In questi giorni in cui è viva la commozione per la tragedia in Turchia e in Siria desta ancora più emozione il ricordo dello spaventoso e doloroso incidente avvenuto a Champoluc il 13 febbraio 1983. E non solo perché quell'orrore fu vissuto esattamente 40 anni fa e le commemorazioni sono sempre momento di riflessione: quel giorno accadde qualcosa di così particolare, una 'doppia' coincidenza così incredibile e drammatica da rimanere impressa in tanti. Poi il tempo sfuma i ricordi, ma i fatti restano.
Poco prima di mezzogiorno del 13 febbraio 1983 si verificò un  incidente senza particolari conseguenze sull'ovovia Champoluc-Crest che  trasportava                migliaia di sciatori alle piste della  vallata: uno degli ovetti in salita si sganciò scivolando dopo un breve  tratto dalla partenza; incolumi anche se un po' spaventati i passeggeri:  l'impianto venne fermato e successivamente riavviato. Nell'intervallo di   tempo intercorso, tra i primi due piloni una cabina perse l'aggancio  al  cavo traente, scontrandosi con la successiva; la cabina numero                 12, dopo un sussulto si sganciò dalla fune portante e scivolò  all’indietro,                impattando contro il primo pilone e creando  un effetto domino sulle                altre due cabine che la seguono;  tutte e tre si staccarono                dalla possente fune e  precipitano da un altezza di venti metri. Morirono undici sciatori (tra loro un ragazzino di 11 anni, ferito gravemente, morì due giorni dopo in ospedale); come  accaduto al Mottarone due anni fa, si salvò solo un bambino, di nove anni.
               http://www.museotorino.it/view/s/9b1c472778d8485dba7202f9aa0fb701 
             Il 29 enne torinese Maurizio Maria Verna la mattina di  quel 13 febbraio 1983 era partito dal capoluogo piemontese per andare a sciare  a Champoluc: in attesa di salire su un ovetto, Verna lasciò il posto a  un'altra persona. Pochi minuti dopo, il disastro: la cabina che il torinese 'cedette' per gentilezza a quello sfortunato sconosciuto, era la numero 12. Sconvolto, il giovane  lasciò  la Valle e tornò a Torino. 
               Inquieto, tra il  dolore e la gioia per lo scampato pericolo,  nel  pomeriggio per  scacciare dagli occhi le immagini di Champoluc decise di andare a vedere  'La                Capra', un film leggero con Gérard Depardieu,  proiettato alle 17,30 al 'Cinema Statuto'. 
Durante la proiezione, verso le 18,15 un incendio divampò da una tenda e si propagò all’interno della sala, uccidendo 64 persone per l’intossicazione dovuta alle sostanze chimiche rilasciate dalle tende, dalla moquette e dalle poltroncine; le uscite di sicurezza erano state chiuse a chiave per evitare che qualcuno potesse entrare senza biglietto. Maurizio Maria Verna fu tra le vittime.
Due tragedie così generalmente rare da compiersi che invece avvengono nello stesso giorno a cento chilometri di distanza; una persona che scampa miracolosamente alla prima e muore senza scampo nella seconda. Qualcuno, con ragionato cinismo, in quegli anni a Torino coniò il termine 'la Regola di Verna' per intendere che se qualcosa di terribile ti deve accadere un certo giorno, quel giorno ti accadrà. Poi è arrivata la Legge di Murphy di portata popolare mondiale e della 'Regola di Verna' ci si dimenticò. Ma i fatti per l'appunto, condizionati da coincidenze incredibili, andarono così.


 pa.ga.
 pa.ga.



