James Watson, nato a Chicago nel 1928, è stato uno dei protagonisti assoluti della biologia del Novecento. Nel 1953, a soli venticinque anni, insieme a Francis Crick riuscì a decifrare la struttura a doppia elica del DNA, un’intuizione che cambiò per sempre il modo in cui comprendiamo la vita e aprì la strada alla genetica moderna. Quella scoperta gli valse il Premio Nobel per la Medicina nel 1962, condiviso con Crick e Maurice Wilkins, ma non con Rosalind Franklin, la scienziata la cui immagine a raggi X fu decisiva per arrivare al risultato. La redazione, a distanza di pochi giorni dall’articolo dedicato a Filomena Nitti, torna a ricordare Watson sottolineando come in quegli anni le donne non possedessero gli stessi diritti e riconoscimenti, e proprio per questo oggi vogliamo rendere omaggio anche a Franklin, simbolo di un talento che non ebbe la stessa visibilità.
Oltre alla scoperta del DNA, Watson fu tra i promotori del Progetto Genoma Umano, che negli anni ’90 portò al sequenziamento completo del DNA umano. Alla guida del Cold Spring Harbor Laboratory contribuì a trasformarlo in un centro di ricerca di livello mondiale e fu autore di testi fondamentali per la formazione di generazioni di biologi.
Ma accanto al genio, c’era un lato oscuro. Negli ultimi decenni della sua vita, Watson divenne noto anche per dichiarazioni pubbliche che gli valsero accuse di razzismo e sessismo. Nel 2007 fu sospeso da ogni incarico dopo aver affermato che le persone nere sarebbero “meno intelligenti” dei bianchi, e nel 2020 venne definitivamente allontanato dal Cold Spring Harbor Laboratory dopo aver ribadito quelle stesse tesi in un documentario. Le sue parole, spesso offensive anche verso donne ed ebrei, contribuirono a isolare la sua figura dal mondo scientifico, lasciando un’eredità segnata da luci e ombre.
Watson è deceduto il 6 novembre 2025 a East Northport, nello Stato di New York, all’età di 97 anni. La sua scomparsa ha aperto un dibattito acceso; da un lato vive il ricordo di un uomo che ha rivoluzionato la biologia, dall’altro la consapevolezza che il suo comportamento e le sue opinioni hanno ferito e diviso. A più di un mese di distanza, il mondo scientifico continua a riflettere su di lui, ricordando che dietro ogni grande scoperta c’è sempre una storia umana, complessa e irripetibile, che merita di essere raccontata nella sua interezza.



a.a.



