunno del 2021. Il titolare dell'enoteca era arrivato a Votta tramite un mediatore, a cui erano stati promessi 900 mila euro se l'affare si fosse concluso. "Doveva liberare il negozio - ha detto in aula la difesa di parte civile del venditore - a seguito dello sfratto ricevuto. Quella merce rappresentava tutta la sua vita e Votta, presentandosi con un altro nome, era andato a Cervinia almeno due volte per verificarla. Gli accordi prevedevano una prima tranche da 200 mila euro con un bonifico immediato, mai arrivato, poi 300 mila e, in conclusione, i 500 mila". Un pagamento che "doveva avvenire in larga parte in nero", ha ricordato il pm Luca Ceccanti nella sua requisitoria.    “In un mese - ha ricostruito il pm- si arriva alla conclusione dell’affare. Ma nessuno si fida”. Il venditore e il mediatore “vanno a Milano, dove trovano altri sodali che non siamo riusciti a identificare. Hanno auto di grossa cilindrata e indossano abiti costosi, per dare affidabilità finanziaria. Aprono una valigia per mostrare delle banconote, solo uno strato superficiale. Una volta convinto della loro buona fede, il venditore fa partire il vino da Cervinia. Nel corso del tragitto uno dei due camion sparisce”. A guidarlo, un autista calabrese di 52 anni che abita nel milanese, assolto dall’accusa di truffa “perché il fatto non costituisce reato”.

Poi, prosegue il pm, “si aprono le valige, che però sono riempite di carta straccia. La truffa perfetta. La perquisizione nella cantina di Votta porta a scoprire le bottiglie, che valgono anche decine di migliaia di euro l’una”. Ma non tutte le 1.442 bottiglie sono state trovate in quella cantina, secondo la parte civile: “Ne mancano 453, per un valore commerciale di 233 mila euro. E tra quelle restituite una ventina sono danneggiate, per un danno di mille euro”. Di qui la provvisionale di risarcimento stabilita dal giudice.

"Votta – ha riferito il pm in aula – era stato identificato da quattro persone diverse". A lui si è arrivati con le indagini della polizia di Stato, grazie anche alla foto di una delle bottiglie più costose, che era apparsa sui social media. La difesa di Votta ha parlato di una “ricostruzione suggestiva della procura. Il mio assistito non è mai stato presente nella fase fondamentale, quando si organizzavano gli artifizi”.

red.laprimalinea.it