Il Carnevale (il termine deriva dal latino carnem levare, letteralmente "privarsi della carne", proprio a indicare l'ultimo banchetto che, come voleva la tradizione, si teneva il giorno prima del Mercoledì delle Ceneri; ossia il Martedì Grasso) è una festa le cui origini sono da ricercare tempi addietro: già gli Antichi Egizi, infatti, onoravano la dea Iside con feste in maschera, nell'antica Roma si celebravano cerimonie pagane in onore del Dio Saturno così come durante le feste dionisiache nel periodo classico greco per poi arrivare al carnevale cristiano come lo conosciamo oggi, dove era abitudine organizzare un ultimo banchetto prima dell’inizio del periodo di Quaresima.
A differenza del Natale, che cade sempre nello stesso giorno, il Carnevale ha un posizionamento variabile nel calendario che è strettamente legato alla Pasqua. Sono entrambe due "feste mobili".
La data di Pasqua cambia di anno in anno. L'unica certezza immutabile è che è sempre di domenica, solitamente tra il 22 marzo e il 25 aprile. Nello specifico, si tratta della prima domenica dopo il primo plenilunio (luna piena) di primavera. La data della Pasqua è fondamentale per calcolare quella del Carnevale, che cade esattamente sei settimane prima.
Si comincerà quindi, per questo 2023, il 5 febbraio ovvero la cosiddetta domenica di Settuagesima, sarebbero circa 70 giorni della domenica di Pasqua, per concludersi il 21 febbraio ovvero il martedì grasso.
Avremo per l’esattezza: il 5 febbraio giorno di partenza del Carnevale, il 16 febbraio sarà il giovedì grasso, seguirà la domenica di Carnevale il 19 febbraio e la festa si concluderà il 21 febbraio con il martedì grasso. Mercoledì 22 febbraio sarà invece il mercoledì delle ceneri.
"A Carnevale ogni scherzo vale, festa variopinta colorata,'bagordosa e gozzovigliosa' che produce a volte scenari surreali, questa ricorrenza è diffusa e amata in tutto il mondo da grandi e piccini; basti pensare al Carnevale di Rio o a quello di Venezia, dove ogni anno milioni di turisti da ogni continente si ritrovano per coloratissimi festeggiamenti.
Ma chi sono le protagoniste di questa festa e perché?
Le maschere.
La parola maschera deriva dall'arabo "Mascarà", che significa: scherno, satira.
E' importante evidenziare che in passato il mascheramento rappresentava un temporaneo rovesciamento dell’ordine precostituito, da cui derivava anche la pratica dello scherzo e della dissolutezza. Era usanza 'schernire' i potenti e i vizi umani: era lecito lasciarsi andare, liberarsi da obblighi e impegni, per dedicarsi allo scherzo e al gioco; mascherarsi rendeva irriconoscibili il ricco e il povero, e scomparivano così le differenze sociali. Nel teatro greco e in quello romano la maschera veniva usata dagli attori per sottolineare i tratti del personaggio che interpretavano. Nel XVI secolo si afferma in Italia la "Commedia dell'arte" e, uno dei temi ricorrenti, era la beffa del servo che riusciva ad avere la sua rivincita verso il potente. Una volta terminate le feste, il rigore e l'ordine tornavano a dettare legge nella società.
La tradizione dei travestimenti di Carnevale è legata alla cultura greco-romana: gli antichi greci durante i riti dionisiaci e i romani durante i saturnali avevano l'abitudine di mascherarsi per nascondere la propria identità.
Alcune popolazioni arcaiche, invece, si servivano delle maschere per entrare in contatto con le energie della natura durante le cerimonie spirituali: in cambio di raccolti abbondati gli spiriti gli concedevano l'opportunità di divertirsi e fare baldoria.
Ogni zona d’Italia possiede la sua maschera di Carnevale tradizionale e caratteristica, legata ad un preciso periodo del teatro dell’arte: Pantalone per il Veneto, Pulcinella per la Campania, Gianduia per il Piemonte e Arlecchino per la bergamasca solo per citarne alcune tra le più famose.
Dedichiamoci ora ad alcune delle maschere tradizionali di carnevale e scopriamo le loro origini e il loro simbolo.
Arlecchino: questa maschera ha origine a Bergamo e rappresenta la figura del servo sciocco ma dotato di buon senso, ma sempre pieno di debiti. Rappresenta chi è capace di adattarsi a ogni situazione e servirebbe chiunque per avere dei propri vantaggi.
