Ha lasciato un'impronta indelebile nella storia del cinema e della cultura mondiale. Nato a Londra il 16 aprile 1889, la vita e la carriera di Charles Spencer 'Charlie' Chaplin, raccontano una straordinaria storia di talento e resilienza, resa ancora più significativa alla luce della sua umile origine. Cresciuto senza il sostegno di una famiglia stabile, Chaplin affrontò numerosi ostacoli prima di emergere come una delle figure più influenti del XX secolo.
La sua infanzia fu segnata dall'abbandono del padre e dalle difficoltà economiche, mentre la madre, un'ex attrice di music-hall, lottava con problemi di salute mentale. Queste circostanze portarono Chaplin, a soli cinque anni, a sostituire la madre sul palcoscenico, segnando la sua prima apparizione teatrale. Da allora, il suo talento innato iniziò a brillare, permettendogli di diventare una piccola stella del music-hall già all'età di nove anni.
Nonostante una situazione economica precaria, Chaplin coltivò con tenacia la sua passione per il teatro. A 19 anni entrò nella compagnia teatrale di Fred Karno, dove il suo genio comico si distinse, portandolo a esibirsi in tournée negli Stati Uniti. Fu durante uno spettacolo americano che Mack Sennett, direttore della Keystone, lo notò e gli offrì un contratto per entrare nel mondo del cinema. Inizialmente riluttante, Chaplin accettò il contratto, dando inizio a un viaggio artistico che avrebbe cambiato per sempre la storia del cinema.
Nel 1914, creò il personaggio iconico di 'Charlot', un vagabondo maldestro ma dal cuore gentile. Con il suo linguaggio del corpo innovativo, Charlot diventò il simbolo del cinema muto, incarnando umorismo e profondità in ogni movimento. Film come Tempi moderni (1936) e Il grande dittatore (1940) hanno consolidato il suo status di maestro del cinema, affrontando temi sociali e politici con una sensibilità unica. In Tempi moderni, il personaggio del vagabondo rappresentava la lotta dei lavoratori durante la Grande Depressione, mentre Il grande dittatore segnò una svolta con il primo discorso parlato di Chaplin, un appello contro l'odio e l'intolleranza.
Scena tratta dal film 'Tempi moderni'
Arriva diritto al cuore ancor oggi il monologo pronunciato da Chaplin-barbiere-ebreo-travestito-da-dittatore, per la sua universalità e la sua attualità: da un lato, riporta la politica a un livello umano e per certi versi ideale, ma soprattutto perché smaschera le promesse della politica disumana dei "dittatori", che pensano solo a loro stessi e al loro potere.
Il personaggio di Charlot è un simbolo di grande umanità che accusa e rispecchia la triste realtà delle generazioni dell’America degli anni Venti e Trenta. Non a caso è un vagabondo con buffi vestiti e dai modi sgraziati, un reietto della società, bersagliato dalla sfortuna e dalla cattiveria della gente più potente di lui, obbligato a essere l’ultima ruota del carro. Fame e sofferenza sono le uniche amiche e accompagnatrici del povero vagabondo che cerca la fortuna per le strade deserte, e degradate della città. Spesso Charlot si aggrappa all’amore per qualche animale, per lo più un cane, o per una bella ragazza, la maggior parte delle volte anche lei sfortunata, apparendo gentile e cortese e dai portamenti nobili. Egli non è solo una leggenda del cinema; è un simbolo di speranza e creatività che continua a ispirare generazioni. In questo anniversario, celebriamo l'uomo che ha saputo far sorridere e riflettere il mondo, ricordandoci che il potere dell'arte può superare ogni avversità.
Charlie Chaplin realizzò 34 cortometraggi con la Keystone, di seguito i primi tre, di cui anche 'Charlot ingombrante' girati nel febbraio del 1914. Charlot è entrato nel mito, nella leggenda, con i suoi pantaloni larghi, il cappotto stretto, la bombetta piccola, un grosso paio di scarpe ai piedi, il bastone e i suoi famosi baffetti. Una leggenda che non morirà quand'anche, soffocato dalle nuove tecnologie, dovesse morire il Cinema così per come lo conosciamo oggi.