"Dalle conversazioni intercettate emergono solo sporadici riferimenti all'approvazione del progetto 'The Stone' e, nell'ambito di tali conversazioni, la figura del Cappelletti assume un ruolo decisamente marginale, specie se valutato in relazione alla funzione meramente consultiva della commissione edilizia".
E' uno dei passaggi contenuti nelle cinque, ristrette pagine di ordinanza con la quale oggi il gip del Tribunale di Aosta Giuseppe Colazingari, pur convalidandone l'arresto, ha rimesso in libertà l'imprenditore Ezio Colliard, titolare della Vico srl di Hone e l'architetto Valerio Cappelletti perché "il quadro indiziario, seppur consistente, non risulta connotato da gravità tale da giustificare l'adozione della misura cautelare".
L'amministratore unico della Vico e l'ormai ex membro (è decaduto domenica 21 maggio così come l'intera giunta di Jean Antoine Maquignaz) della Commissione edilizia del comune di Valtournenche erano stati arrestati nel pomeriggio di venerdì 19 maggio; entrambi sono accusati di corruzione per un presunto accordo volto al rilascio delle autorizzazioni per la realizzazione del 'mini grattacielo' The Stone.
Si legge nell'ordinanza che secondo l'accusa (pm Luca Ceccanti) i due arrestati "concludevano un patto corruttivo connotato dalla percezione di utilità patrimoniali da parte di Colliard e della Vico srl, in particolare dalla espressione di voto favorevole da parte di Cappelletti in relazione al parere relativo alla realizzazione del complesso immobiliare 'The Stone', atto contrario ai doveri di ufficio e, quale emolumento corrispettivo prima la promessa da parte di Colliard a favore di Cappelletti, della somma di 330.000 euro, anticipate dalla consegna, tramite assegno circolare, della somma di 10.276 euro".
Secondo il gip l'arresto, avvenuto in piazza Chanoux ad Aosta, "deve essere convalidato in quanto la situazione prospettatasi, valutata unitamente al bagaglio conoscitivo della stessa rappresentato dagli esiti dell'imponente attività captativa precedentemente posta in essere (c'è un fascicolo pieno di intercettazioni ndr), ben potevano far ritenere integrata la fattispecie criminosa ipotizzata che senz'altro giustificava l'arresto".
Però alla luce degli elementi acquisiti, tra cui un atto preliminare di compravendita immobiliare siglato in uno studio notarile tra Colliard, Cappelletti e almeno altre sei persone pochi minuti prima dell'arresto, il giudice sottolinea che "viene legittimamente da chiedersi quale sia la causale del pagamento che il Colliard avrebbe dovuto effettuare". Il preliminare di compravendita riguarda l'acquisto, da parte di Ezio Colliard, della ex area camper di Valtournenche (per costruirci un albergo), per due milioni e mezzo di euro da versare ai proprietari del terreno, tra i quali la società ALVA dei fratelli Valerio e Alessio Cappelletti.
E al riguardo scrive il gip: "Emerge come uno dei punti centrali delle conversazioni fosse quello della realizzazione di un complesso alberghiero nell'area denominata 'camper', operazione che potrebbe rientrare tra gli 'altri lavori di rilevante importo' menzionati nel capo di imputazione d'incolpazione provvisoria (per un totale di 25.375.500 euro ndr)." E poi "dalle dichiarazioni di xxx (una persona al corrente dei fatti e che, interrogata, ha detto di non aver mai avuto rapporti con Cappelletti in merito a The Stone) e dalla documentazione prodotta appare verosimile che la somma da versare al Cappelletti fosse la retribuzione per le attività di quest'ultimo svolte in relazione a detta operazione, peraltro da riconoscere sotto forma di 'success fee' e cioè in caso di esito positivo dell'operazione medesima. Effettivamente il Cappelletti risulta avere svolto numerose attività professionali relative all'area camper".
E "del resto, che il pagamento si inserisse nell'ambito della predetta operazione emerge anche dalle conversazioni riportate nella richiesta del pubblico ministero e relatia alla promessa di vendita (dell'ex area camper ndr)".
Infine "circa le opache modalità con cui tale somma avrebbe dovuto essere corrisposta, gli indagati hanno candidamente ammesso che si trattava di mere ipotesi per consentire al professionista di pagare meno imposte, anche se alla fine si è scelto di riconoscergliela sotto forma di success free (di cui l'assegno circolare rappresenterebbe un acconto), circostanza che senz'altro appare scarsamente compatibile con un accordo corruttivo così come il mezzo di pagamento utilizzato".