Pulcinella: anche questa maschera, che nasce a Napoli, rappresenta la figura del servo. Ha la gobba il naso adunco e indossa una camicione e un cappello bianco. Rappresenta la plebe napoletana che si ribella alla classe medio-alta borghese, simboleggiando la rivincita del popolo sui potenti.
Balanzone: maschera tipica bolognese, è un dottore burbero e chiacchierone che si fa credere sapiente ma che prova sempre a truffare chi gli capita a tiro. Rappresenta la presa in giro di quelli che non fanno altro che vantarsi del proprio sapere ogni volte che si presenta l'occasione.
Colombina: serva chiacchierona e furba della tradizione veneziana, affezionata alla sua padrona Rosaura per la quale farebbe di tutto pur di renderla felice. Indossa un abito semplice con delle balze, un grembiule mal ridotto e una cuffietta bianca.
Brighella: altra maschera di Bergamo è un servo furbo a cui piace litigare con le persone e attaccar briga (da qui il suo nome). Porta pantaloni e giacca bianchi con disegni verdi, un cappello da cuoco e una maschera nera.
Pantalone: è la maschera che rappresenta un mercante vecchio e brontolone, tipico della tradizione veneziana. È dedito solo al denaro e al commercio. Le uniche che riescono a tenergli testa sono la moglie e le figlie.
Carri e feste
Diffusi in tutto il mondo, i festeggiamenti del Carnevale vengono celebrati attraverso sfilate di carri allegorici, riti propiziatori e soprattutto feste in maschera.
L’Italia vanta la presenza di alcuni dei Carnevali più belli e famosi al mondo, come il Carnevale di Venezia dove migliaia di persone ogni anno invadono le calli e Piazza San Marco in una dimensione unica che solo Venezia può offrire; il Carnevale di Viareggio famoso per la sfilata dei carri con personaggi di carta pesta che rappresentano soprattutto personalità della politica, accompagnati da gruppi in maschera che sfilano per tutta la città; quello di Cento nato nel XVII secolo ma che ha acquisito importanza, anche a livello europeo, dopo il gemellaggio con il Carnevale di Rio de Janeiro avvenuto nel 1990; il Carnevale di Ivrea che trae origine dalla ribellione ad un malvagio tiranno da parte di una giovane donna, seguita poi da tutta la popolazione. Da questo episodio nasce la famosa battaglia delle arance grazie alla quale, ogni anno, si rivive quella rivolta.
Tra le tradizioni di carnevale più diffuse c'è il "Processo del Carnevale" che ritroviamo in molte regioni italiane ancora oggi. Dopo il testamento del Carnevale, al quale si dà la colpa di tutti i mali del vecchio anno, di solito si usa "condannarlo" a morte. L'uccisione avviene o per impiccagione o decapitazione ed è il momento clou del dramma e dei festeggiamenti. La morte può avvenire anche a mezzo del fuoco con la messa al rogo del fantoccio di Carnevale che troviamo in molte località d'Italia e della Valle d'Aosta.
Come a Pont-Saint-Martin, dove ogni anno sul ponte romano si brucia il Diavolo al cospetto della folla entusiasta; a Verrès il Carnevale Storico celebra invece i fasti nobiliari dei Conti di Challand mentre nella Coumba Freida le Landzettes ricordano il passaggio di Napoleone, accompagnate dalle maschere grottesche e ridanciane del 'Tocco' e della 'Tocca'.
Proprio perché il Carnevale precede il periodo di astinenza e digiuno della Quaresima, il martedì grasso si festeggia mangiando golosità come lasagne, dolci ed altri piatti abbondanti.
Ogni regione in Italia conserva le sue ricette gastronomiche tipiche, ma sarà con i dolci in particolare che verranno celebrati questi giorni di festa. Ogni città possiede le sue tradizioni, l’importante sarà che ogni "gustosità" sia fritta e preparata in casa. Chiacchiere, castagnole, dolci fritti e sanguinaccio, sono solo alcune delle gustosità che si mangiano a Carnevale, per " rimpinzarsi" prima dell’arrivo del digiuno.
In un'epoca così smart e iper virtuale come la nostra ci si traveste per lo più emulando i personaggi più conosciuti e popolari che scorrono nei social e giungono attraverso i media di informazione.
Buona occasione, questa, per concederci anche di 'spogliarci 'delle nostre inibizioni e timidezze, nascoste dietro a un vestito o un mascheramento; approfittando dunque di questa festa per dire e fare ciò che non oseremmo permetterci in altri contesti , sempre nel rispetto dell'ordine e del senso civile.
Detto in altri termini...torniamo un po' bambini, spontanei e ingenui e regaliamoci il lusso di festeggiare la nostra identità più nascosta, anche se mascherata.